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Diventare cittadini consapevoli con il Teatro del Vento. L’educazione civile a scuola passa dal palcoscenico

Articolo. Dal coraggio dei nove ragazzi di Little Rock che hanno combattuto oltre le discriminazioni razziali per andare a scuola sessant’anni fa, alla giovane Teresa Mattei, la ragazza che ha scritto fisicamente la nostra Costituzione. All’importanza della memoria perché l’Olocausto resti confinato ai libri di storia. Un mosaico di racconti, valori e testimonianze che il Teatro del Vento restituisce a studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo e secondo grado attraverso la voce, la presenza e il dialogo

Lettura 5 min.
Chiara Magri in «La guerra è finita»

Cinque proposte di teatro civile che scuole, biblioteche o comunità possono scegliere di inserire in calendario, firmati dalla compagnia bergamasca attiva in tutto il Nord Italia. I temi: libertà, democrazia, diritti civili, antirazzismo e inclusione. Parole chiave di trattati, decreti, leggi e provvedimenti italiani e internazionali a tutela delle persone. Valori per cui giovani ragazzi afroamericani hanno sfidato lo status quo di un’istituzione che non gli permetteva di sedere tra i banchi in virtù del colore della loro pelle. Ideali per cui c’è chi ha combattuto sulle montagne d’Italia e chi ha dato la vita durante la Resistenza per garantire uno Stato democratico. Persone, dietro gli ideali. Così, quando da una parola si passa alla loro storia, ai loro volti e alle loro esistenze fatte di speranze e difficoltà tutto cambia. La storia diventa testimonianza.

Parte da qui il lavoro della compagnia bergamasca Teatro del Vento, che fa tappa in scuole, biblioteche o comunità del Nord Italia con l’obiettivo di contribuire a formare una coscienza sociale nei ragazzi attraverso spettacoli di teatro civile. «Un teatro, quello civile, che da oltre duemila anni porta in scena la storia degli uomini e delle donne perché possano conquistare condizioni sociali migliori – spiega Chiara Magri, attrice e regista, co-direttrice di Teatro del Vento – Non è un teatro che si mette al servizio delle forze politiche, ma che è a disposizione del principio di democrazia».

Partendo da questo presupposto, Teatro del Vento ha scelto di lavorare con i ragazzi e le ragazze: «attraverso le storie che raccontiamo e con cui li portiamo a comprendere come la democrazia e la libertà non siano scontate, ma siano beni preziosi conquistati per noi attraverso l’operato e la dedizione di persone che si sono battute per questo. Valori su cui bisogna tenere una strada segnata».

Ecco, quindi, che tra gli spettacoli per scuole o enti culturali, Teatro del Vento offre cinque diverse proposte, che si concentrano su tematiche che operatori culturali, docenti o formatori potrebbero approfondire con gli studenti attraverso il palcoscenico: «Bianco e nero», «Articolo 3», «La guerra è finita», «Roma 16 ottobre ’43» e «La Storia del Cantore».

«Bianco e nero». Alle radici dell’odio razziale

Questa lettura teatrale in cui alle parole si affiancano a immagini d’epoca ripercorre la storia delle sei ragazze e dei tre ragazzi che negli anni Sessanta sono riusciti a superare le barriere dei pregiudizi e delle consuetudini sociali, combattendo per il loro diritto a un’istruzione non segregata in base al colore della pelle. Una storia di convivenza civile, di rispetto dell’altro e di lotta alla violenza e alla cultura in cui si radica. Un racconto sui ragazzi proposto ai ragazzi, in cui le fotografie dei protagonisti danno un volto alla vicenda.

«Una proposta indirizzata alle scuole secondarie di primo e secondo grado e uno spettacolo di grande attualità – spiega Chiara Magri – il discorso sull’integrazione razziale infatti è ancora aperto e va affrontato capendo che tanto si costruisce tra i banchi di scuola, il primo laboratorio in cui si impara a stare con gli altri».

«Articolo 3». Una giovane donna che ha scritto la storia della Costituzione

Un intervento che scava dietro il principio fondante dello Stato, uno tra i documenti più citati e forse meno conosciuti, la Costituzione. «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Questo recita l’articolo 3, che parla di pari opportunità, di rispetto e di tolleranza.

Un articolo che il Teatro del Vento racconta attraverso la storia di Teresa Mattei, studentessa e combattente, che ha paura ma non teme il nemico e che non esce di scuola per festeggiare le colonie dell’impero, ma abbandona la classe quando le vogliono insegnare che appartiene ad una razza superiore. La ragazza partecipa alla battaglia per la liberazione di Firenze e paga di persona il suo coraggio, esce a testa alta dalle pagine più buie della Seconda guerra mondiale per diventare la più giovane tra le donne che hanno scritto la nostra legge costituzionale.

