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The Drawing Hall e la rivincita del disegno nell’arte contemporanea

Intervista. Lo spazio di Grassobbio fondato da Andrea Mastrovito, Walter Carrera e Marco Marcassoli vuole dare il via a un lavoro di tracciamento di un mezzo espressivo importante e “basilare” tramite mostre, pubblicazioni, documentari, talk e workshop. La prima esposizione è dedicata a 25 disegni che Mastrovito ha realizzato per la Chiesa dell’Ospedale Giovanni XXIII a Bergamo

Lettura 5 min.
Andrea Mastrovito, primi bozzetti per le vetrate della Chiesa dell’Ospedale Giovanni XXIII - matita su carta

Il destino del disegno sembrava ormai essere segnato: “figlio di un dio minore”. Regolarmente oscurato dal colore e da altre forme della cultura visiva. Sempre un passo indietro nella produzione artistica e nella didattica come nell’esposizione. Gregario rispetto all’opera finale nella percezione del pubblico.

Finalmente qualcosa è cambiato, ed è cominciata la rivincita del disegno. “Complici” i ripetuti lockdown, sono tantissimi gli artisti che hanno ripreso in mano carta e matita per riempire di segni e disegni taccuini, diari, fogli sparsi – chiusi in casa e con meno strumenti a disposizione. Proprio come le incisioni rupestri, in tempo di pandemia è come se i disegni abbiano riacquisito la loro funzione magica di allontanare gli influssi negativi.

Di riflesso anche il sistema dell’arte torna ad interessarsi del disegno, dalle mostre alle fiere, dal collezionismo alle gallerie. Ma perché il “segno sulla carta” si risveglia con nuova energia proprio nel pieno della crisi? Probabilmente perché, ancor prima della scrittura, il disegno è il mezzo di espressione più spontaneo, libero e universale che ci sia. Si disegna tutti, da sempre, sin da bambini e anche da adulti. La nostra vita è un continuo disegnare, che siamo artisti oppure no, per mille ragioni diverse: per abbozzare, per alludere, per segnare, per imitare o per inventare, per ordinare, per scegliere, per ricordare, per comunicare e anche per prendersi cura di sé.

La migliore definizione di che cosa sia il disegno l’ho scovata sì nell’Enciclopedia Treccani, ma nella versione per ragazzi: “Un’idea, un’emozione, un progetto affidati a una trama di segni”. E ancora: “Il disegno è una pratica comune a tutte le culture e a tutte le età dell’uomo. Per il bambino è uno strumento di conoscenza del mondo che lo circonda ed espressione del suo sviluppo percettivo e intellettivo; per i popoli non alfabetizzati è un mezzo di comunicazione visiva anteriore alla scrittura; per l’artista è un momento imprescindibile dell’ideazione e dell’esecuzione delle sue opere; per il designer è la progettazione della funzionalità e della qualità estetica dei prodotti dell’industria”. E allora che cosa c’è di più fondante e contemporaneo del disegno?

The Drawing Hall

Spazi dedicati espressamente al disegno sono spuntati a Berlino, a Londra, a New York. Ma ecco che è appena nato anche a Grassobbio The Drawing Hall, uno spazio indipendente interamente dedicato a tutte le forme che il disegno assume nel contemporaneo. L’intento è quello di dare il via a un lavoro di tracciamento di questo importante mezzo espressivo. Con il contributo di artisti, critici, curatori e professionisti del settore, The Drawing Hall vuole esplorare il disegno in Italia, presentando il lavoro di alcuni dei protagonisti del contemporaneo che utilizzano questo media sia nella progettualità che nell’esposizione.

La formula sarà sempre bivalente: una mostra e l’edizione di un Quaderno che richiami il lavoro espositivo e lo analizzi anche attraverso il contributo di autorevoli esponenti del mondo dell’arte contemporanea. Ad inaugurare il nuovo spazio è il progetto “GV 19,30”, che propone 25 tra le centinaia di disegni che l’artista Andrea Mastrovito ha realizzato per le grandi vetrate absidali della Chiesa dell’Ospedale Giovanni XXIII a Bergamo. Le opere sono accompagnate da una pubblicazione dal titolo “Accarezzare con la matita” e dal video-documentario “Un luogo una carezza” di Marco Marcassoli, che racconta passo passo il lavoro di Mastrovito.

Con la matita, con la macchina fotografica, con la videocamera

Nel contemporaneo il disegno non è solo il “segno sulla carta” ma anche denominatore comune di media differenti. Così The Drawing Hall è nato grazie all’artista Andrea Mastrovito, al visual designer e fotografo Walter Carrera e al regista Marco Marcassoli. È ai tre fondatori che abbiamo chiesto come si muove il disegno all’interno della contemporaneità, sia in fase progettuale che sul piano formale, ciascuno dal punto di vista dei propri linguaggi.

Andrea Mastrovito, artista

BM: Che ruolo ha il disegno nell’arte contemporanea?

AM: Incredibilmente nella patria del disegno – l’Italia – il disegno è considerato accessorio quando, al contrario, è passaggio imprescindibile per qualunque creazione. Artistica o meno.
Fu proprio un italiano, Giorgio Vasari, a darne una definizione chiara e fondamentale già nel Cinquecento: il disegno è “una apparente espressione e dichiarazione del concetto che si ha nell’animo, e di quello che altri si è nella mente imaginato e fabricato nell’idea”. Disegnare è dare forma alle idee, e ancora, è comprendere la forma delle cose e, quindi, conoscerle.

