Si intitola «Presenze e memorie di Dante a Bergamo» il primo trimestre 2025-2026 della Società Dante Alighieri di Bergamo, inaugurato lo scorso ottobre. E fa nulla se il Sommo Poeta nel capoluogo orobico non abbia mai messo piede: la città, fra frammenti tre-quattrocenteschi, manufatti, miniature e stampe antiche, è profondamente legata al padre della lingua italiana. A tal proposito, non si può non citare il «Comentum» di Alberico da Rosciate, ovvero un ampio commentario alle tre cantiche per mano del celebre letterato originario di Rosciate, che, nato nel 1290, risulta essere uno dei giuristi più importanti del Medioevo europeo.
Proprio il secondo tomo dell’editio princeps, dedicato al «Purgatorio», ha visto la luce durante l’estate di quest’anno. Uscita all’interno della collana «Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi» di Editrice Antenore e curata dal professor Thomas Persico dell’Università degli studi di Bergamo, questa pubblicazione, secondo Enzo Noris, presidente della Società Dante Alighieri di Bergamo, ribadisce l’importanza dell’insigne bergamasco e della sua opera, fonte d’ispirazione per la letteratura giuridica dei secoli successivi. E proprio il Purgatorio sarà il protagonista dell’anno sociale, con il canto XXXII, denso di visioni simboliche e descrizioni suggestive.
FR: Professor Noris, perché la nuova stagione della Società Dante Alighieri di Bergamo si intitola «Presenze e memorie di Dante a Bergamo»?
EN: Lo scorso 15 agosto, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è stato pubblicato il «Comentum» di Alberico da Rosciate al Purgatorio, a cura del professor Thomas Persico, vicepresidente dell’associazione. Ci sembrava dunque doveroso dare risalto a questo lavoro, durato diversi anni. Inoltre, nonostante Dante, in vita, non abbia mai visitato Bergamo, alla biblioteca civica Angelo Mai sono conservati diversi codici danteschi, fra cui il codice «Grumelli», che, del «Commento» di Alberico da Rosciate, contiene la seconda redazione.
FR: Perché il «Commento» di Alberico da Rosciate è così importante?
EN: Alberico da Rosciate, bergamasco illustre nonché insigne giureconsulto, sebbene poco conosciuto, è una figura affascinante. La sua opera, che si colloca a metà del Trecento e all’incirca a trent’anni dopo la morte di Dante, si rivolge, in lingua latina, a un pubblico di giuristi. Alberico si ispira al commento alla «Commedia» di Jacopo della Lana, composto in volgare, ma la sua non è una mera traduzione: attraverso note e approfondimenti dal taglio erudito, inaugura quel dantismo giuridico che, riflettendo sui temi di peccato e reato, sarà alla base di molti testi dei secoli successivi.
FR: Come mai è stato selezionato il canto XXXII del «Purgatorio»?
EN: Il brano è stato scelto dal relatore che abbiamo invitato, il professor Zaccarello dell’Università di Pisa. Il XXXII è sicuramente un canto particolare e significativo, a tratti sicuramente oscuro e di non facile interpretazione, ma anche piuttosto soave. La scena si svolge nel Paradiso terrestre, in cima alla montagna del «Purgatorio», dove le anime che hanno compiuto l’espiazione si purificano prima di accedere al «Paradiso». Qui, come sappiamo già dal canto XXIX, Dante si trova davanti a una processione mistica, dove un grifone, fiancheggiato da due gruppi di tre e quattro donne, traina un carro trionfale sul quale troneggia Beatrice. Il poeta si accoda alla processione, per poi disporsi vicino a una pianta di straordinaria altezza, senza frutti né foglie: dopo che al suo tronco il grifone lega il carro, essa fiorisce miracolosamente. Il nostro, addormentatosi, viene successivamente svegliato da Matelda e assiste a una scena meravigliosa: un’aquila, aiutata da una volpe, colpisce l’albero e danneggia il carro, il cui fondo viene poi spaccato da un drago sorto dalla terra. Compare poi una meretrice con un gigante come amante che, infine, trascina il barroccio nella selva.
FR: Un gran numero di allegorie…
EN: Nel gesto del grifone, che lega il carro all’albero spoglio e che poi, dunque, fiorisce improvvisamente, è simboleggiato Cristo che unisce la Chiesa all’Impero, garante della giustizia divina sulla terra. Nella scena del carro attaccato da diversi nemici, è invece rappresentata la storia della Chiesa: le persecuzioni (l’aquila), l’eresia (la volpe), Satana (il drago), la corruzione della Curia romana (la prostituta) e la malvagia protezione della casata di Francia (il gigante), che determina il trasferimento della sede papale ad Avignone (il carro trascinato nella selva). È evidente come il sommo poeta desideri presentare al lettore il problema dei rapporti fra Chiesa e Impero, questione decisiva, a suo avviso, per i destini dell’umanità.
FR: Quanto è attuale, oggi, il «Purgatorio»?
