Dunque c'è la luce
"Molte Fedi sotto lo Stesso Cielo" ospita Chandra Livia Candiani, una poetessa, traduttrice di testi buddhisti, le cui poesie si basano sulla contemporaneità e sui suoi rischi, concentrati soprattutto tra la conflittualità dei rapporti.

Chandra Livia Candiani (Milano, 1952) è una poetessa, traduttrice di testi buddhisti e maestra di meditazione. Dopo gli studi superiori si iscrive alla facoltà di Filosofia, ma dovendo anche lavorare, lascia gli studi. Alla soglia dei trent'anni, nel 1986, fa un viaggio in India, dove entra in contatto con la mediazione. Buddhismo e meditazione la trasformano, regalandole una sorta di rinascita. Assume il nome di Chandra, tradotto in ‘Luna’ in hindi, e da quel momento la sua vita e la sua poesia risulteranno per sempre plasmate da quell’esperienza.Le sue opere trasudano la necessità di comprendere la profondità e la bellezza del cosmo. Le poesie di Chandra Livia Candiani si basano sulla contemporaneità e sui suoi rischi, concentrati soprattutto tra la conflittualità dei rapporti, l’estinzione della specie e dello stesso pianeta Terra. Chandra si sofferma spesso sulla distruzione della natura umana da parte dell’uomo, rifiutando qualsiasi soluzione metafisica.
Ultima pubblicazione: Questo immenso non sapere (Einaudi, 2021).
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Molte Fedi sotto lo Stesso Cielo presente il tema di quest'anno: "Appassionati al presente" si focalizza nel mutevole mondo vitale nel quale siamo inseriti, del quale siamo attori e simultaneamente custodi. Spesso abbiamo la percezione che tutto stia volgendo alla distruzione: il cambiamento climatico, le disuguaglianze crescenti, l’erosione della partecipazione, lo sviluppo economico a corrente alternata nei paesi del mondo, le guerre che imperversano e irrigidiscono i rapporti internazionali.
Ma nonostante ciò, probabilmente occorre semplicemente tornare ad appassionarci al presente, a ciò che abbiamo fragilmente tra le mani, e investire su ciò che ancora nemmeno immaginiamo. Se è vero che non tutto è sotto il nostro controllo, è anche vero che possiamo renderci docili alle metamorfosi, ma dobbiamo anche avere il coraggio di fidarci, e nella fiducia agire. Non una rivalsa, non una conquista, forse una responsabilità leggera sentita come collettiva.