Una città che si apre a chi osa muoversi oltre le regole dello spazio e del tempo, a chi cerca la danza come strumento di libertà e resistenza. Dove il gesto non è solo movimento, ma pratica di empatia, attenzione e inclusione, capace di attraversare corpi diversi e storie differenti. Bambini, adulti, persone con disabilità: chiunque può abitare lo stesso ritmo, esplorare i propri limiti e risignificare lo spazio. La città diventa laboratorio, palestra di creatività e confronto, dove il gesto rompe gerarchie e confini. Ogni passo è sfida e possibilità, ogni movimento un’azione collettiva di scoperta.
Da domani, sabato 20 settembre, all’11 ottobre a Bergamo torna la seconda edizione di «cittadiDanza» , il festival ideato e organizzato da ABC – Allegra Brigata Cinematica che porta in città un’idea di danza intesa come linguaggio condiviso, accessibile, aperto a tutte le persone e a tutte le età. Dopo il debutto dello scorso anno, il progetto torna con ancora più forza e con una domanda che attraversa l’intero programma: come costruire una casa per la danza che sia davvero inclusiva, in grado di accogliere le diversità e di diventare patrimonio di chi la pratica e di chi semplicemente la incontra? Come racconta Serena Marossi, direttrice artistica del festival, «cittadiDanza è l’espressione di questi dieci anni di lavoro di ABC e ci emoziona vedere quanta strada è stata fatta dal 2015, quante cose abbiamo imparato e come continuiamo ancora a farci domande, a mettere in discussione il nostro operato. È un’edizione che si allarga e si espande nella città, che tenta di essere ancora più inclusiva. Le proposte del programma nascono dalla sensibilità e particolarità di ogni componente della squadra: speriamo di raggiungere nuove persone, anche chi non avrebbe mai pensato di danzare».
Il cuore del festival sarà ancora una volta l’Ex Ateneo di Città Alta, reso disponibile grazie alla collaborazione della Biblioteca Angelo Mai, ma «cittadiDanza» diffonderà i suoi appuntamenti anche in altri luoghi della città, creando un tessuto di esperienze che intrecceranno la formazione, la scoperta e la fruizione dal vivo. La seconda edizione si articolerà in tre nuclei tematici che diventeranno percorsi di senso: «formare chi forma», «educare alla danza» e «vivere la danza». L’idea è che la danza non sia solo spettacolo, ma un movimento che parte dal corpo e arriva alla comunità, un campo di ricerca dove la trasmissione del sapere si intreccia con la dimensione ludica e con l’esperienza estetica.
Il primo nucleo, «formare chi forma», rifletterà su un tema essenziale: se vogliamo che la danza continui a essere un linguaggio vitale, occorre prendersi cura di chi lo insegna, di chi accompagna bambini, ragazzi e adulti nei percorsi di apprendimento. Per questo il festival proporrà momenti di alta formazione rivolti sia ai professionisti del settore sia a chi lavora con l’infanzia. Dal 23 al 27 settembre, all’Ex Ateneo, è in programma un laboratorio intensivo con Claire Filmon, danzatrice e insegnante francese che ha fatto della ricerca nell’improvvisazione e nella composizione istantanea la sua cifra artistica. Un’occasione di confronto di livello internazionale, realizzata in collaborazione con «Festival Danza Estate».
Accanto a questa proposta, «cittadiDanza» dedicherà spazio a percorsi pensati per chi lavora con i più piccoli e desidera rendere le proprie pratiche più inclusive. Il 30 settembre e il 2 ottobre, presso la Social Domus, Lara Cucchi condurrà «Ricami di luce», incontri di formazione sulla multisensorialità e sulla creazione di materiali accessibili anche a bambini e bambine con bisogni specifici. Domenica 28 settembre, invece, la Biblioteca Angelo Mai ospiterà l’incontro «Danza e accessibilità: possibilità creative», un dialogo teorico ed esperienziale che vedrà al centro i contributi di Martine Bucci, Sofia Brizio e Serena Marossi, con la moderazione di Katia Pantalla. Tre appuntamenti che metteranno in relazione il sapere pedagogico, l’esperienza artistica e la ricerca di nuovi strumenti per una danza che possa appartenere davvero a tutti.
