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Chi è e cosa fa una tagesmutter, la “mamma di giorno”

Intervista. Stefania Turelli è una tagesmutter bergamasca e ci ha aperto le porte della sua casa per raccontarci come funziona questo servizio per l’infanzia, a metà strada fra un micro nido e una tata di fiducia

Lettura 3 min.
(Stefania Turelli)

Sabato 8 febbraio, dalle 10 a mezzogiorno, Stefania Turelli apre le porte della sua casa di Ponteranica per incontrare nuovi bambini da accogliere con le loro famiglie. Ne abbiamo approfittato per fare un giro “in anteprima” e capire di più di questa professione, la tagesmutter.

MM: Cos’è una tagesmutter?

ST: La tagesmutter è, letteralmente, una mamma di giorno. Una figura professionale sempre esistita nei Paesi del Nord Europa, come una tata o una seconda mamma. Con i genitori si crea un grande rapporto di fiducia. Ho avuto esperienza di genitori che mi hanno portato i figli perché anche loro erano stati allevati da una tagesmutter, quindi volevano ripetere la stessa esperienza.

MM: È necessario essere una mamma per fare la tagesmutter?

ST: In generale non è necessario avere vissuto in prima persona l’esperienza della maternità. Io ho un marito e due figli grandi: desideravo moltissimo essere mamma, mi sono sposata a 23 anni e a 25 ho avuto il primo figlio. Ho sempre amato i bambini, ero una di quelle ragazzine che prova piacere a curare i più piccoli e portarli a passeggio.

MM: Quindi ha sempre fatto questa professione?

ST: No, io sono un perito informatico e fino ai 40 anni lavoravo in amministrazione in una ditta, seguivo banche e fornitori. Poi ho deciso di ascoltarmi e ho capito che quello che mi rendeva felice era stare con i bambini. Ho seguito questo mio desiderio e rivoluzionato la mia vita e la mia famiglia, questo mi ha dato tanta gioia.

MM: Come ha fatto a diventare tagesmutter?

ST: Mi sono appoggiata a una associazione, la Domus di Trento. Con loro ho fatto una selezione, un corso di formazione, un tirocinio prima in Trentino da una tegesmutter e poi in un nido a Bergamo, oltre a un esame finale. Ancora adesso mi appoggio a un’associazione, per la formazione e il supporto di una pedagogista.

MM: Ci sono dei requisiti necessari?

ST: Ogni Regione ha regolamenti un po’ diversi, in Lombardia non è necessario essere educatrici, in altri posti sì. Bisogna avere una casa che permetta di accogliere dei bambini. Ad esempio io ho deciso di avere una stanza dedicata, con dei lettini, ma non è necessario. Lo è curare la sicurezza, proteggere angoli e prese. La Asl viene ciclicamente a fare i controlli. Il primo requisito per essere una tagesmutter, però, è un altro.

MM: Cioè?

ST: Una grande passione: il mio è un lavoro meraviglioso, che amo, ma molto impegnativo, lo sconsiglio a chi non crede veramente in quello che sta facendo. Non è come provare a fare la baby sitter mentre si cerca altro.

MM: Com’è la sua routine quotidiana?

ST: Mi alzo al mattino alle 6, faccio le pulizie e cucino. Così è tutto a posto per accogliere i bambini alle 8 e potere dedicare loro tutte le attenzioni. Il lavoro è molto flessibile, quando incontro una nuova famiglia chiedo loro di cosa hanno bisogno. L’unica regola fissa è che non posso avere più di cinque bimbi contemporaneamente. In questo momento ne ho nove, ma molti fanno un orario parziale, magari per alleggerire il lavoro dei nonni o per avviare una esperienza di socializzazione.

MM: I bambini stanno in casa?

ST: Ho la fortuna di avere una casa grande con giardino dove trascorriamo tanto tempo, specie in estate. Credo nel valore di stare all’aria aperta. C’è molto verde e ho acquistato un passeggino a quattro posti per andare a spasso. La gente mi fissa quando vado in giro con tutti questi bambini, è molto bello: tutti ci sorridono e fanno domande, è un incontro.

MM: Che età hanno i bambini?

ST: Da 0 a 3 anni, di solito attorno a 1 o 2 anni. Ovviamente ogni volta che arriva un nuovo bimbo si creano nuovi equilibri, ma anche litigare è formativo per i piccoli.

MM: Ma quanto costa il servizio?

ST: C’è un costo orario, che per chi frequenta a tempo pieno è un pochino più alto di un nido. A scegliere questa formula è spesso chi lavora sui turni e ha necessità di massima flessibilità.

MM: Che impatto ha avuto sulla sua famiglia trasformare la casa in un nido?

ST: Sono tutti coinvolti, i figli meno perché fanno l’università a Dalmine e a Milano. Mio marito, pur uscendo per andare al lavoro, è molto partecipe: la mattina si alza con me alle sei, fa le spese per loro, costruisce i giochi… i bimbi fanno parte della nostra vita.

MM: Resta in contatto con i bimbi di cui ha fatto da madre di giorno?

ST: Spesso resto in contatto con i miei bimbi, ogni tanto li incontro e vengono a trovarmi. Molti li rivedo in paese, ma recentemente è venuta da me con la famiglia una bimba che ora vive in Canada… Non si ricordava di me, ma dopo cinque minuti era in braccio a leggere una storia. Le è rimasto un ricordo emotivo.

MM: Nella sua esperienza, in cosa è diverso essere mamma da essere tagesmutter?

ST: Da mamma io ho sbagliato, come tutte. Mi dico spesso che se avessi avuto le stesse capacità che ho ora… Sono molto diversa da quando ero giovane, sono più brava ad ascoltare. Ma è inutile fare confronti: se sei madre tuo figlio è come un foglio troppo davanti agli occhi per leggerlo bene. Anche adesso mi capita di discutere con i miei figli e quando ci rifletto e capisco di aver sbagliato mi chiedo perché non ho con loro la stessa capacità di fare un passo indietro che invece ho con i miei “bambini di giorno”.

Pagina Facebook Stefania Tagesmutter

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