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La nostra città è (anche) capitale del cinema: ci pensa il «Bergamo Film Meeting»

Guida. Uno sguardo panoramico al programma della 41esima edizione del Festival, con qualche primo piano orientativo tra le tante proposte. Da venerdì 10 a domenica 19 marzo

Lettura 4 min.
«Śubuk», Jacek Lusinski (Mostra Concorso)

Oltre 150 film, eventi speciali, incontri con gli autori, workshop: da sabato 11 marzo a domenica 19 marzo torna il «Bergamo Film Meeting», con la sua appassionata ricognizione del cinema d’autore e popolare tra novità, classici e cult movies. Si parte con l’evento inaugurale di venerdì 10 marzo, la sonorizzazione live di «Psycho» di Alfred Hitchcock ad opera dell’Orchestra Sinfonica Giovanile di Milano diretta dal maestro Anthony Gabriele (ne abbiamo parlato anche qui).

Come di consueto, tutto trova spazio dentro le tradizionali sezioni: i lungometraggi della «Mostra concorso», l’indagine nel cinema europeo in «Europe Now», i documentari di «Visti da vicino», il focus sul cinema di animazione (quest’anno è protagonista Michaela Pavlátová), il «Kino Club» per scuole e bambini. Il programma è ricco: se potete, prendetevi del tempo per spulciarlo con calma. Nel frattempo, qui lo presentiamo a grandi (e parziali) linee, nel tentativo di dare un’idea generale e qualche spunto per orientare la scelta.

«Mostra Concorso» e «Visti da Vicino»

La competizione internazionale della «Mostra Concorso» è probabilmente quella in cui è più stretto il rapporto con il pubblico poiché sono proprio le preferenze dei presenti in sala a decretare il vincitore della sezione: si guarda il film e si vota direttamente in sala. C’è quindi un aspetto di scoperta (tutti i titoli sono in anteprima, italiana o internazionale) e di partecipazione attiva dello spettatore che da sempre è un valore aggiunto stimolante e divertente. La complessità delle relazioni, anche in rapporto ai luoghi e al potere, sembra essere un aspetto toccato da più di un titolo in programma.

Di certo, non mancherà l’occasione di riflettere sul presente attraverso il programma di «Visti da Vicino», la sezione dei documentari. Dodici produzioni internazionali e indipendenti, tutte inedite in Italia. Identità, storie familiari, memoria e oblio nella dimensione personale e collettiva, migrazioni, rivoluzioni. Sono alcuni dei temi coinvolti. Un paio di esempi? In «Machine in Flames» gli autori, Thomas Dekeyser e Andrew Culp, provano a ricostruire la storia del collettivo luddista CLODO, che durante gli anni Ottanta in Francia iniziò a bombardare le aziende di computer, scomparendo dopo tre anni senza lasciare traccia (e memoria).

Oppure c’è la storia di Thomas Hoepker, fotografo di fama internazionale cui è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer nel 2017: la sua arte è entrata nella memoria collettiva, mentre lui sta progressivamente perdendo la facoltà di ricordare. Il film-ritratto testimonia anche il suo ultimo grande sogno: un viaggio attraverso gli Stati Uniti con sua moglie.

Cineasti europei: Ursula Meier e Jaco Van Dormael

«Europe Now» è la sezione che negli anni ci ha portati a scoprire alcuni tra i più apprezzati e riconosciuti autori e autrici del cinema europeo contemporaneo, che talvolta però faticano a essere protagonisti veri del cinema in sala durante il resto dell’anno. A questo giro tocca a Ursula Meier e Jaco Van Dormael. La prima è regista e sceneggiatrice, i cui lavori si muovono sulla sottile linea di confine tra finzione e documentario, analizzando con grande abilità l’ambivalenza dei legami emotivi. Ha lavorato con Isabelle Huppert nel lungometraggio d’esordio «Home – Casa dolce casa», in cui racconta le vicissitudini di una famiglia che vive in un villino isolato situato nei pressi di un’autostrada chiusa ma che sta per essere riaperta, con tutte le spiacevoli conseguenze del caso.

L’altro è Jaco Van Dormael, regista e drammaturgo, di cui forse i più ricorderanno il grande successo «Dio esiste e vive a Bruxelles» del 2015. Autore dallo stile narrativo sperimentale, non-lineare, onirico e visionario, con una predilezione per i personaggi e i temi dell’infanzia, della disabilità fisica e mentale, e la quasi ossessione nel raffigurare la complessità della vita, racchiusa tra scelte e destino, tra limitazioni e possibilità. Di entrambi saranno presentate le filmografie complete.

