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Come stanno vivendo l’emergenza gli adolescenti (e cosa possiamo imparare da loro)

Articolo. Isolamento e distanziamento sociale. Mancanza degli amici e incertezze sulla maturità. Ma anche spirito di adattamento, tanto da insegnare qualcosa anche agli adulti

Lettura 4 min.

Viziati, egocentrici, irresponsabili, dipendenti dai social, scansafatiche. È il ritratto che spesso il mondo adulto fa degli adolescenti. Ma in questi mesi di lockdown i ragazzi hanno dato prova di serietà e capacità di adattamento. Merito anche dei loro “difetti”, che li aiutano a gestire meglio l’isolamento e il distanziamento sociale.

Tenere i rapporti a distanza

Primo fra tutti, la capacità di mantenere i rapporti umani anche a distanza. “Che le relazioni virtuali siano manchevoli o di serie b è una visione molto adulta, per i ragazzi hanno la stessa dignità di quelle di persona. Anche durante il lockdown, mantenere il rapporto con il gruppo dei pari non è un grosso problema, per loro”, spiega Erica Bellanti, psicologa clinica esperta in ambito scolastico e età evolutiva.

Chat e videochiamate ci aiutano a tenere il contatto – conferma Chiara, 18 anni, maturanda al liceo Lussana – Le utilizzo anche con il mio gruppo di danza, non è lo stesso che ritrovarsi in palestra ma riusciamo a tenerci attive ed è utile per l’aspetto sociale”. Usano tutte le app per le videochiamate, comprese alcune sconosciute al mondo adulto: “Tra amici ci videochiamiamo con Houseparty, me lo ha fatto scoprire un’amica di Monaco. Ha applicazioni aggiuntive, con giochi e quiz, che rendono la chiamata più divertente”, commenta Andrea, 18 anni, studente dell’Istituto alberghiero Sonzogni di Nembro.

A mio avviso quello che manca di più agli adolescenti non sono le relazioni amicali. Manca il fatto di potersi sperimentare in contesti diversi: a scuola, la sera, nei momenti informali. Contesti che potranno riprendere ad abitare, con le dovute attenzioni”, spiega la psicologa.

Il problema della privacy

È innegabile che la convivenza forzata in famiglia frustri il bisogno di autonomia e di privacy dell’adolescente (e non solo dell’adolescente, ammettiamolo). “A questo sono dovuti il fastidio e la rabbia che alcuni possono esternare. Ma non va male interpretata, perché non è contro gli adulti”, spiega Bellanti. Le variabili, come fanno notare gli stessi ragazzi interpellati, sono tante: dalle dimensioni della casa e degli spazi esterni, al rapporto con i familiari.

In famiglia siamo in quattro e tutti lavoriamo o studiamo da casa – racconta Camilla, 17 anni, studentessa al Liceo Falcone – Condivido la stanza con un fratello più piccolo col quale a volte ho un rapporto un po’ critico. Funziona perché ci siamo tutti suddivisi gli spazi: io in soggiorno a seguire le video lezioni, mia madre in camera a fare smart working, mio padre in mansarda, mio fratello in cameretta. Poi stavo il più possibile in giardino col cane, per chi sta in appartamento, senza nemmeno l’ora d’aria, è più dura”.

Un consiglio per la gestione della casa? “Non imporre un rispetto delle regole eccessivamente rigido. È importante negoziare uno spazio di autonomia in casa, dando loro la possibilità di scegliere come gestirsi il loro tempo, negoziando quale debba essere il loro contributo”, così il parere psicologico.

Didattica e connessioni precarie

Funziona la didattica digitale? Più o meno sì, almeno per gli studenti più grandi. “Stare tutto il giorno davanti al computer è un po’ strano e dispersivo, ma sta funzionando tutto – racconta Camilla, studentessa di ragioneria –I prof ci vengono incontro e chiedono spesso di noi, sono attenti a chi ha problemi di connessione o parenti malati o che lavorano in ospedale”. Diversa l’esperienza di Andrea: “Anche se mi mancano le lezioni di persona ho risultati più positivi. Sono migliorato perché mi risparmio 3 ore giornaliere di pullman, da Zanica a Nembro. Però non sempre ci sentiamo supportati dai professori. Da rappresentante di classe, vengo coinvolto nei problemi di tutti i miei compagni di classe. Chi ha problemi di connessione non è molto considerato dagli insegnanti”.

