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Il Mantello di Arlecchino

Nel contesto operativo proposto l’abito di Arlecchino diviene dunque icona di un’opera kintsugi, la celebre arte giapponese che attraverso l’uso di un metallo prezioso riunisce i cocci di un oggetto di ceramica rotto rendendo “belle” le cicatrici.

EVENTO CONCLUSO

Il Mantello di Arlecchino è una ipotesi originale ideata dal TTB Teatro tascabile di Bergamo – Accademia delle Forme Sceniche in dialogo con l’Amministrazione Comunale di Bergamo, condivisa con HG80 impresa sociale e sostenuto da Fondazione Cariplo. Il progetto prende vita e si ispira alle differenti esperienze e linee d’azione nei contesti di teatro e arte partecipati e di progettazione in ambito socio-culturale che le due realtà hanno sviluppato durante il corso delle loro esperienze professionali.

Già finanziato da Fondazione Cariplo (Per la Cultura 2021 – 2022), il progetto prevede, per la sua seconda edizione, l’allargamento del programma alla città di Brescia in collaborazione con Circuito Claps in qualità di partner bresciano.

La Cultura come cura è l’ambito tematico in cui si inserisce la proposta: un processo di teatro e arte partecipati con lo scopo di creare situazioni di interazione e scambio – con evidenti ricadute sociali – tra gli abitanti di alcune aree periferiche delle due città, attraverso l’opera di artisti internazionali.

Il titolo del progetto, piuttosto che alla maschera, fa riferimento al costume di Arlecchino: pezzette di stoffa multicolore e di diversa fattura cucite assieme che, nel contesto operativo proposto, assume un forte valore simbolico. Quello di Arlecchino è infatti un costume che mischia, miscela, annoda, confonde, incrocia, ricuce brandelli di stoffa vecchi e nuovi. Frammenti di diverso colore, diversa tessitura, natura, ma anche cultura. D’altra parte, nella tradizione cristiana, il mantello è un indumento che accoglie, che può essere condiviso e sotto la cui ombra è possibile trovare riparo.

Nel contesto operativo proposto l’abito di Arlecchino diviene dunque icona di un’opera kintsugi, la celebre arte giapponese che attraverso l’uso di un metallo prezioso riunisce i cocci di un oggetto di ceramica rotto rendendo “belle” le cicatrici.

Le forme dell’arte partecipata possono dare corpo e voce ai nostri territori feriti e alle fragilità̀ su cui far leva per riprendersi; sono una maniera per stabilire relazioni profonde, per approfondire le differenze, per mettere in moto un’interazione sociale che sfida pregiudizi, difficoltà linguistiche, divergenze di pensiero e comportamento; sono una forma di cura per rinsaldare i rapporti interrotti e trasformare le ferite causate dalla pandemia in punti di forza.

L'evento è parte della manifestazione Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023.

Contatti

Telefono: 366.6661349
Email: [email protected]

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Data e Ora

Inizio: mercoledì 1 marzo 2023 09:00

Fine: sabato 1 luglio 2023 17:00

Giorni di apertura
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Luogo

Bergamo, Via Antonio Locatelli, 77