EN: Attualissimo; come le altre cantiche della «Commedia», del resto. A tal proposito, è importante riflettere sul fatto che gli espianti del «Purgatorio» hanno compiuto in vita azioni non meno gravi di quelli dei dannati infernali. Prima di morire, però, sono stati raggiunti da una luce che li ha messi in condizione di prendere coscienza del male perseguito e di rimettersi nella grazia di Dio, in grado di perdonare anche le colpe più gravi. La differenza fra le anime del «Purgatorio» e quelle dell’«Inferno», perciò, non sta nel tipo di peccato che hanno commesso, ma nella capacità delle prime di pentirsi e di affidarsi alle braccia della misericordia divina, che trascende ogni tipo di giustizia umana e che è capace di accogliere anche il peggior criminale, purché si sia lasciato raggiungere dalla conversione del cuore. Come non pensare, allora, all’articolo 27 della Costituzione italiana («Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato», ndr) e, soprattutto, ai percorsi di giustizia riparativa? Percorsi carichi di sofferenza, in cui il reo, prendendo consapevolezza del male arrecato tramite l’incontro con le vittime, cerca di sanare le ferite che ha provocato nel tessuto sociale, così che in esso, un domani, possa essere pronto a rientrare.
FR: Attuali sono anche le parole, nel canto XVI, proferite da Marco Lombardo…
EN: A Marco Lombardo, funzionario italiano della metà del Duecento, Dante domanda se la causa del male che appesta il mondo sia da ascriversi alle influenze celesti o all’uomo. Lombardo gli risponde che gli uomini possiedono il libero arbitrio e loro, quindi, è la responsabilità dell’uso positivo o meno delle inclinazioni ricevute dai cieli. Ma in questo brano, posto al centro della «Commedia», aleggia, come un po’ in tutto il «Purgatorio», il tema dell’umiltà. Dante sembra suggerirci che l’umiltà potrebbe suscitare la conversione dei cuori. Umiltà intesa non come atteggiamento passivo e autocommiserante, ma come consapevolezza della propria fragilità, del fatto che non ci si salva da soli e che il nostro viaggio terreno è sempre e comunque un viaggio assieme ad altre persone, in condivisione. Non per niente, in questo canto, Lombardo ci parla dei «due soli», cioè il Papa e l’imperatore: autorità che possono contenere le spinte più devianti del carattere e della condotta degli uomini, come bramosia, avidità e sfrenata ambizione. In un mondo come il nostro, in cui viene sempre meno la fraternità e il senso del limite, tutto ciò è molto significativo.
FR: Chi è, esattamente, la Matelda incontrata da Dante?
EN: Difficile a dirsi. L’unica cosa che possiamo affermare è che è una figura femminile che inizia Dante alla realtà simbolicamente misteriosa del Paradiso Terrestre e che, come un’ancella, lo prepara all’epifania di Beatrice.
FR: Ai giorni nostri, chi metterebbe Dante in «Purgatorio»?
EN: Vedrei bene certi politici e certi Capi di Stato nella balza dei superbi, costretti ad avanzare chini, sovrastati da un pesante masso, capendo finalmente cosa significhi fissare continuamente il terreno invece che scrutare dall’alto al basso le persone. Come detto, però, per giungere almeno in «Purgatorio» sarebbe necessaria prima una conversione del cuore.
Gli incontri in programma
Del XXXII canto del «Purgatorio» parlerà il professor Michelangelo Zaccarello (Università di Pisa), alle 17.30 di venerdì 14 novembre, presso l’aula 3 della sede dell’Università di Bergamo, in via Salvecchio 19: introduzione a opera del professor Grassano (Università di Bergamo); lettura di Angiola Magni. Un incontro, questo, preceduto da quello dedicato a Bartolomeo Colleoni per i 550 anni dalla morte, a cura di Giovanni dal Covolo (giovedì 6 novembre, alle 17.30 presso il Centro culturale delle Grazie, viale Papa Giovanni XXIII). Alle 17.30 di giovedì 20 novembre, presso l’aula 1 della sede dell’Università di Bergamo in via Pignolo 76, la professoressa Giovanna Frosini (Università per stranieri di Siena) parlerà di «Tempo e storia nel Purgatorio»; introdurrà il professor Thomas Persico (Università di Bergamo).
Alle 15 di martedì 25 novembre, invece, presso la sede universitaria di Sant’Agostino (aula Castoldi), il professor Marco Petoletti (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) interverrà parlando del commento di Alberico da Rosciate a Dante. Seguirà una tavola rotonda in cui si discuterà della recente edizione del «Purgatorio», a cura di Thomas Persico (Antenore Editrice, 2025), con Luca Bani, Cristina Cappelletti, Matteo Grassano, Luca Lombardo e Enzo Noris. Infine, la sera dell’antivigilia dell’Immacolata e in occasione della vigilia dei 150 anni della consacrazione della Chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie, sabato 6 dicembre alle 20.45, ci sarà un concerto d’archi nella Chiesa delle Grazie; introdurrà Nicola Vavassori, presidente di Aratea Cultura e consigliere della Dante. L’ingresso a tutti gli incontri è libero e gratuito.
