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Roberta De Monticelli, dimmi che cosa ami di più o meno e ti dirò chi sei

Intervista. Dall’amare ciò che si fa, al porsi domande su ciò che ci accade, ai valori che ci definiscono in quanto esseri umani. La filosofia della persona è una pratica del quotidiano secondo l’accademica dell’Università San Raffaele ospite di Noesis il 23 marzo.

Lettura 4 min.
(Renee Fisher)

L’entusiasmo dell’aprire una strada, del cominciare qualcosa di nuovo o di sapersi rinnovare come persona. Questa è la grande forza dell’essere artefici del (proprio) futuro, un tema potente, in un periodo dove pensare al domani e fare progetti sembra essere difficilissimo, se non impossibile. Eppure, è proprio da qui che possiamo ripartire secondo Roberta De Monticelli, ospite della rassegna di filosofia Noesis il prossimo 23 marzo dalle 20 alle 22 in diretta streaming (partecipazione su prenotazione attraverso il sito Noesis).

Già professoressa ordinaria di Filosofia della persona presso l’Università San Raffaele di Milano, dirige il PERSONA, Research Centre in Phenomenology and Sciences of the Person. Precedentemente, tra il 1989 e il 2004, è stata titolare della cattedra che fu di Jeanne Hersch, una delle figure fondamentali della filosofia svizzera del Novecento. Ha studiato alla Scuola Normale di Pisa, all’Università di Bonn, Zurigo e alla Oxford University, dove è stata allieva di Michael Dummett e Raymond Klibansky.

Iniziare: la facoltà del nuovo e il libero arbitrio” è il titolo dell’intervento della professoressa De Monticelli a Noesis, “un tema a me molto caro, perché credo sia uno degli aspetti che più ci rende umani e ci fa sentire vivi – spiega – Il filosofo Herbert Spiegelberg sostiene che la vita sia sì fatta di abitudini, ma che noi riusiamo a vivere in modo creativo e ci sentiamo realizzati quando riusciamo a dare corso a nuovi inizi. Basta pensare a quanto noi esseri umani, nel bene e nel male, abbiamo portato al mondo cose nuove”.

SV: Lei professoressa in Italia ha portato qualcosa di nuovo, una cattedra unica: al San Raffaele ha insegnato Filosofia della Persona. Di che si tratta?

RD: Nel 2003 stavo insegnando a Ginevra, quando mi chiamarono all’Università Vita Salute San Raffaele, che proprio in quel periodo stava nascendo. Già in Svizzera avevo avviato un corso pre-dottorale con facoltà di medicina, psicologia e teologia protestante, molto interdisciplinare su quel tema e ho portato con me il progetto in Italia. La filosofia della persona si occupa di cosa è un essere umano, in quanto essere che ha una natura fisica, biologica, psichica e morale, indaga sull’individualità delle persone, la loro unicità, che non va confusa con l’individualismo nel senso negativo corrente. Questa disciplina ragiona sulla personalità, che ha a che fare con due dimensioni: quella affettiva, passionale e quella del volere, legata al desiderio ma anche all’agire disinteressato.

SV: Oltre all’insegnamento, lei ha scritto numerose opere divulgative tra cui “L’ordine del cuore – Etica e teoria del sentire”, “L’allegria della mente” ed “Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi”. Ce ne può parlare brevemente?

RD: “L’ordine del cuore” sviluppa l’aspetto affettivo della vita personale: come noi percepiamo i colori con la vista, percepiamo i valori con il sentire. C’è la paura che ci presenta il pericolo, il gusto che ci presenta la dimensione della bellezza. L’idea di fondo del libro che una persona si costruisce attraverso l’ordine di priorità: la scala dei nostri valori ci definisce come individui. Dimmi che cosa ami di più o meno e ti dirò chi sei.

SV: Che possiamo dire invece di “Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi”?

RD: Si tratta di un libro diviso in due parti: una sulla logica e l’altra sull’etica. Il filo conduttore di tutto è una domanda: “perché?”. Noi siamo quegli animali ragionevoli che qualunque cosa accada ci chiediamo perché. Lo facciamo davanti alla meraviglia e nel voler sapere che succede, per quanto riguarda la parte logica, ma ci chiediamo anche “perché mi fai questo?” davanti al torto subito o allo sdegno e questa è la parte legata all’etica. Due diversi significati, una sola domanda, fondamentale, che ci accompagna durante tutta la vita.

SV: Quanto a “L’allegria della mente” invece?

RD: Questo titolo viene da bellissima citazione di Agostino. Nel periodo trascorso a Milano, prima di andare a Ginevra, tradussi “Le Confessioni di Agostino”: non sono una storica, ma lui mi interessava perché nel suo latino ha saputo forgiare la lingua della filosofia. In quest’opera c’è un passaggio bellissimo che recita così: “Nutre l’anima solo ciò che la rallegra”. Possiamo anche intestardirci a studiare cose che non ci interessano davvero, ma ne caviamo poco, il vero nutrimento della mente, che diventa anche maturazione personale, è ciò che nell’oggetto di studio noi amiamo. Questa idea riflette una visione vocazionale dello studio della ricerca di conoscenza in cui credo molto.

SV: Oltre alla divulgazione filosofica, lei è un’attenta osservatrice della politica italiana. Numerosi sono i suoi interventi sul contemporaneo e su ciò che accade. Qual è la sua visione della situazione attuale nel nostro Paese?

RD: Ho guardato con molta speranza all’uscita dalla crisi attraverso la nomina di Draghi. Io sono fondamentalmente europeista, un ideale che rappresenta uno dei grandi filoni della nostra ragione pratica. Pensiamo allo scritto di Kant sulla pace perpetua: si tratta di un’utopia di una federazione mondiale di repubbliche, che crea ordine dove c’è la selva del tutti contro tutti, che sia la guerra o equilibrio instabile delle potenze. Draghi in alcune delle sue esternazioni, dove pare cambiato idea rispetto a una politica molto austera, ha mostrato come sia imperativo che ci sia più Europa nel nostro Paese perché l’Italia esca da questo declino.

SV: Su cosa agire?

RD: Penso alle grandi questioni aperte: dalla pandemia, alla ripresa, l’Italia può farcela e ricominciare se lo fa come parte di qualcosa di più grande. Vedo con grande positività la presenza di Draghi al vertice in Italia. Non c’è dubbio che i primi passi e la formazione di governo non siano state le sue pagine più esaltanti, ma credo ci fosse poco da decidere, dovendosi far accettare da questa coalizione nazionale. Mi ha molto preoccupato però il Ministero dell’Istruzione, dove non si capisce perché ci debba andare un economista.

SV: Qual è la sua esperienza di donna nel mondo accademico?

RD: Io non sono una femminista militante, ma non sono neanche antifemminista. Concordo con i temi e le istanze, ma ogni tanto con qualche perplessità. Oggi nelle facoltà umanistiche a me pare che la parità di genere sia raggiunta, vedo anzi che tra gli studenti predominano le donne, nel corpo docente non mi pare ci siano abissi, li vedo di più nel mondo della politica e in quello imprenditoriale. Ciò detto se una ragazza decide di non rinunciare alla maternità avrà la via più dura. Anche per me è stato così: quando ho avuto la cattedra a Ginevra, mi stava nascendo un bimbo. È stato molto difficile, ma anche molto esaltante.

Guarda qui sotto l’intervento di Roberta De Monticelli:

Sito Noesis

(foto in primo piano di Renee Fisher)

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