A qualcuno piace cult

Uno dei piaceri più raffinati che accompagna il festival è sicuramente la riscoperta di classici della cinematografia internazionale da godere, una buona volta, su grande schermo. Quest’anno il tributo è tutto per Lauren Bacall, diva hollywoodiana dalla voce conturbante e lo sguardo che trafigge, notoriamente legata al mitico Humphrey Bogart, con cui fece coppia sullo schermo e nella vita. Per la prima volta in «Acque del Sud» («To have and have not», 1944) di Howard Hawks: adattamento del romanzo di Ernest Hemingway sceneggiato da William Faulkner, dramma romantico dentro le vicende della resistenza antitedesca nella Martinica francese.

Il film è uno dei capolavori del cinema narrativo hollywoodiano. L’ingresso di Lauren Bacall – al suo primo film – è fulminante: l’accensione di una sigaretta non è mai stata così interessante, probabilmente la miglior accensione di sigaretta mai catturata da una macchina da presa. Ed è solo l’inizio. Giochi di sguardi, dialoghi stuzzicanti, una regia elegantissima che è perfetta nel suo non mostrarsi. C’è poco da aggiungere: film imperdibile, tra una serie di cult in programma con protagonista una delle attrici più magnetiche della storia del cinema (a cui sarà dedicato anche un approfondimento sul canale YouTube del «BFM» a cura di Emanuela Martini).

Jerzy Stuhr: una retrospettiva

A proposito di icone. Quest’anno la retrospettiva è dedicata a uno degli attori più popolari e versatili del cinema polacco, protagonista memorabile dei film di Krzysztof Kieślowski e Krzysztof Zanussi, di molte regie teatrali di Andrzej Wajda e di alcuni (più o meno) recenti successi di Nanni Moretti come «Il caimano» e «Habemus Papam». Nel corso della sua carriera, Jerzy Sthur ha lavorato anche come sceneggiatore, regista, produttore e docente di arte drammatica. I film della retrospettiva testimoniano alcune delle interpretazioni più memorabili della sua carriera di attore, nonché la sua intera produzione da regista.

Nel nostro cuore resta scolpito in due film di Krzysztof Kieślowski in particolare, entrambi in programmazione: «Il cineamatore» («Amator», 1979) dove interpreta un giovane padre di famiglia che acquistata una macchina da presa per riprendere la figlia neonata si scopre sempre più ossessionato dal cinema e dalla regia; e «Decalogo 10» («Dekalog, dziesięć», 1989) l’ultimo capitolo della serie-capolavoro dedicata ai dieci comandamenti («Dekalog»), in cui troviamo due fratelli alle prese con la sorpresa che accompagna la morte del padre: una collazione di francobolli di enorme valore la cui eredità e gestione comporterà cambiamenti profondi nelle vite di entrambi. Jerzy Stuhr incontrerà il pubblico del Festival in Sala Galmozzi della Biblioteca Caversazzi (Via Tasso, 4), venerdì 17 marzo dalle 19 alle 20.

Celebrare Ermanno Olmi nell’anno della Capitale: si parte dal «BFM»

Una delle cose di cui da queste parti possiamo andare veramente fieri è il poter contare tra i “nostri” il grande Ermanno Olmi: un orgoglio vero, il più autentico. Celebrare il suo cinema nell’anno in cui Bergamo è Capitale della Cultura è doveroso, e un piacere irrinunciabile. La Federazione Italiana Cineforum ha per questo immaginato un programma fitto di eventi racchiuso all’interno del progetto «Cinema al cuore», in cui a Olmi è dedicata una retrospettiva “in itinere”, distribuita lungo tutto l’anno, che prevede proiezioni e incontri.

Avremo modo di parlarne più avanti su queste pagine, per ora basti sapere cosa ci aspetta dentro al contesto del «BFM» 41: due titoli di Olmi, «Un certo giorno» (1969) e «I recuperanti» (1970), quest’ultimo piccolo capolavoro prodotto per la TV che vede la collaborazione, alla sceneggiatura, di Tullio Kezich e lo scrittore Mario Rigoni Stern per raccontare la storia di due recuperanti di residuati bellici: lavoro e memoria nel secondo Dopoguerra sull’altipiano di Asiago.

In questa dedica al maestro bergamasco troverà spazio anche il mediometraggio d’esordio di Giorgio Diritti, «Quasi un anno» (1992), coprodotto da Ipotesi Cinema, la scuola-laboratorio fondata da Ermanno Olmi nella quale hanno mosso i primi passi diversi registi italiani tra la seconda metà degli anni Ottanta e i primi anni Novanta.

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