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Pinguini Tattici Nucleari, metafore a Sanremo

Intervista. La band bergamasca da Nuovi suoni live al palco dell’Ariston. In mezzo tanta gavetta, un sold-out al Forum di Assago e una canzone, “Ringo Starr”, che “non è altro che una metafora esistenziale”

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Lannus mirabilis dei Pinguini Tattici Nucleari, il 2019, si è concluso con la ciliegia sulla torta. Dopo l’uscita di un album importante, “Fuori dall’Hype”, dall’ansia dell’attesa, dopo il concertone del Primo Maggio, in piazza San Giovanni, il tour e una serata al mare con Lorenzo Jovanotti, ecco la chiamata a Sanremo, per l’edizione numero 70 del Festival della Canzone Italiana.

Nel mezzo di questo tempo senza fiato Riccardo Zanotti, lo scrittore di canzoni del gruppo, ha firmato anche un contratto come autore per la Bmg. La previsione dell’anno nuovo, il 2020, ha portato ai Pinguini la canzone giusta, appianati i contrasti tra indie rock e mainstream. S’intitola “Ringo Starr” e Riccardo, senza sbottonarsi troppo, la definisce una grande metafora. Per la band bergamasca l’occasione della vetrina sanremese è un traguardo raggiunto dopo sette anni di intenso lavoro. “Sembrerà romantica, la cosa, ma tutto nasce da una melodia che avevo in testa da tempo. In realtà è una melodia che mi accompagna da anni, però tra aprile e maggio mi sono messo al computer, l’ho registrata e ho cominciato a cercare le parole. Quando ho fatto sentire la canzone allo staff che ci segue c’è stato unanime consenso. È piaciuta. Testo e melodia arrivano a segno e ci consentono di fare un salto nel mare del nazional popolare. Il pezzo potrebbe piacere a grandi e piccini, a chi ascolta la radio e a chi viene ai nostri concerti. In realtà la continuità con il passato c’è, ma qui l’idea è quella di un messaggio universale. Questa è una canzone per tutti”.

UB: Perché avete dedicato il pezzo al batterista dei Beatles?

RZ: Mah, la canzone non è altro che una metafora esistenziale, ma per ora non posso dire altro. La sentirete. Speriamo che Ringo ci porti fortuna sul palco dell’Ariston.

UB: Da Nuovi suoni live a Sanremo quanto è stato facile o difficile il percorso?

RZ: È stato difficile e al tempo facile. Nuovi suoni è stato il vero trampolino di lancio iniziale perché ci ha consentito di avere un budget per andare avanti e iniziare la nostra carriera. Per questo mi sento di ringraziare il Comune di Bergamo per l’occasione di quel concorso per band emergenti. Non è facile trovare in giro un’iniziativa del genere dove un gruppo, per meriti live, può vincere dei soldi da investire nella propria attività. Quello è stato un primo aspetto. Poi la benzina che metti nella macchina ti fa capire se sei Schumacher o la nonna che la mattina va al mercato. La gavetta è stata lunga anni, abbiamo iniziato nei localini, poi ci siamo resi conto, uscendo dal nostro circuito, che c’era gente che ci ascoltava. Qualche difficoltà c’è anche stata, siamo comunque di Bergamo e la gente ti guarda come un provinciale con l’accento marcato. Abbiamo superato quel gap, dimostrando che quando ci s’impegna, non è così importante da dove arrivi. Noi la provincia ce la portiamo nel cuore.

UB: Anche perché molte delle vostre canzoni nascono dalla narrazione della vita che fate.

RZ: Assolutamente sì. E dico di più: ci sarà una sorpresa in futuro per i Bergamaschi. Una canzone parla della città.

UB: Come vi inquadrate nel cast dei Big di questo Sanremo?

RZ: Non saprei dire. Sicuramente non siamo la cosa che solitamente ci si aspetta al Festival. Prima di tutto siamo molto giovani. E visto che Sanremo rappresenta la grande tradizione della musica italiana qualcuno si chiederà se ce la faremo a superare l’onda d’urto dell’Ariston. Al di là del luogo comune, portiamo una cosa giovane e fresca, un indie pop che sporadicamente ha già frequentato il Festival.

UB: Il vostro ultimo album verrà ripubblicato con la canzone di Sanremo?

RZ: Non ci sarà solo quella, ci saranno anche degli altri inediti e qualche vecchia canzone del nostro repertorio.

UB: Giovani siete, ma arrivate a Sanremo forti d’imprese non da tutti: il Concertone, il Jova Beach Party. Che effetto vi fa il grande pubblico?

RZ: Il battesimo del fuoco in effetti c’è stato, ora passiamo ad un pubblico altro, televisivo, una grande pianura densa di gente. Per ora non ci siamo mai scottati con le platee anche grandi. Ci rincuora il fatto che l’annunciato tour dei prossimi mesi sta già funzionando alla grande. Il Forum è andato sold-out quasi subito e le altre date stanno andando molto bene.

UB: Si è detto altre volte: siete fedeli all’assunto “Sono solo canzonette”. Che si parli di temi importanti, d’amore, di politica, si racconti una storia, quel che conta è farlo con una qual leggerezza, con ironia anche.

RZ: L’Italia secondo me ha bisogno di buon cuore. La politica, il confronto, hanno bisogno di più leggerezza, il che non vuol dire che debbano mancare i contenuti. I toni troppo alti non vanno, ci vuole tranquillità nell’esercizio del confronto. Il conflitto non sempre porta al risultato ambito. Credo che s’imprima qualcosa nella testa della gente più con la carezza che col pugno. Il sorriso in una canzone, il calembour, la battuta possono aiutare a far passare meglio dei concetti. L’ironia, la risata aiutano a far passare messaggi importanti, anche seri.

UB: A Sanremo Riccardo Zanotti va con la sua band, i Pinguini, ma alla fine sarà sotto i riflettori anche come autore, visto il recente contratto, stretto con Bmg, come giovane autore talentuoso. La vetrina è doppia.

RZ: Le vetrine sono importanti. Sanremo sarà un bel banco di prova. Ma noi l’affrontiamo “Fuori dall’Hype”: non ci andiamo pensando che saremo giudicati. Da musicista, da artista, anche se non mi piace definirmi così, credo che si debba guardare prima di tutto a quel che si fa, bene possibilmente. Mi considero un muratore: le canzoni sono come le case. Ho un papà che fa il muratore, sono il primo della famiglia da cent’anni a non fare quel mestiere. Metto mattoncino di note su mattoncino, penso a tirar su qualcosa giorno per giorno, non penso alla casa già fatta. A Sanremo ci andiamo con l’idea di divertirci e vivere l’avventura a cuor leggero.

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(pubblicata il 7 gennaio 2020 su L’Eco di Bergamo)

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