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Nembro è la nostra Spoon River. Gigi Riva racconta le storie di chi ci ha lasciato

Articolo. Venerdì 10 luglio alle 18,30 l’incontro “Spoon River Nembro. Il ricordo di chi non c’è più” apre il festival “Fare la pace”, al monastero di Astino. Un ricordo delle 188 vittime del Covid-19

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(Yuri Colleoni)

A inaugurare al monastero di Astino il festival “Fare la pace” è un appuntamento di forte valore simbolico: “Spoon River Nembro. Il ricordo di chi non c’è più” di Luigi Riva. “Quando abbiamo deciso di posticipare Fare la pace, ci siamo detti che ricordare cos’era successo è doveroso, pur essendo il nostro un festival che guarda al futuro. Lo facciamo attraverso un incontro che ricorda Nembro, il mio paese, ma trasformandolo in qualcosa di emblematico”, spiega Gigi Riva, giornalista bergamasco de L’Espresso e scrittore.

L’idea di una raccolta di epigrafi dedicata alle 188 vittime nembresi della pandemia nasce proprio da un articolo di Riva uscito a marzo su L’Espresso. Purtroppo aggiornato e ampliato con i nomi e le storie dei caduti delle settimane successive. A introdurre l’incontro, venerdì 10 luglio alle 18,30 (ingresso gratuito), è don Cristiano Re, Direttore dell’Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Bergamo. Ai testi letti da Gigi Riva si aggiunge l’omaggio di Francesca Ghirardelli, che ha indagato presso i parenti il ricordo e l’insegnamento che i morti hanno lasciato. I testi di quest’ultima saranno letti da Giorgio Personelli, mentre il contrappunto musicale è affidato a Pierangelo Frugnoli.

Fra i tanti, troppi, morti di Nembro, Gigi Riva ha scelto alcune figure particolarmente significative: “Ogni persona è parte del tessuto connettivo della comunità, ma alcune sono figure guida, che possono rappresentarne la sapienza e l’esperienza”. Ce le siamo fatte raccontare.

Tullio Carrara, il bibliotecario

Tullio Carrara è colui che ha fondato la biblioteca di Nembro nel 1973. “All’epoca facevo la terza media e per noi ragazzi fu rivoluzionario: in biblioteca scoprimmo la bellezza di studiare insieme, era un luogo di aggregazione – racconta Gigi Riva – Tullio consigliava i libri da leggere a ciascuno di noi, ci diceva cosa consultare per una ricerca scolastica, ma chiudeva un occhio se scoppiava una risata o un bacio dietro gli scaffali. Aveva capito benissimo che affinché la biblioteca fosse un polo di attrazione doveva essere anche luogo di incontro”. Quattro traslochi più tardi, la biblioteca ha ora trovato sede nel palazzo liberty di Nembro, ex sede comunale, ed è sempre un luogo dove si tengono parecchie iniziative, tanto da essere diventata anche Centro culturale. Lo stesso Tullio Carrara, nella sua lunga opera al servizio della comunità, teneva corsi di latino e su Dante, oltre ad allenare la squadra di calcio e insegnare catechismo.

Cristina Marcassoli, l’impiegata dell’anagrafe

Cristina Marcassoli sarebbe dovuta andare in pensione quest’anno. Lavorava all’ufficio anagrafe dal 1978, non ancora ventenne. “Generazioni di nembresi hanno avuto a che fare con lei, trovava sempre il modo per affrontare le pastoie burocratiche – racconta Gigi Riva – Si è ammalata il 5 marzo, non voleva stare a casa perché c’era molto lavoro, con tutti i certificati di morte accumulati nella prima settimana del mese. Ha detto ai colleghi che si sarebbero rivisti il lunedì, ma è morta la domenica, in due giorni”. Un particolare della storia vuole che il 3 marzo si sia incontrata all’Ufficio anagrafe con Ivana Valoti, l’ostetrica, venuta a confermare la volontà della madre di essere cremata. La Valoti è poi deceduta due settimane dopo, probabilmente dopo avere preso il virus dalla madre, accudita fino all’ultimo giorno. Anche l’ostetrica era una delle figure centrali del paese, non solo perché ha fatto nascere tanti nembresi, ma per il suo impegno sociale.

Giulio Bonomi, il bastian contrario

Giulio Bonomi è morto a 92 anni. Rimasto senza famiglia, era un ospite della Casa di Riposo di Nembro. “In paese era conosciuti come la figura del bastian contrario – racconta Gigi Riva – Era un falegname autodidatta, coltissimo e impegnato in politica”. Da sempre a sinistra, aveva aderito da giovane alla Dc per poi passare a metà anni ‘50 con Carlo Leidi, Giuseppe Chiarante e Lucio Magri nelle file del Pci. Dopo i fatti di Praga, prese parte alla scissione del Manifesto, giornale cui rimase fedele per tutta la vita. “Anche negli ultimi giorni si metteva nell’angolo più chiaro del patio per leggere ll Manifesto – racconta Riva – Negli anni ‘70 per tutti noi rappresentava la dedizione e l’impegno politico, era il classico burbero gentile. Teneva un vastissimo archivio cartaceo, che è tornato utile a chi cercava del materiale storico per la tesi di laurea”.

Marino Novelli, il pensionato

Andato in pensione, Marino Novelli ha deciso di essere l’uomo che ogni mattina fa attraversare la strada ai bambini delle scuole. “Si riempiva le tasche di caramelle o caldarroste e si istallava vicino alla Piazza del Municipio, per fare attraversare gli scolari sulle strisce. Era quello che conosceva tutti i loro nomi e dava il dolcetto a chi gli diceva di avere preso un bel voto. Anche nei giorni di mercato si metteva sulle strisce, per aiutare le signore anziane. Come andavi in piazza lo trovavi: espansivo, gioviale, ridanciano. Dal suo punto vista nella piazza centrale del paese, esercitava anche una sorta di controllo sociale, ad esempio rimproverava i ragazzi se si comportavano male. Tutte le mattine si consumava anche lo stesso sketch con le impiegate del Comune, alle quali diceva che avrebbero dovuto dargli uno stipendio perché era l’unico che lavorava davvero. Poi andavano a bere il caffè insieme”.

Bepi Pezzotta, il mediatore

A dare la misura della tragedia che si è consumata a Nembro, basti dire che di “Bepi Pezzotta” ne sono morti in tre nel paese. Uno di questi era il presidente della locale Casa di riposo. “Aveva fatto il sindacalista e la sua capacità di mediazione gli era molto utile per il lavoro in Rsa. Aveva un rapporto viscerale con i ‘suoi’ vecchietti, li confortava stanza per stanza tutti i giorni”, racconta Riva. È stato uno dei primi ad andarsene, a inizio marzo. La Casa di riposo ha pagato un tributo altissimo in termini di morti: 34, su 87 degenti. “Bepi Pezzotta è ricordato come un grande conciliatore, aveva idee moderne sulla terza età – prosegue Riva – Credeva che la casa di riposo non dovesse essere un ’deposito’ di anziani, ma un luogo osmotico con la popolazione, che parlava con il resto del paese. Per questo aveva creato un centro diurno e aveva fatto un mutuo da 4 milioni per ammodernare la struttura, con un bellissimo parco”.

Le altre storie venerdì, ad Astino.

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