
A Bergamo arriva la mostra "Polvere di stelle" di Andrea Mastrovito.
Giovedì 4 luglio, alle 19 presso l'Hotel Cappello d’Oro, La Corte Viale Papa Giovanni XXIII 12, Bergamo si terrà la presentazione dell’opera site specific con la presenza dell’artista.
Andrea Mastrovito (Bergamo 1978, vive e lavora a New York) è l’artista invitato da Contemporary Locus a interpretare la corte interna dell’Hotel Cappello d’Oro di Bergamo con “Polvere di stelle”, una installazione che si dirama e risale le sue mura. L’Hotel si fa così committente e interprete di un’opera d’arte site specific per questo spazio che si apre alla comunità come oasi di ristoro in una zona vitale della città. Come un amarcord tra diverse generazioni la progettazione dell’opera di Mastrovito è stata l’occasione per incontri e scambi che hanno fatto riemergere immagini e memorie della storia del luogo.
La memoria della Locanda Cappello d’Oro si perde nell’800. Eravamo alle porte di Bergamo, davanti al dazio della Fiera di Porta Nuova dove sostavano dei carretti per merci guidati da uomini con un gran cappello giallo. La locanda con ristorazione, che nel nome trasformò il giallo nel più appetibile oro, passata di mano in mano a storiche famiglie di professionisti, nel 1979 viene acquisita dalla famiglia Zambonelli. Anna ed Ernesto, prima di rivoluzionare la propria attività, decidono di inserire il figlio Corrado che vi svolge il suo primo apprendistato sotto la guida dei precedenti gestori, per prenderne poi le redini, anche con il figlio maggiore Giovanni, nel 1980. Da allora la famiglia guida l’Hotel Cappello d’Oro, oggi in posizione centralissima nella città bassa. Un luogo di tradizione che ancora oggi Corrado sovrintende con la cura della mamma Anna e la direzione del nipote Daniele; un luogo che nei decenni ha accolto la vita e le trasformazioni economiche e sociali della città corrispondendo con l’eccellenza alle necessità e alle aspettative dei suoi ospiti.
Il progetto Polvere di Stelle si è trasformato nei mesi, influenzato anche dai paralleli progetti di Andrea Mastrovito: inizialmente pensato come un’icona su fondo oro governata da una figura con “craniometro e cilindro” si è poi spostato sul ritratto di una coppia (Anna e Ernesto Zambonelli) ripresa da lontano mentre guarda l’orizzonte. E se le storie della nostra vita si mescolano con quelle delle attività - per un albergo, con quelle della comunità di appartenenza - Mastrovito interpreta questo ritratto in totale libertà per indicarci una sua nuova misurazione di forma, memoria e trasformazione.
Disegnato, scavato e incastonato direttamente nella superficie muraria della corte, la cui polvere è appunto la “polvere di stelle” che dà il titolo all’opera, il ritratto della coppia perde la somiglianza fondamentale dei volti: mentre le teste si trasformano in poliedri a stella, la composizione intera si basa su un piano cartesiano costruito attraverso la somma di centinaia di righelli che risalgono e allungano la superficie della torretta principale della corte. È così che il tema della misurazione del nostro tempo, che comprende oggi l’indice fondamentale della comunicazione digitale, si trasforma nelle opere più recenti di Andrea Mastrovito in una sorta di ossessione iconica e simbolica per i righelli. Oggetti che servono in attività quotidiane, che sostano in attesa dentro i nostri cassetti, elementi di certezza per la “misurazione delle cose” diventano nel lavoro dell’artista strumenti per misurare una realtà che dimostra l’impossibilità di distinguere il falso dal vero e il suo viceversa. Prova semplice e reale della necessità umana di cercare misura e verità delle cose.
Così, quasi per paradosso e senza l’espressione di un giudizio diretto, Mastrovito ci restituisce la nostra condizione di “uomini globalmente e virtualmente informati” inserendo all’interno di questi assi cartesiani – fondati sulla somma di righelli – immagini, ricordi, situazioni, sogni e scene di realtà o di apparente realtà. Notizie e informazioni che scorrono nel flusso che l’artista riprende e ci restituisce lasciando in noi il beneficio del dubbio.