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#bestof2021: Gite in montagna e nei boschi. Spensierati sì, ma attenti alle zecche

Guida. Questo tipo di Ixodidi è in aumento e, con esso, anche il rischio di essere morsi e infettati da qualche malattia. Per fare il punto sulla situazione, senza creare allarmismi e paure infondate, ne abbiamo parlato con Benigno Carrara, medico specialista in malattie infettive e Presidente della Commissione Medica del CAI di Bergamo

Lettura 6 min.
Una zecca sull’erba (Ja Crispy)

È finalmente arrivata la bella stagione e, dopo un anno di privazioni e chiusure, è forte la voglia di uscire a godere di nuovo dei nostri infiniti paesaggi. Montagna, lago, collina… basta mettere le scarpe comode e siamo pronti a partire. Non bisogna però sottovalutare un problema emergente e in costante crescita: quello delle zecche. Artropodi appartenenti all’ordine degli Ixodidi, compreso nella classe degli Aracnidi con ragni, acari e scorpioni, sono parassiti esterni in grado di penetrare la cute e succhiare il sangue degli ospiti.

In questi ultimi anni, l’aumento delle zecche è visibile ed allarmante: è necessario quindi sapere al meglio come proteggersi e cosa fare in caso di morso, affinché i nostri giorni all’aperto scorrano tranquilli e al sicuro. Ne abbiamo parlato con il Dott. Benigno Carrara, medico specialista in malattie infettive che ha lavorato come medico di famiglia in paesini di montagna, poi nel dipartimento di prevenzione dell’USSL, quindi nell’organizzazione dell’Assistenza Domiciliare Integrata. Oggi, pensionato, collabora con le cure palliative domiciliari dell’hospice dell’ospedale Papa Giovanni XXIII ed è Presidente della Commissione Medica del CAI di Bergamo.

Cause e conseguenze dell’aumento

“Le zecche sono un problema non solo in Italia, ma anche nel resto dell’Europa”. Inizia così Carrara, ampliando subito i confini di quello che è un allarme esteso ben oltre i confini della nostra città. “I problemi principali, in Italia, li abbiamo soprattutto nella parte nord-orientale e nei paesi ad essa confinanti; lì causano una malattia più grave rispetto a quella che causano nel nostro territorio: un’encefalite da morso di zecca dovuta a un virus che non è ancora presente sul nostro territorio”.

Le ragioni di questo aumento non sono chiarissime; come per tutte le questioni con un certo grado di complessità, gli studiosi non hanno una risposta precisa e univoca. “Una prima causa – spiega Benigno Carrara – è il cambiamento climatico: ci sono stagioni più calde che favoriscono lo sviluppo delle zecche anche a quote più elevate rispetto a dove si trovavano qualche anno fa”. Le zecche, in genere, si trovano in una fascia compresa tra i 600 m e i 1200 m; ultimamente si trovano anche fino a 1600 m. “Secondariamente, boschi e prati sono sempre più abbandonati: l’erba cresce selvaggiamente, i cespugli e le sterpaglie aumentano e questo è un habitat ideale per questi insetti. C’è un aumento anche degli animali, che possono essere ospiti delle zecche, come caprioli, pecore, capre, roditori o uccelli”.

Fastidiosa e silenziosa

Le zecche sono diffuse in tutto il mondo e ne esistono novecento specie. In Italia ce ne sono circa 40, divisibili in due gruppi: le zecche molli (sprovviste di scudo dorsale), “che parassitano soprattutto gli uccelli”, e le zecche dure, “che mordono mammiferi e l’uomo”.

Caratterizzate da quattro stadi biologici, uovo, larva, ninfa e adulto, il passaggio da uno stadio a quello successivo richiede un pasto di sangue, sia per le femmine che per i maschi. “Il morso della zecca non è doloroso. Quando punge, secerne una sostanza anestetica che le permette di pungere senza che l’individuo se ne accorga. È più fastidiosa la puntura di una zanzara, per esempio”. La zecca “si nutre con il sangue dell’ospite e, una volta che si è alimentata a sufficienza, si stacca e se ne va. Il pasto può durare anche delle ore, fino a qualche giorno.” Le zecche vivono in ambienti ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva. “Lei sta stelo dell’erba e, quando sente avvicinarsi un mammifero, a causa del calore e dell’anidride carbonica emessi dal corpo, fa un piccolo salto e si attacca”, spiega Benigno Carrara.

Il morso di zecca e le malattie

“È importante trovare la zecca il prima possibile, se si viene morsi: la malattia, se c’è, non viene trasmessa subito”. Benigno Carrara sottolinea più volte, durante la nostra chiacchierata, l’importanza della tempestività. “Non tutte le zecche sono infette: ce ne sono in giro così tante che, fortunatamente, solo l’1% possono trasmettere la malattia. Prima l’insetto si alimenta e poi, a un certo punto, rigurgita il sangue ed è qui che eventualmente viene trasmessa. È per questo che è importante trovare la zecca subito, nel giro di 24 ore: il rischio di ammalarsi diventa molto più basso”.