BM: Poi cosa è successo?

AM: Oltre quattrocento anni dopo è ancora un altro italiano a mettere il disegno al centro di tutto: “Scrivere con la sinistra è disegnare” di Alighiero Boetti libera la mano (e il cervello, quindi) dai vincoli del linguaggio invitandolo ad affrontarne le basi stesse della comunicazione, ovvero tornando ad una forma di disegno e riconoscimento delle forme che le sovrastrutture moderne hanno seppellito sotto miliardi e miliardi di immagini, segni e segnali. Per questo diciamo, giustamente, che il disegno è “imprescindibile” per qualunque atto di creazione e di conoscenza.

BM: In questi ultimi anni sembra tornato in auge.

AM: Effettivamente, dopo anni di silenzio, sembra che il disegno contemporaneo stia ricominciando ad attirare l’attenzione del sistema dell’arte italiana, forse favorito dalla “pausa” del covid, che ci ha portato a riflettere nel piccolo, nel personale, per poter ripartire ricostruendo da zero, dal foglio bianco. Ne sono chiari esempi “141 – Un secolo di disegno in Italia”, mostra curata da Maura Pozzati e Claudio Musso ad inizio anno presso la Fondazione del Monte a Bologna, o la recentissima ed ottima iniziativa della Collezione Ramo, “Milano Drawing Week” a Milano. Spero davvero che questa nostra nuova iniziativa, The Drawing Hall, possa contribuire, tramite mostre, pubblicazioni, documentari, talk e workshop, a svelare quello che è davvero alla base di ogni grande opera dell’intelletto, quel piccolo segno tracciato a matita (ma, perché no, anche con una penna ottica, col mouse o con la punta di un dito su uno schermo) chiamato “disegno”.

Walter Carrera, fotografo e visual designer

BM: Fotografare significa letteralmente “scrivere, disegnare con la luce”, ed il termine “design” deriva naturalmente da “disegno”. Qual è il tuo rapporto col disegno?

WC: Mi sono trovato diverse volte di abbozzare su un foglio di carta l’idea di uno scatto fotografico, o una particolare composizione visiva, e di portare con me sul campo il bozzetto per verificarne la validità. Da fotografo trovo interessante ricercare, osservare, e infine fissare nella fotografia tanto gli spazi semplici quanto quelli complessi. Anche se la ricerca dei minimi termini, dei segni invisibili, transitori o accidentali di una architettura, mi è di certo stimolante, trovo che è nella complessità di uno spazio dove i segni si sovrappongono, contrastano, primeggiano che riesco a trovare la condizione per me più ambita e sfidante, quella di una realtà fortemente strutturata, appunto, da prospettive, segni, vuoti e pieni, linee di forza che creano tensioni, e in definitiva “disegnano” lo spazio.

BM: Un esempio?

WC: A questo proposito, mi piace ricordare il grande fotografo Gabriele Basilico che nel processo preliminare di lettura di una città, muoveva dallo studio della carta topografica, delle masse, dei percorsi stradali e quindi, in definitiva, dal disegno della città stessa. È un processo di interiorizzazione e di conoscenza che ritrovo anche nella pratica del design, a qualsiasi scala, dal disegno di un carattere tipografico all’architettura di una pagina. Il disegno è dunque per me fondamentale a tutti i livelli, nel suo essere sia espressione intima, istintiva, uno strumento di primo approccio alla realtà, sia elemento di sintesi e restituzione, laddove spesso fotografia e design si uniscono in un’alchimia prodigiosa.

Marco Marcassoli, regista (h4)

BM: Seguire un disegnatore passo passo, nella genesi del lavoro, che cosa rivela?

MM: Documentare un artista all’opera ci porta innanzitutto nel suo spazio di lavoro, nel luogo della creazione. Vediamo di solito l’opera in una galleria, in un museo o come in questo caso nel luogo per il quale è stata pensata: documentare il processo colloca l’opera in un altro luogo, vedere dove l’opera nasce conferisce all’opera uno stadio di vita differente. Per me è come se fosse un bambino che si forma nel pancione della mamma, è come avere il privilegio di star lì e vedere come evolve e prende forma.

BM: Immagino però che serva una “giusta distanza”…

MM: È la chiave per quanto riguarda il mio lavoro, una distanza “neutrale”: quello che ho voluto fare anche nel documentario dedicato al lavoro di Andrea Mastrovito è di dare la possibilità a tutti di vedere quello che ho avuto la fortuna di osservare dal vivo, senza perdere l’autenticità del momento: la prima pennellata, cosa succede dopo di essa, come l’idea viene trasformata in atto e via dicendo. Significa non prendere una posizione, ma rivelare e immortalare. Documentare la genesi dell’opera ci immerge nel mondo stesso dell’artista, del suo pensiero e di come il pensiero si concretizza, svelandoci cose sull’opera che in altro modo sarebbero impossibili da conoscere, svelandone, appunto, i suoi misteri...

Info

The Drawing Hall si trova a Grassobbio in via Boschetti 87 (Capannone 13B). Telefono +39 393 9078715;
email: [email protected].

Sito The Drawing Hall

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