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#bestof2021: Il cuore algido delle Orobie, il Lago Gelt e il Lago della Malgina

Articolo. Rimango sempre affascinato dai laghetti alpini, tanti piccoli quadri dipinti con sorprendente maestria da madre natura. Ognuno diverso dall’altro e ciascuno entusiasmante a modo suo. Le Orobie regalano specchi d’acqua meravigliosi che spesso accompagnano le escursioni

Lettura 3 min.
Il lago Gelt (Mirco Bonacorsi)

A lcune volte questi laghetti possono rappresentare la meta di una gita che, pur senza l’emozione della conquista di una vetta, regala comunque grandi soddisfazioni all’escursionista. In alta Valle Seriana, in territorio di Bondione , c’è un piccolo laghetto che è capace di conquistare gli animi: il Lago Gelt . Il nome evoca brividi di freddo e, in effetti, per molti mesi l’anno è ricoperto da neve e ghiaccio. Ma quando l’estate fa capolino sulle alte vette seriane ecco che i ghiacci si ritraggono e rivelano del lago la suggestiva forma a cuore.

Per gustarne appieno la visione consiglio di raggiungere il Lago provenendo dall’alto , la sorpresa sarà maggiore. La gita, per la sua lunghezza e per il dislivello complessivo (28km con 1850m D+) è adatta ad escursionisti ben allenati . Chi è meno avvezzo alle salite (e alle discese…!) può optare per un pernottamento presso i rifugi Curò o Ludwigsburg al Barbellino , così da non trasformare in sofferenza il piacere di una gita.
Per chi invece è più che ben allenato e vuole sfidare sé stesso, a settembre in programma la Devil Sky Race , la gara di corsa in montagna organizzata da Tre laghi tre rifugi e Rifugio Curò che si svolge proprio sul percorso che adesso vi racconto.

Si parte dall’abitato di Valbondione (900m) imboccando l’itinerario per il rifugio Curò. Considerata la lunghezza dell’escursione consiglio di puntare direttamente al rifugio anche se l’itinerario che tocca il suggestivo borgo di Maslana e l’osservatorio floro-faunistico è sicuramente più appagante. Camminando di buona lena in un paio d’orette si guadagnano i 1915m del rifugio Curò. La meritata sosta permette di rifocillarsi gustando il paesaggio: il Lago artificiale del Barbellino con le sue acque turchesi accompagna lo sguardo verso la meravigliosa mole del Pizzo Recastello .

Dal rifugio la mulattiera prosegue pianeggiante seguendo il contorno del lago. Lungo questo tragitto è facile scorgere alcune interessanti opere artistiche realizzate dai giovani vincitori del concorso “ Sentieri creativi ”.

Pochi minuti dopo aver abbandonato il rifugio se guardiamo verso il basso possiamo notare che il Lago forma due meravigliose insenature rocciose con una piccola spiaggetta di sassi... ebbene, nelle giornate estive più calde, non è raro scorgere intrepidi bagnanti immersi in quelle splendide acque . Proseguiamo ancora in piano fino ad incrociare il torrente che scende la Val Cerviera , altra perla di questa zona. Lo si supera con un ponticello e, poco dopo, il cammino riprende a salire. Si conclude il semicerchio intorno al lago per poi procedere in direzione NordEst entrando nella valle che conduce al Lago naturale del Barbellino . In prossimità delle sue rive sorge l’omonimo rifugio (2131m) raggiungibile in un’oretta dal Curò. Nelle sue acque blu si specchiano l’ardito profilo del pizzo Strinato , il monte Torena e le cime di Caronella che formano un suggestivo anfiteatro naturale a custodia delle sorgenti del fiume Serio.

Da qui il percorso si fa più impegnativo. Lasciando il lago sulla destra, imbocchiamo il sentiero n. 308 che piega a sinistra. Dopo un traverso iniziale si piega verso Nord e, con tornanti via via più ripidi, si superano i pendii che conducono ai 2612m del passo di Caronella , sul confine con la Valtellina. Poco prima del passo il sentiero tocca il bivacco AES, ex polveriera militare risalente alla Grande Guerra e restaurata a bivacco dal Gruppo Amici Escursionisti di Sforzatica . Al passo, sulle rive di un minuscolo laghetto, troviamo invece il rifugio privato AEM , quasi sempre chiuso, ma dotato di un locale invernale a disposizione degli escursionisti.

Il paesaggio si fa più severo, i prati lasciano il posto a sassi e rocce levigati dai venti e dai ghiacci invernali. La presenza di alcuni tralicci dell’alta tensione infastidisce un poco la vista. Volgendo lo sguardo verso Ovest si scorge più in alto la bocchetta di Gelt a quota 2712m. Rappresenta l’ultima salita della giornata. Il sentiero (n. 310) diventa meno evidente e non è raro incontrare neve anche in piena estate. Le pendenze non sono proibitive ma, in prossimità della bocchetta, è consigliabile studiare bene il passaggio più idoneo tra neve e sassi e procedere con la dovuta prudenza.

Guadagnata la bocchetta il respiro affannoso viene sopraffatto dalla meraviglia: sotto di noi, incastonato tra le rocce, appare il Lago Gelt ! E il caldo entusiasmo che coglie chi raggiunge la meta pare quasi in contrasto con la magia di quelle gelide acque a forma di cuore che ospitano enormi blocchi di ghiaccio!

La discesa verso il Lago richiede un po’ di attenzione : non è ripida ma il sentiero è piuttosto malmesso con i sassi resi instabili dal disgelo. Rapidamente si perde quota e si nota che il sentiero non transita per il Lago mantenendosi invece alla sua sinistra. Per raggiungere le sue sponde è necessario abbandonare il percorso seguendo la direzione logica tra massi e facili roccette. La sosta diviene strategica per riposarsi e gustare un panino sicuramente delizioso. Siamo a quota 2561m.

Ritemprati nel fisico, si torna sul sentiero originale. In pochi minuti ecco presentarsi ai nostri occhi un’altra meraviglia: il Lago della Malgina (2340m). Un cerchio perfetto di colore blu scuro al cospetto della maestosità del Diavolo della Malgina che con i suoi 2924m rappresenta la massima elevazione della zona.

Giunti al Lago della Malgina si prosegue la discesa lungo il sentiero n.310 che percorre la valle formata dal torrente originato dal lago. Si procede in direzione SudEst e in tempi rapidi si arriva ad incrociare la mulattiera che conduce al Lago naturale del Barbellino (da noi percorsa in salita qualche ora prima). Torniamo quindi sui nostri passi fino a Valbondione : la strada è ancora lunghetta pertanto armatevi di pazienza e di buoni argomenti per rendere più piacevole il rientro. Solo quando si torna a costeggiare il Lago artificiale del Barbellino si comprende appieno il valore di quei bagni nelle sue refrigeranti acque. Difficile resistere alla tentazione!

P.S. suggerisco di affrontare l’escursione in piena stagione estiva (metà luglio-metà settembre) quando la neve, normalmente, non rende troppo complicato il cammino.

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