Il Corpo Eterno – L’olfatto come laboratorio del potere, fra crisi ecologica e transumanesimo
Il progetto restituisce al pubblico l’indagine svolta da Elena Giulia Abbiatici sul tema del controllo e dell’abuso dei nostri sensi in termini neurostrutturali e del progressivo potenziamento artificiale e trascendente del nostro corpo.

"Il Corpo Eterno" arriva a Bergamo con una mostra che presenta al pubblico le ricerche di Peter de Cupere, Caflo Yrot, Paul Vanouse, Leanne Wijnsma e Where Dogs Run. Artisti che hanno aperto chiarimenti critici e cortocircuiti estetici sulla violenza ambientale e sul controllo biopolitico a cui i nostri corpi, per il tramite olfattivo, sono indirettamente sottoposti.
Se da un lato l’espansione sensoriale è sempre stata di pertinenza dell’opera d’arte, dall’altro il progetto cerca di colmare una lacuna nell’ambito della ricerca artistica e della sensibilità comune sviluppando un focus sul ruolo che l’olfatto ha ricoperto e ricopre negli esercizi di potere e nella progettualità artistica contemporanea.
Il progetto vuole attivare una riflessione sulla possibilità di estendere la nostra consapevolezza nell’atmosfera nella quale siamo immersi approfondendo le guerre chimiche a cui siamo sottoposti ogni giorno per l’abuso di sostanze inalate nell’aria e comunemente accettate come smog, rifiuti, scarichi industriali e automobilistici. Si spinge poi a studiare come gli odori servano il capitalismo della sorveglianza, anche ripristinare una relazione con odori del corpo a lungo soggetti a censura in epoca moderna e coloniale, per ragioni razziali e classiste. Il linguaggio olfattivo ha svolto, e continua a svolgere, una funzione decisiva nella costruzione di comunità e spazi relazionali: esso costituisce, nell’affermazione o nella negazione che ha subito, uno strumento di costituzione e/o discriminazione delle soggettività e del corpo collettivo.
Infine, se l’olfatto è sempre stato considerato il senso più spirituale fra tutti i sensi, viatico per favorire l’immortalità nella trascendenza corporea, le forme sempre più pervasive di computerizzazione ci spingono a interrogarci sul ruolo che algoritmi e dati applicati al design dell’olfatto ricoprono nella tensione con l’eternità, sia essa biochimica o delegata ai dati.