Il secondo nucleo, «educare alla danza», raccoglierà le proposte che inviteranno il pubblico a sperimentare la danza in prima persona, senza barriere di età o di competenze. L’apertura del festival, sabato 20 settembre alla Social Domus, dalle 9.30 alle 17.15, sarà affidata all’«Atelier Ricami di Luce», un’esperienza multisensoriale rivolta a bambini dai 3 ai 6 anni insieme a un adulto accompagnatore. Lo spazio, ispirato al modello Snoezelen, diventerà un ambiente di libera esplorazione pensato in particolare per l’infanzia neurodivergente, ma aperto a tutti. Un modo delicato e potente per dire fin dall’inizio quale sia la direzione del festival: la danza come esperienza condivisa, non come barriera.
Tra le altre iniziative pensate per avvicinare pubblici diversi, ci sarà «DocuDance», un percorso di visioni cinematografiche in collaborazione con Lab 80 film, rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado. La danza, raccontata attraverso il linguaggio del documentario, diventerà così occasione di confronto generazionale e stimolo per ragazzi e ragazze.
Accanto ai laboratori tradizionali, «cittadiDanza» esplorerà nuovi modi di abitare la città attraverso il movimento. Il laboratorio «COLORS+», guidato da Gaia Gonnelli della compagnia olandese «Dadodans», unirà danza e colore per bambini e bambine dai 2 ai 7 anni, aprendo la porta a una dimensione sensoriale e creativa che trasforma il gesto in pittura e la pittura in danza. La passeggiata danzante «In-ciampo», condotta da Giulia Costantini tra le strade urbane e il bosco del Parco dei Colli in collaborazione con l’Orto Botanico di Bergamo, proporrà invece un’esperienza immersiva in cui il corpo si misurerà con lo spazio, la natura e il ritmo della città. Questi percorsi, insieme a laboratori come «Focus Danza» con Francesco Valli, «Girasoli» con Laura Basterra Aparicio, «Dance Well» per persone con Parkinson, «Per-Formare» con Serena Marossi e «Danzare in un giardino d’artista» con Laboratorio Tantemani, creeranno una trama di esperienze tra movimento, sensibilità e ricerca, capaci di trasformare ogni partecipante in un esploratore del gesto.
Ci saranno anche momenti in cui la danza diventerà uno strumento per ribaltare prospettive. «Viva i Malfatti», laboratorio/installazione per bambini con l’interprete LIS, ragionerà sull’unicità di ciascuno di noi e inviterà a scoprire l’importanza delle differenze. «DanceAbility», tecnica che permetterà a persone disabili e non di danzare insieme, dimostrerà come la danza possa essere linguaggio e condivisione senza gerarchie, un’esperienza che romperà i confini e rimescola le prospettive di chi si muove sullo stesso piano.
E poi ci saranno gli spettacoli. «Colors», show di danza e colore dedicato ai bambini dai 2 ai 7 anni, sarà in scena venerdì 10 ottobre in replica scolastica e sabato 11 ottobre al Teatro di Loreto, in collaborazione con Pandemonium Teatro, «Festival Danza Estate» e «Festival Segni» di Mantova. Per le famiglie con bambini da 1 a 3 anni, domenica 5 ottobre la Sala dei Giuristi ospiterà «PlayJam», performance interattiva tra danza e musica curata da «ABC - Allegra Brigata Cinematica» con la consulenza di Makiko Ito del Wonderland Collectief di Amsterdam. Domenica 28 settembre, all’Ex Ateneo, sarà la volta di «QUI», spettacolo di e con Alessandro Nosotti dedicato alla fascia 3-6 anni.
Il 21 settembre la città si animerà con «Una città che danza», una mattinata di azioni urbane per le vie di Città Alta in occasione della «Millegradini», con trampolieri di Teatro Chapati, il gruppo musicale Aritmica e i performer di «ABC», che trasformeranno ogni scalino, vicolo e piazzetta in un luogo di scoperta e stupore. Sabato 4 ottobre, l’Ex Ateneo ospiterà la «Festa di cittadiDanza», una sessione di improvvisazione collettiva con musica dal vivo, aperta a tutti senza limiti di età o competenze: danzatori e danzatrici professionisti guideranno il pubblico in un’esperienza condivisa.
Molte delle attività in programma sono ad accesso gratuito, mentre le altre hanno un biglietto calmierato di 10 euro, con l’unica eccezione del laboratorio intensivo di Claire Filmon. È una scelta che parla di una visione chiara: l’arte e la danza non devono essere privilegio, ma possibilità concreta di incontro e partecipazione.
Con «cittadiDanza» la danza non resta chiusa tra le quinte: entra negli spazi, attraversa le strade, si muove tra i bambini, adulti e chi già danza ogni giorno. In questa città, la danza diventa casa, accessibile a chiunque voglia abitarla.