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Film usciti nel 2019 che dovreste recuperare se li avete persi

Guida. C’è qualcosa di più bello che passare le feste rimediando le pellicole che avete mancato durante l’anno? Le piattaforme streaming, i dvd e la programmazione delle sale può venirvi in aiuto. Intanto noi vi diamo qualche consiglio su cosa vedere

Lettura 5 min.
(Tilda Swinton ne “I morti non muoiono”)

La fine dell’anno si avvicina ed è tempo di classifiche. Un po’ dappertutto proliferano elenchi, graduatorie e top-ten di ogni tipo e quelle dei film (o delle serie tv) a dicembre arrivano puntuali come gli zampognari e il vin brulé. A noi non va di stilare l’ennesima lista del meglio, del memorabile o dei gusti e disgusti del 2019, ma siccome è pur vero che le feste si avvicinano e il tempo libero anche, abbiamo deciso di dare qualche suggerimento per recuperare quello che di notevole (forse) ci siamo persi durante l’anno.
Di seguito trovate sette film rintracciabili in dvd, in sala (se la programmazione lo consente) e sulle piattaforme streaming più note.

“La paranza dei bambini” di Claudio Giovannesi

Tratto dal romanzo omonimo di Roberto Saviano quello di Giovannesi non è l’ennesimo film sulla camorra come tanti di quelli che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni. Molto diverso anche da “Gomorra”, sempre tratto da Saviano, racconta di un gruppo di adolescenti del Rione Sanità di Napoli (una paranza: cioè in gergo un gruppo, un’unione, una cosca armata) che sedotti dai soldi facili e dal potere mafioso sfruttano un momentaneo vuoto di controllo nel quartiere per impadronirsene.
Giovannesi non utilizza né il linguaggio del romanzo popolare, né quello documentario preferendo ibridare queste due forme di racconto e fonderle con il genere gangster. Il risultato ricorda il cinema di Scorsese o di De Palma e traccia la più tipica parabola di rise and fall con al centro criminali poco più che bambini. Per i quali la mafia non è una spietata condizione di vita, ma un modo per giocare a fare i grandi, per vivere secondo le proprie regole e ribellarsi agli adulti. Un modo (quasi) come un altro di essere adolescenti.

Dove trovarlo: Rakuten Tv, Chili, Infinity, Google Play

“Noi” di Jordan Peele

Dopo il successo di “Scappa – Get Out” (2016) Jordan Peele torna con un film dalle tinte e dai temi molto simili. Un horror politico, forse ancora più radicale del precedente, incentrato su una sorta di apocalisse zombie (molto sui generis), in cui è protagonista una giovane famiglia di colore. Come il titolo suggerisce, quando c’è un noi deve esserci per forza anche un loro ed è nello spazio fra questi due soggetti che si liberano gli istinti violenti e si scatena il terrore. Qui però risiede anche la dimensione politica di questo orrore, fatto non solo di gesti efferati ma di esclusione, emarginazione, diversità.
“Noi” è un film che attraverso il tema del doppio riesce a toccare questioni come quella razziale e a riflettere sui tanti significati della parola “identità”. E nonostante un twist finale un po’ confuso e un didascalismo forse eccessivo, conserva un ritmo infernale dall’inizio alla fine e tiene incollati alla poltrona.

Dove trovarlo: Rakuten Tv, Chili, Google Play

“Il traditore” di Marco Bellocchio

Unico film italiano in concorso a Cannes 2019 e in lizza per rappresentare il nostro paese ai prossimi Oscar, “Il traditore” racconta la storia di Tommaso Buscetta (nel film Pierfrancesco Favino), il primo pentito di Cosa nostra, e della sua scelta di diventare collaboratore di giustizia. Buscetta dal 1981 – quando scoppia la seconda guerra di mafia fra palermitani e corleonesi – attraversa un ventennio di Storia italiana, vivendo sotto protezione negli Usa, fornendo nomi e dettagli utili a istruire il Maxiprocesso del 1989 e ad accusare direttamente Giulio Andreotti di associazione mafiosa.
Il Buscetta di Bellocchio è un uomo dalla psicologia semplice ma dalla personalità complessa, idealista e nostalgico di una mafia che ha “smarrito il suo volto umano”. Il regista gioca sull’ambiguità di un uomo capace di mentire e tradire per il proprio interesse, ma in grado di mostrare un’integrità e una moralità tutta sua, perfino sincera (come la stima per Falcone dimostra). Più che un eroe, un simbolo dei rapporti mai chiariti e mai risolti fra lo Stato e la mafia portati avanti per decenni.