Gli Ixodidi sono in grado di trasmettere all’uomo agenti patogeni responsabili di alcune malattie, tra cui la malattia di Lyme e l’encefalite da morso di zecca, detta anche TBE. “Il batterio responsabile della malattia di Lyme, chiamata così perché emersa per la prima volta in questo paese degli Stati Uniti, è diffuso in maniera ubiquitaria. Il virus della TBE, invece, non è presente in Lombardia ed è invece diffuso nel Nord-Est d’Italia”. Non esistono invece, al momento, evidenze su una possibile capacità delle zecche di trasmettere Covid-19 con il loro morso.

La malattia di Lyme

Camminando nei boschi bergamaschi, quindi, nel caso in cui incappassimo nel morso di una zecca potremmo prendere questa malattia. L’infettivologo bergamasco spiega come riconoscerla e, ancora una volta, sottolinea l’importanza del tempismo: “Nel punto di morso della zecca, dopo qualche giorno, compare una macchia rossa che si estende in maniera concentrica dal morso. Può essere anche di 10-15 cm. A volte questa non crea alcun problema; altre, invece, può comparire un po’ di febbre e, se non viene curata per tempo, può dare altri disturbi come dolori articolari e muscolari”. Non è grave, però può estendersi nel tempo e può essere fastidiosa. “Quando i dolori si sono manifestati, infatti, ormai l’antibiotico non funziona più, perché il microbo è già sparito: l’infezione è andata avanti, sono passate già delle settimane dal giorno del morso”.

Ogni regione ha un istituto zooprofilattico veterinario che studia tutte le malattie trasmesse dagli animali all’uomo. “Questi istituti fanno degli studi anche sulle zecche: si recano in boschi o prati dove suppongono una presenza massiccia delle stesse, stendono dei teli bianchi e le catturano. Vengono poi studiate: si riesce così a sapere quali tipi di zecche abitano una determinata zona, quali tipi di malattie possono portare e così via. È grazie a questi studi che sappiamo che in Lombardia non è diffuso, per ora, il virus della TBE. Sono cose importanti, da non sottovalutare”.

La prevenzione

È fondamentale prevenire il morso di una zecca, sia per noi che per i nostri amici a quattro zampe. Per quanto riguarda i cani, esistono dei prodotti veterinari che impediscono al cane di essere morso dalla zecca, specifica Benigno Carrara, sottolineando l’importanza di rivolgersi a un veterinario. “Per quanto riguarda l’uomo, bisognerebbe tenere coperta la maggior parte del nostro corpo quando si va in ambienti dove potrebbero esserci le zecche. Capisco che d’estate non è così semplice: usare scarpe un po’ alte, pantaloni lunghi, camicia o maglietta a maniche lunghe e magari di colore chiaro, per identificare meglio la zecca, non è facile se fa caldo”.

L’altra cosa che si può fare è usare i repellenti. Molto spesso, spiega l’infettivologo, quelli per le zanzare sono validi anche per le zecche: bisogna verificare nelle condizioni d’uso. Si possono usare anche degli insetticidi da spruzzare sui vestiti: non sono pericolosi per l’uomo, sono specifici per questo uso. “Quando si rientra da una escursione, nonostante le precauzioni prese, bisogna controllare tutto il corpo per vedere se non ci sia qualche zecca. Sono piccole e sono scure, però. Non bisogna controllare solo le parti scoperte, ma anche sotto ai vestiti: a volte risalgono nelle parti più calde e umide del corpo. Bisogna controllare anche gli zaini e le borse e, ovviamente, anche il cane”.

Ma quindi avere un animale domestico è pericoloso per il padrone? No!

Il nostro animale domestico può essere morso, come qualsiasi altro mammifero. Se passeggiamo, per esempio con il cane, in boschi e ambienti dove potrebbero esserci le zecche, è chiaro che il nostro amico corre il nostro stesso rischio, spiega Benigno Carrara. “Se il cane viene morso, però, non è che questa stessa zecca possa poi passare a noi: in genere lei si alimenta e, quando è piena, cade. Non morde immediatamente qualcun altro, perché è sufficientemente alimentata. Di rischi, in questo senso, non ce n’è”.

Cosa fare se si viene punti

Se si trova una zecca sul proprio corpo o su quello del nostro animale va immediatamente tolta con le pinzette. “La cosa importante è cercare di prenderla più in basso possibile e dare un colpo secco, facendo un piccolo movimento rotatorio, come per svitare la testa della zecca infilata nella pelle”.

Poi, una volta tolta, si disinfetta un po’ la zona e basta: “Non è necessario prendere subito medicine o altro; è sufficiente controllare per una ventina di giorni la zona intorno al morso. Se compare qualcosa di strano, come la macchia rossa di cui sopra, è necessario recarsi dal medico”. Non si deve in alcun modo usare petrolio, oli o altri liquidi e nemmeno bruciare o spremere la zecca.

Il morso della zecca è comune e frequente, eppure non se ne parla molto. “A Bergamo abbiamo anche fatto un convegno con i medici di famiglia a ottobre 2019 per aggiornarli sul problema e formarli a proposito. Come CAI abbiamo anche proposto dei depliant da diffondere agli escursionisti, dove ci sono questi consigli e indicazioni”.

Anche se non è in pericolo la nostra vita, o quella del nostro amico a quattro zampe, è importante conoscere queste nozioni di base: ci aiutano a vivere meglio il nostro tempo libero e le passeggiate in montagna, consci dei pericoli che corriamo e delle azioni da compiere in caso di necessità.

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