Echi di strade perdute
Un viaggio fotografico tra margini urbani e paesaggi dimenticati, in una mostra che riflette sul rapporto tra spazio, memoria e visione critica del presente, dedicata a Roberto Salbitani.

A partire dal 13 giugno, gli spazi dell’ex monastero di Astino ospiteranno una nuova esposizione dedicata alla fotografia contemporanea, con una selezione di 52 scatti in bianco e nero. L’iniziativa, curata nell’ambito delle proposte estive dedicate all’indagine del paesaggio, presenta un articolato percorso visivo che attraversa ambienti urbani, periferie, zone di confine e luoghi in cui la città sembra dissolversi nella campagna. Si tratta di un itinerario fotografico che affronta temi centrali come la trasformazione del territorio, la memoria degli spazi perduti e la complessa relazione tra uomo e ambiente costruito. Le opere in mostra propongono una visione critica della modernità urbana, evidenziando le contraddizioni di contesti sempre più votati al consumo e all’apparenza. In questo contesto, la fotografia diventa uno strumento per interrogare la realtà e riscoprire tracce dimenticate. Le immagini, molte delle quali mai esposte prima, offrono una lettura stratificata della città , alternando visioni ampie e dettagli minimi, periferie desolate e frammenti di quotidianità sospesa.
Il percorso espositivo si articola attraverso serie fotografiche realizzate in diversi decenni, testimonianze di una ricerca coerente e radicale che ha avuto inizio negli anni Settanta. I titoli delle sequenze – evocativi e spesso poetici – alludono a un viaggio continuo e interiore, in cui lo spostamento fisico si intreccia con la riflessione esistenziale. Non si tratta solo di documentare ciò che esiste, ma di esplorare ciò che resiste: luoghi e visioni che sfuggono alla logica del mercato e della rappresentazione convenzionale.
L’esposizione, insieme all’uscita di un volume monografico, rappresenta un’occasione per avvicinarsi a uno sguardo che ha saputo mantenere coerenza e profondità nel tempo, restituendo dignità agli spazi trascurati e voce a ciò che spesso passa inosservato.