Dove trovarlo: Rakuten Tv, Chili, Infinity

“Dolor y gloria” di Pedro Almodóvar

Forse il film più autobiografico di un autore per il quale l’autobiografia è una cifra stilistica. Qualcuno ha parlato addirittura di testamento, ma “Dolor y Gloria” non tira alcuna somma, non fornisce risposte e anzi, si interroga e si pone molte più domande di quante forse ne possa affrontare.
Attraverso la parabola di Salvador (uno strepitoso Antonio Banderas), regista che a causa di seri problemi di salute e traumi mai superati non riesce più a fare film, Almodóvar riflette con straordinaria sensibilità sul tempo, sul valore della vita e quello dei ricordi. Il risultato è un film intimo e personale che parla a tutti. Mostrando l’importanza di assolvere i propri errori, le proprie scelte sbagliate e cercando quella possibilità di cambiamento, di superamento e di perdono che esiste sempre. Soprattutto nei confronti di noi stessi.

Dove trovarlo: Rakuten Tv, Chili, Infinity, Google Play

“I morti non muoiono” di Jim Jarmusch

Dopo i vampiri ecco gli zombie. Jim Jarmusch aveva già affrontato l’horror, anche se in maniera tangenziale, con “Solo gli amanti sopravvivono” (2013) e torna ora a occuparsene con “I morti non muoiono”. Anche qui il cinema dell’orrore è solo un pretesto per imbastire un’opera riecheggiante l’horror politico di George A. Romero. Tramutando però questa eredità in satira.
Gli zombie che invadono la cittadina rurale di Centerville (e cioè metaforicamente il centro del mondo e anche del discorso) uccidono perché sono affamati, ma vogliono più di tutto ricominciare a fare ciò che facevano in vita: usare il wi-fi gratuito, giocare a tennis o bere uno chardonnay. I veri zombie siamo noi quindi e siamo schiavi senza anima né cervello della società dei consumi. Certamente non il più originale dei messaggi, eppure uno sguardo lucido e in diretta sulla nostra contemporaneità come solo un regista dello spessore di Jarmusch è in grado di lanciare.

Dove trovarlo: Rakuten Tv, Chili, iTunes, Google Play

“The Irishman” di Martin Scorsese

Senza alcun dubbio il più grande film del 2019. Quasi quattro ore che meriterebbero il grande schermo ma solo grazie a Netflix hanno visto la luce. Scorsese chiude un discorso lungo oltre quarant’anni sul proprio cinema e sulla propria storia. Una Storia anche collettiva, grande come l’America e lunga come un’intera vita.
I ricordi di Frank Sheeran, sicario della mafia italoamericana, si incrociano con gli eventi che hanno cambiato la faccia degli Usa a partire dal secondo dopoguerra. Frank come Jimmi Hoffa e Russ Bufalino è il fantasma di un passato impossibile da decifrare, simbolo di un Paese non più capace di ricordare. I segreti che Frank si porta nella tomba e per il quale ha sacrificato i propri affetti sono reminiscenze smarrite nel tempo e memorie senza oggetto. Scorsese non celebra un funerale, ma descrive l’invisibilità delle azioni individuali e dell’esistenza – non a caso “The Irishman” è costruito interamente sugli sguardi: di Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci e degli altri attori della pellicola. Il finale, lungo più di quaranta minuti, è una costruzione filmica che strappa letteralmente la pelle di dosso.

Dove trovarlo: Netflix

“Storia di un matrimonio” di Noah Baumbach

La fine di un amore e l’inizio di una separazione con tutte le crudeltà e le azioni meschine, veicolate da avvocati cinici, che ne conseguono. “Storia di un matrimonio” è però soprattutto la rappresentazione della difficoltà di collocare la fine di un amore all’interno della nostra soggettività.
Il film descrive parallelamente le vite dei due protagonisti (Adam Driver e Scarlett Johansson, bravissimi) proprio per mostrare la complessità della ricostruzione del sé al di fuori delle dinamiche della coppia e della famiglia. Lo smarrimento dei punti di riferimento (lui è costretto a fare la spola fra New York e Los Angeles per vedere il figlioletto) o i tentativi di riappropriazione di uno spazio (lei cerca di reinventare la propria carriera di attrice) che conducono al fallimento ne sono il sintomo più evidente. Un film che colpisce dritto a livello emotivo, fa leva su sentimenti primari e universali che tutti proviamo (e comprendiamo alla perfezione). Ma pure una storia che fa piangere, ridere e emoziona fino alla commozione. Come solo il grande cinema sa fare.

Dove trovarlo: Netflix

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