Paolo Rumiz
"Molte Fedi sotto lo Stesso Cielo" ospita Paolo Rumiz, scrittore e giornalista. Si racconterà del Premio Costruttori di Ponti, un riconoscimento a figure significative che si sono distinte per attività di pace e dialogo in ambito sociale.

Il Premio “Costruttori di Ponti” è un riconoscimento a figure significative del nostro tempo che, nel corso della loro carriera professionale e personale, si sono distinte per attività di pace e dialogo in ambito sociale e che hanno contribuito a diffondere la cultura della solidarietà. Il premio nasce nel 2019 ad opera delle Acli di Bergamo in collaborazione con L'Eco di Bergamo e consiste in una somma in denaro che viene devoluto, secondo lo statuto della sua istituzione, ad un ente benefico indicato dalla persona premiata. Negli scorsi anni è stato assegnato a Romano Prodi (Medici con L'Africa CUAMM di Padova), Filippo Grandi (progetto “Sostegno a studenti rifugiati“ del Mosaico di Torino), Cristina Cattaneo (Fondazione Isacchi Samaja Onlus) e Zakia Seddiki, vedova dell'ambasciatore Luca Attanasio (Fondazione "Mama Sofia").
Paolo Rumiz (Trieste, 1947), scrittore e giornalista. E' stato negli anni inviato speciale del «Piccolo» di Trieste ed editorialista de «La Repubblica».
A partire dalla metà degli anni ottanta si è interessato in particolare degli eventi accaduti nell’area dei Balcani e nell’area danubiana, documentando la guerra dei Balcani, prima in Croazia e poi in Bosnia ed Erzegovina. Nel 2001 è stato inviato in Afghanistan per documentare la guerra nella zona di Islamabad e Kabul.
Tra le sue pubblicazioni troviamo: Danubio. Storie di una nuova Europa (1990), Vento di terra (1994), Maschere per un massacro (1996), La secessione leggera (2001), È Oriente (2003), Appia (2016), Dal libro dell'esodo (con Cécile Kyenge), Il filo infinito (2019), Il veliero sul tetto (2020) e altri. Il suo ultimo libro è Canto per l'Europa (2021).
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Molte Fedi sotto lo Stesso Cielo presente il tema di quest'anno: "Appassionati al presente" si focalizza nel mutevole mondo vitale nel quale siamo inseriti, del quale siamo attori e simultaneamente custodi. Spesso abbiamo la percezione che tutto stia volgendo alla distruzione: il cambiamento climatico, le disuguaglianze crescenti, l’erosione della partecipazione, lo sviluppo economico a corrente alternata nei paesi del mondo, le guerre che imperversano e irrigidiscono i rapporti internazionali.
Ma nonostante ciò, probabilmente occorre semplicemente tornare ad appassionarci al presente, a ciò che abbiamo fragilmente tra le mani, e investire su ciò che ancora nemmeno immaginiamo. Se è vero che non tutto è sotto il nostro controllo, è anche vero che possiamo renderci docili alle metamorfosi, ma dobbiamo anche avere il coraggio di fidarci, e nella fiducia agire. Non una rivalsa, non una conquista, forse una responsabilità leggera sentita come collettiva.