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Ad Halloween spezziamo l’incantesimo dello spreco

Articolo. Recuperiamo il gusto della manualità e riduciamo il nostro impatto sull’ambiente in occasione della festa più commerciale dell’autunno

Lettura 4 min.

Il 31 ottobre si avvicina e anche in bergamasca cresce l’attesa per festeggiare Halloween, le cui origini risalgono all’antico Capodanno celtico che segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno. Ma Halloween va a braccetto con il fast fashion e con gli acquisti di oggetti pensati solo per questa occasione. In un mondo che genera 2,3 miliardi di tonnellate di rifiuti urbani (secondo uno studio del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente relativo al 2023) all’anno e potrebbe produrne due terzi in più entro il 2050, come agire per investire il trend?

Riuso e swap party

I costumi per travestirsi ad Halloween spesso hanno vita breve, tra materiali scadenti e mode che cambiano di anno in anno. Bastano 365 giorni e una nuova serie tv preferita da cui prendere ispirazione perché il vestito da vampiro dello scorso anno finisca nella spazzatura. I tessuti dell’abbigliamento fast fashion, inoltre, non aiutano: fibre sintetiche a basso costo come il poliestere, il nylon e l’acrilico – poco resistenti e dall’alto impatto ambientale – possono rilasciare microplastiche nell’ambiente.

Per non scivolare nel circolo vizioso della moda veloce è necessario un pizzico di creatività: mixando capi di abbigliamento che già abbiamo nell’armadio si può trasformare un outfit da tutti i giorni in un travestimento degno della notte più spaventosa dell’anno. Prendiamo per esempio la caratteristica divisa di Mercoledì Addams, che dalla nota serie spopolando sui social: gonna nera, camicia bianca e un maglione scuro. Capi basici che quasi ognuno ha nel proprio guardaroba. Con trecce strette e un make up cereo il gioco è fatto. E se anche dovessimo acquistare un pezzo per completare il look, possiamo sempre riutilizzarlo nella vita di tutti i giorni.

In questo caso via libera ai mercatini dell’usato e agli swap party , per creare il travestimento più adatto. Non solo diamo una seconda vita a dei vestiti ancora in buono stato, ma potremmo trovare pezzi di ottima fattura, che resteranno con noi per anni. E cosa dire dell’armadio di mamma, fratelli o sorelle? Prendere in prestito qualcosa è la soluzione meno dispendiosa, sia a livello ambientale che economico.

Trucco e parrucco

Un ragionamento simile vale per i trucchi – ombretti neri, fondotinta pallidi e rossetti cupi –, segni distintivi del 31 ottobre: usare ciò che già si possiede. O, con le giuste accortezze, chiedere in prestito permette di risparmiare sul momento e di evitare che nel beauty case si accumuli una sfilza di trucchi utili per un solo giorno su 365. Resistere al marketing martellante, tuttavia, non sempre è facile. Le pubblicità giocano esplicitamente con le emozioni e i desideri più profondi dei potenziali acquirenti, in special modo durante occasioni come Halloween, che ha un grande seguito tra i giovanissimi e le giovanissime. Così quel rossetto si traduce in accettazione, quel gel per capelli diventa automaticamente sinonimo di sicurezza e di status. Sui social queste advertising calcano ancora di più sulla paura di perdersi qualcosa – la cosiddetta FOMO, acronimo di fear of missing out (paura di essere tagliati fuori) –, creando un senso di urgenza e esclusività, per esempio con offerte a tempo limitato.

Il consumismo dietro a Halloween

Il consumismo dilagante ha trasformato la singola notte di Halloween in settimane di addobbi a tema: nei negozi, nelle scuole, negli spazi pubblici. Lasciando che l’apparenza prenda il sopravvento sul passare alcune ore in compagnia chiedendo semplicemente «dolcetto o scherzetto» nel vicinato. L’impatto ambientale di Halloween è enorme. La spesa stimata a livello nazionale nel 2024 si è aggirata sui 300 milioni di euro tra gadget, costumi per travestirsi, trucchi e dolcetti di ogni genere.

Nell’epoca delle mono-porzioni e dell’usa e getta, boicottare questa tendenza con decorazioni fatte in casa si conferma la scelta migliore, sia in termini di inquinamento che economici. Con un po’ di colla, forbici e fantasia, anche l’anima di un rotolo di carta igienica finito può trasformarsi – soprattutto per i più piccoli – in uno spettro terrificante. La classica zucca da intagliare è un’attività sempre interessante per i bambini. E quella si acquista facilmente al supermercato, spesso senza doverla insacchettare. Ricordiamoci che – se la zucca è commestibile – i semi che si tolgono possono essere tostati al forno, e la polpa in esubero può avere una seconda vita in una vellutata o in una torta dolce.

Anche in cucina, per alleggerire il proprio impatto ambientale, preferiamo prodotti di stagione. L’autunno ci offre una delle più ampie compilation di frutta e verdura facilmente trasformabili in snack “mostruosi” per una festa tra le mura di casa: tra zucche, mandarini, mele rosse (avvelenate come quella di Biancaneve?) e pallidi cavolfiori. I più audaci possono spaziare tra ricette che includono il “cadaverico” nero di seppia e una “sanguinolenta” passata di pomodoro. Sembra facile, vero? Preparare in famiglia una cena per la notte più spaventosa dell’anno non sarà solo un’occasione per risparmiare, ma anche per riscoprire la bellezza di stare insieme e di creare qualcosa con le proprie mani.

Stando ai dati del nuovo rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher International dell’Università di Bologna, presentati lo scorso 25 settembre a Roma nell’ambito di un evento promosso dalla campagna pubblica «Spreco Zero», nel 2025 lo spreco alimentare settimanale in Italia è sceso da 650 grammi a 555,8 rispetto al 2024. C’è un leggero miglioramento rispetto all’anno precedente, anche se il nostro Paese continua a restare al di sopra della media europea nell’ambito dello spreco alimentare domestico. Tra i prodotti che finiscono più facilmente nella spazzatura di casa ci sono frutta fresca (22.9 grammi a settimana in media), verdura (21.5 grammi) e pane fresco (19.5 grammi).

In un mondo fondato su pubblicità che ci stuzzicano con valanghe di prodotti pronti e abiti «per un’occasione e basta», tornare a fare da sé significa riappropriarsi della lentezza e del tempo di qualità che sacrifichiamo in nome dell’esteriorità. Persino ad Halloween, una festa che non fa parte del calendario italiano ma che può rendere felici grandi e piccini per qualche ora. E così, mentre fuori tutto corre veloce e le mode cambiano in un battito di ciglia, scegliere di ridare valore alle cose semplici diventa un atto rivoluzionario. Perché ciò che conta davvero non è la perfezione del costume, ma il ricordo che si crea: un momento di gioia autentica, di condivisione e di rispetto per ciò che abbiamo.

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