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Le parole e la musica di Oreste Castagna e Gianluigi Trovesi nella tempesta

Articolo. I due hanno chiuso in piazzetta don Andrea Spada l’installazione memoriale “Ogni vita è un racconto”

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Oreste Castagna e Gianluigi Trovesi (Rossetti)

Ad un certo punto dal cielo la pioggia è venuta giù grossa. I lampi, i tuoni, il vento che sembrava volersi portare via il gazebo sotto cui Oreste Castagna e Gianluigi Trovesi stavano rendendo il loro omaggio alle persone morte durante le settimane più difficili del contagio da coronavirus. Eppure i due, come navigatori esperti su una nave nel pieno della tempesta, sono andati avanti. Castagna porgendo parole cariche di poesia e testimonianza – il “Magnificat” di Alda Merini e alcuni dei tantissimi ricordi delle persone decedute, lasciati dalla gente comune sul sito di “Ogni vita è un racconto – Trovesi, in risposta, bordeggiando sobriamente con il suo clarinetto fra dolcezza e malinconia, com’è tipico del suo stile. Entrambi con una sapienza artistica che è insegnamento, incastrandosi alla perfezione in quel punto di congiuntura fra arte e memoria mai facile da raggiungere.

L’installazione “Ogni vita è un racconto”, spenta ieri sera dopo la performance dei due, è stata un punto di ritrovo per tanti. Passandovi, capitava di trovare persone ferme e in silenzio davanti allo schermo o in auto con gli occhi puntati là dove scorrevano i nomi di chi ci ha lasciato a causa della pandemia. Succedeva di giorno come di sera, quando l’installazione sulla piazzetta don Andrea Spada emetteva nel buio una luce suggestiva, un qualcosa che riguarda la memoria e lo spirito aggiornato al nostro tempo. È stata l’occasione per tutti di una preghiera detta a bassa voce o di una riflessione su quello che è accaduto e che non può essere superato da un oblio apparentemente facile ma in fondo temibile: la facoltà di ricordare è ciò che dobbiamo portarci nel futuro, tenendola stretta perché la provincia di Bergamo flagellata è ciò che ci ha cambiato.

Lo sapevano bene Oreste Castagna e Gianluigi Trovesi, che nei giorni precedenti alla performance ci hanno ricordato il dovere della memoria e quello di continuare ad essere artisti, entrambe le intenzioni impresse in un messaggio civile che si è trasformato in un gesto artistico di sostanza feconda. Fra le tante testimonianze lasciato sul sito di “Ogni vita è un racconto” – che a differenza dell’installazione fisica continuerà ad esistere – ce n’è una che riassume il significato della presenza dell’attore e del musicista in questo luogo memoriale creato da L’Eco di Bergamo: “Ricordo di te specialmente l’attenzione alla natura e la capacità di trovare forme in ogni tronco di legno. Una volta mi chiedesti un pezzo di ramo che avevo potato dal mio ciliegio; lo avresti trasformato in una scultura”.

Forse il compito dell’arte è proprio questo: trasformare un ramo in una scultura, dare forma alle parole più vivide isolandole dal rumore del mondo, plasmare il suono in una musica che accarezzi l’anima. Proprio questo hanno fatto Castagna e Trovesi nel bel pezzo di una tempesta che infuriava – e che a Nembro come nella Bassa lasciava danni. Il tutto ha generato una sorta di involontaria immagine metaforica di ciò che negli ultimi mesi abbiamo vissuto: una tempesta che ha lasciato un territorio da ricostruire, in cui la bellezza e la cultura sono ciò di cui dobbiamo nutrirci affinché l’anima si schiarisca.

Voi siete ombre che gettano luce, / voi siete ombre scintillanti, / e anche nelle notti le montagne / brillano della vostra presenza. / Voi siete il vulcano di Dio, / le vostre ceneri si disperdono ovunque / e siete i morti e l’amore, / e siete morti e resuscitati, / e siete morte e resurrezione, / ma siete anche la grande vendemmia / dell’eterno sorriso”. Non serve necessariamente credere per lasciarsi segnare dalle parole del “Magnificat” di Alda Merini. Credenti o no, siamo tutti chiamati alla grande vendemmia dell’eterno sorriso, di cui Castagna e Trovesi hanno indicato la via. La nostra vendemmia riguarda il ricordo e la vita, la rinascita e la giustizia, l’essere vitali e fecondi per gli altri: “quante volte l’uomo si inaridisce e / risorge durante la sua vita”. Quante volte ci siamo dimenticati di essere donne e uomini nel mondo, ma qualcuno alla fine ce lo ha ricordato.