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Una narrazione al giorno scritta dagli autori di Eppen

Selezione. Una piccola tregua con le nostre storie

Lettura 2 min.
(Illustrazione di Spirit Boom Cat)

Sono settimane durissime per tutta l’Italia e soprattutto per Bergamo e la sua provincia. Noi di Eppen ci siamo chiesti più volte cosa possiamo fare in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo. Le persone costrette in casa per evitare il contagio da coronavirus. Quelle che per il COVID-19 muoiono. E i loro famigliari senza la possibilità di un ultimo saluto: morti solitarie che fanno ancora più male di quel che dovrebbero a chi rimane in vita.

Ne hanno parlato addirittura il Washington Post, il Times, il New York Times, Liberation: Bergamo in questo momento è sotto gli occhi del mondo, e preferirebbe non esserlo. Non solo perché è un territorio abitato da gente schiva, ma soprattutto per il motivo tragico di questa attenzione. Le 10 pagine di necrologi su L’Eco diventate una specie di simbolo di ciò che sta accadendo.

Eppure in qualche modo bisogna andare avanti. Perché ci sono i morti, tanti, troppi – molte famiglie ne hanno uno. Ma ci sono anche i vivi, con la loro angoscia per un fenomeno di cui non si conosce ancora l’origine, né una cura effettiva.

Siamo in questo momento donne e uomini che ricevono ogni giorno una narrazione inevitabilmente tossica, quella dei media – i quali, attenzione, fanno il loro mestiere e non potrebbe essere altrimenti – e quella di uno scambio continuo (nelle chat, al telefono, su Skype, sui social) di informazioni non sempre vere, ma quasi sempre inquietanti. Inframezzate magari da un po’ di ironia, un tentativo di sdrammatizzare che non sempre funziona. Per poi terminare quasi ogni chiacchierata con un “quando sarà finito tutto faremo questo… faremo quello”. Un modo per darsi conforto e speranza. Per presagire l’un l’altro che un futuro c’è. Questo tempo sospeso e insidioso si dissolverà e dunque torneremo normali.

Dicevamo prima che cosa può fare allora un webmagazine come Eppen. In queste settimane abbiamo cercato di costruire una specie di oasi di serenità momentanea, da cui prendere spunti e consigli su cinema, libri, musica, ambiente e altri temi. Tenendo un tono il più possibile sobrio, per costruire una sorta di leggerezza pensante, anche se mai sufficiente.

Non possiamo però andare avanti dispensando consigli fino al 3 aprile (o forse anche dopo, se i blocchi continueranno). Ad un certo punto diventerebbe un gesto ripetitivo, feticistico, a lungo andare inutile. E allora che fare?

Se la narrazione dominante è quella tossica – un qualcosa che sembra occupare addirittura gli spazi, non solo i pensieri e le emozioni – possiamo tentare di generare delle piccole narrazioni alternative. Insomma delle storie: personali, private, oppure connesse agli oggetti culturali che solitamente trattiamo su Eppen (libri, film, dischi etc.). In altre parole narrazioni differenti, e nostre.

Le nostre storie saranno scritte dagli autori di Eppen, una al giorno a partire da domani (sabato 21 marzo, ndr), per creare una piccola tregua, di cui abbiamo tutti bisogno. Non risolveranno nulla in modo definitivo queste narrazioni, tuttavia se riusciranno a portare per qualche minuto un po’ di sollievo a chi legge (e prima ancora a chi scrive) avranno fatto il loro dovere. In fondo le storie servono anche a questo: non a illudere, non a distrarre. Ma a dirci che c’è un’altra vita altrove: ci aspetta e la riconquisteremo.