La didattica a distanza riduce l’ansia del confronto diretto con i professori, ha lati positivi e negativi. Sono più concentrata durante le lezioni. Possiamo sempre mandare una mail ai professori per chiarimenti e approfondimenti” commenta Chiara.

L’elaborazione del lutto

La classe di Chiara ha vissuto uno shock particolarmente forte: la morte per Covid di un professore: “Insegnava storia e filosofia, lo stimavo moltissimo e mi ha avvicinato a queste due materie. Non dico sia come perdere un parente, ma è stata una persona molto significativa nel mio percorso di crescita. È rimasto due mesi in terapia intensiva, ma non eravamo comunque pronti alla sua scomparsa. Non c’è stato spazio per elaborare il lutto, essendo tutti così distanti. Si sono avvicendati professori diversi a sostituirlo, ma noi siamo rimasti spiazzati e ora vorremmo trovare il modo per ricordarlo”.

La mancanza della ritualità che sempre accompagna il lutto, insieme alla possibilità di trovarsi insieme per piangere i cari, è un problema di molti. Anche di questa classe, che adesso sta raccogliendo materiali e testimonianze da pubblicare su una piattaforma online, per sentirsi più vicini e ricordare il loro professore.

La maturità mutilata

I maturandi sono preoccupati per questa strana maturità alle porte, più che sollevati dalla promozione garantita. Patiscono la mancanza di informazioni certe: “Sono preoccupato perché non si capisce cosa sia vero o falso – spiega Andrea – I nostri prof dicono che la classe dei diplomati nel 2020 sarà penalizzata, forse ce lo dicono per farci studiare. Avevamo fatto un bel gruppo e ci saremmo sostenuti questo ultimo anno, invece così siamo distanti e i professori sono come robot”. “Mi spaventa l’esame di maturità perché essendo stato ridotto non si sa a cosa andremo incontro, avrei preferito un esame classico con tutte le prove scritte, e non mutilato in questo modo” commenta Chiara.

Alcuni studenti possono essere demotivati da questa strana maturità, ma l’eccezionalità della situazione permette loro di percepirsi in una condizione di svantaggio comune. “Il tema è l’appiattimento delle differenze, mentre bisognerebbe cercare sempre il riconoscimento del valore personale” secondo la psicologa.

Una situazione di incertezza che si riverbera anche sul futuro, sia per chi aveva già dei piani per la propria vita, sia per chi non li aveva. “A settembre dovrei partire per un Erasmus a Londra, ma ora tutto è in stand by. Ero fiero di essermi guadagnato questa opportunità e non vedevo l’ora. Ora aspetto di sapere se si potrà andare all’estero”, racconta Andrea, maturando all’Alberghiero. Chiara invece non ha ancora scelto cosa farà dopo la maturità: “Avevo iniziato un percorso di orientamento, ma tutte le attività sono state interrotte. Facciamo percorsi online, ma non potersi recare di persona toglie molto”.

Il senso del limite

La gestione di Covid costringe tutti a osservare dei limiti e delle regole stringenti: “Per gli adolescenti, spesso visti come menefreghisti e con manie di onnipotenza, questa è un’occasione di crescita, che loro hanno colto in pieno– afferma Erica Bellanti – È stata una bella chiamata alla responsabilità”.

Questo indipendentemente dai caratteri e dalle abitudini di ciascuno. “Io sono abbastanza introversa, non mi pesa passare il sabato sera in casa. Capisco che è un dovere per tutelare me stessa e gli altri, non ho difficoltà nell’aspettare”, spiega Chiara. Ma anche la più estroversa Camilla è dello stesso parere: “Non uscire mi pesa perché ero abituato a gestirmi come volevo, ma so che è giusto farlo perché voglio che ne veniamo fuori il prima possibile e il meglio possibile. Per questo bisogna continuare ad attenersi a regole, non voglio che il lockdown sia prolungato e con esiti peggiori”.

Gli adolescenti sono stati una delle categorie che più hanno rispettato la quarantena. Agli adulti questo ha insegnato che di loro ci si può fidare di più. Se ne comprendono il senso e l’importanza sanno stare alle regole. Non le vivono come una costrizione e fanno la loro parte – conclude la psicologa – Sono fiduciosa nelle loro risorse, spesso sono gli adulti che potrebbero trovarsi più in difficoltà”.

(illustrazioni di Moremar rielaborate da Marta Belotti)

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