«Teresa ha lottato sul campo e fatto parte delle donne dell’Assemblea costituente – aggiunge la regista – è stata la segretaria che ha trascritto tutta la Costituzione, è stata lei che ha redatto fisicamente la Costituzione. Con il nostro spettacolo noi facciamo sentire le sue parole».

«Roma 16 ottobre ’43». Perché non accada mai più

Il Sabato Nero, così venne chiamata la giornata del 16 ottobre 1943, quando più di mille persone, donne, uomini, vecchi e bambini vennero catturati nelle strade di Roma. Oggi in Europa tanti non possono sapere – oppure non vogliono ricordare – che settanta anni fa da quel rastrellamento tornarono a casa 15 uomini, una donna, nessun bambino. Per conoscere i meccanismi della deportazione seguiremo le testimonianze di chi c’era, ebbe fortuna e non fu preso, di chi ha visto tutto, di chi ha fatto molto e di coloro che non fecero nulla per impedire che accadesse.

Questa vicenda riprenderà vita attraverso le parole trovate in due libri: uno scritto pochi mesi dopo la retata da Giacomo Debenedetti «16 ottobre 1943» e l’altro uscito nelle librerie, settanta anni dopo, a cura di Anna Foa. «Leggo e racconto gli avvenimenti di quella terribile giornata ai ragazzi d’oggi con un linguaggio semplice e diretto, ascoltando le loro domande, cercando insieme di capire l’incomprensibile, con un semplice obiettivo: creare le condizioni che questo non si ripeta – spiega Chiara Magri – Se non si entra in contatto davvero con loro puoi leggere la storia più bella del mondo ma non verrà ascoltata, non sarà davvero “sentita”. Le informazioni spesso a scuola circolano in un unico senso, noi vogliamo fare un passo in più: siamo qui, siamo queste persone e ci siamo prese l’impegno di fare luce su questi temi».

«La Storia del Cantore». La memoria nelle pagine di una biblioteca

Una seconda lettura pensata per il «Giorno della Memoria», ambientata in Lituania. Nella città di Vilna i nazisti riunirono migliaia di libri destinati ad essere bruciati e selezionarono un gruppo di intellettuali ebrei per formare una squadra di professori, scrittori e bibliotecari che divenne poi famosa col nome di «Brigata della Carta». Il compito di questi lavoratori-schiavi era di selezionare i volumi più preziosi destinati ad essere inviati in Germania, e mandare al macero il resto. Un piccolo gruppo di loro riuscì a nascondere e salvare dalla distruzione centinaia di libri preziosi. In mezzo a quelle pagine vennero ritrovate anche le trascrizioni di racconti popolari Yiddish, raccolte dalla viva voce di quella gente che presto sarebbe stata annientata.

«Tra queste come Teatro del Vento proporremo la leggenda “Il re triste ed il cantore” – aggiunge la regista – per offrire la possibilità di ascoltare come, con semplicità ed efficacia, si esprimeva la cultura di comunità antiche e laboriose distrutte dall’odio. Un reading dedicato al valore dei libri, che diventano oggetti di testimonianza e di memoria di una cultura che viene salvata dall’annientamento».

«La guerra è finita». Narrazione e video per insegnare il diritto alla vita

Uno spettacolo ispirato a «Il cerchio a terra e il giudice», un’antica storia cinese ripresa poi da Bertold Brecht nel suo «Il cerchio di gesso del Caucaso». Una dinastia di nobili corrotti crolla sotto il peso dei debiti. La città è circondata dai ribelli, ed ecco giunge l’assalto di un feroce esercito: il re viene ucciso, la regina avida di ricchezze abbandona il piccolo erede al trono e fugge. Nel palazzo in fiamme una serva corre, stringendo a sé il bambino salvato dall’arrivo degli invasori, proprio quel piccolo che cercano per sterminare la stirpe. Cosa dirà la gente di questa ragazza sola con il bambino mentre la guerra infuria?

Nello spettacolo il narratore ripercorre la vicenda di una ragazza, coraggiosa e testarda, che salva un bambino perché crede nel diritto alla vita. Per questo si dovrà misurare con la sua condizione di donna in un contesto di conflitto e di esercizio del potere. La narrazione è integrata da brevi filmati in bianco e nero, componendo un racconto serrato ed avvincente che propone un esempio di umanità, attualissimo nei contenuti, capace di intrecciare molteplici tematiche: l’abbandono, la fuga, il coraggio e la paura, i pregiudizi ed il rispetto per l’umano.

«Una proposta che ci parla di qualcosa di vicino, come questa guerra che alle nostre porte e che molti italiani vivono a fianco di ucraini qui in Italia, raccontata attraverso una vicenda risalente a sette secoli fa – commenta Chiara Magri – È importante non solo glorificare la pace, ma anche praticare una vita di convivenza che porta verso l’ascolto dell’altro».

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