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«La vita davanti a sé»: quando il teatro dà luce alle diversità

Articolo. Lo spettacolo di e con Silvio Orlando apre la Stagione di Prosa al Teatro Donizetti e avvia «La Bellezza e l’ombra», uno dei percorsi educativi della Fondazione Teatro Donizetti, che coinvolge alcuni studenti degli istituti superiori della bergamasca. «Il teatro – spiega la Direttrice artistica Maria Grazia Panigada – diventa strumento per aprire riflessioni verso alcuni temi attuali, per riportarci ad essere spettatori con più capacità di comprendere come l’arte possa abitare i luoghi d’ombra della società»

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Silvio Orlando in «La vita davanti a sé» (foto Gianni Biccari))

La Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti sta per iniziare nel segno di uno degli attori di teatro e cinema più amati dal pubblico e premiati dalla critica: Silvio Orlando, vincitore nell’arco del 2022 di ben tre premi come attore protagonista del film «Ariaferma», David di Donatello, Nastro d’Argento e Globo d’oro. Nella produzione di Cardellino srl, l’artista napoletano porterà in scena al Teatro Donizetti, da martedì 13 a domenica 18 dicembre, «La vita davanti a sé», tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore francese di origine lituana Romain Gary Emile Ajar, dividendo il palcoscenico con i quattro musicisti dell’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre (Simone Campa, alla direzione musicale e a chitarra battente e percussioni, Marco Tardito, a clarinetto e sax, Daniele Mutino alla fisarmonica, Kaw Sissoko a kora e djembe). Le scene sono a cura di Roberto Crea, i costumi di Piera Mura e il disegno luci di Valerio Peroni.

Pubblicato nel 1975 e adattato per il cinema nel 1977, al centro di un discusso Premio Goncourt, importante premio letterario francese, il romanzo «La vita davanti a sé» (titolo originale «Le vie devant sol») è la storia di Momò, bimbo arabo di dieci anni che vive nel quartiere multietnico di Belleville, nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che, dopo aver abbandonato il “mestiere”, sbarca il lunario prendendosi cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani. Il romanzo e lo spettacolo, commovente e ancora attualissimo, raccontano quindi di vite sgangherate che vanno alla rovescia, ma anche di un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia.

«La vita davanti a sé» è, inoltre, legato alla prima parte de «La Bellezza e l’ombra», uno dei più importanti progetti educativi della Stagione di Prosa e Altri Percorsi, realizzato con il coordinamento scientifico di Ivo Lizzola, docente di Pedagogia Sociale del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo. «Un progetto che racconta come, tra le zone d’ombra della città, nei luoghi più fragili e di confine, si possono trovare elementi di bellezza: luci nelle ombre», spiega Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi, che ci racconta la doppia finalità del percorso: far conoscere il linguaggio teatrale ai più giovani ed elaborare un vero e proprio processo di cittadinanza attiva .

Durante gli appuntamenti verso lo spettacolo, che vedono coinvolte alcune classi degli istituti superiori Lussana, Mamoli, Pesenti e Secco Suardo, diversi sono già stati i momenti di formazione e i dialoghi con operatori sul tema della fragilità, coordinati dalla formatrice Silvia Brena, così come gli incontri degli studenti in alcune comunità di accoglienza del territorio bergamasco. Lo stile, che pone al centro l’ascolto dei ragazzi, sarà mantenuto anche nell’ultimo appuntamento, coordinato da Maria Grazia Panigada e Ivo Lizzola, a cui parteciperà anche lo stesso Silvio Orlando, a testimonianza di come il teatro possa ospitare queste vite fragili e condividerle.

«Questo progetto mette al centro l’ascolto: vogliamo partire da quella che è la percezione dei ragazzi coinvolti, in particolare, lavorare con istituti molto diversi tra loro, rende lo sguardo ancora più vasto e interessante», racconta la Direttrice artistica. E prosegue: «Durante il percorso, gli studenti delle scuole superiori hanno incontrato utenti di diversi centri d’accoglienza e comunità della bergamasca, per discutere e confrontarsi su temi sociali come la prostituzione, ma anche fornire uno sguardo nuovo sulle situazioni di fragilità che ci circondano. Così il teatro diventa strumento per aprire riflessioni verso alcuni temi attuali, per riportarci ad essere spettatori con più capacità di comprendere come l’arte possa abitare i luoghi d’ombra della società».

Nello spettacolo teatrale, già rappresentato con successo in diverse città italiane, Silvio Orlando conduce il pubblico dentro le pagine del libro con la leggerezza e l’ironia di Momò, diventando, con naturalezza, quel bambino nel suo dramma. Il risultato è un autentico capolavoro “per tutti” dove la commozione e il divertimento si inseguono senza respiro. Romain Gary Emile Ajar ha anticipato – senza facili ideologismi e sbrigative soluzioni – il tema principe dei temi contemporanei: la convivenza tra culture, religioni e stili di vita diversi. Il mondo appare improvvisamente piccolo, claustrofobico, in deficit di ossigeno. I flussi migratori si innestano su una crisi economica che, soprattutto in Europa, sembra diventata strutturale, creando nuove e antiche paure soprattutto nei ceti popolari, meno garantiti.

Se questo è il quadro, quale funzione può e deve avere il teatro? Non certo indicare vie e soluzioni che ad oggi nessuno è in grado di fornire, ma una volta di più raccontare storie emozionanti, commoventi, divertenti, chiamare per nome individui che ci appaiono massa indistinta e angosciante. «La luce è un tema riconoscibile sia ne “La vita davanti a sé”, illuminando gli ultimi, sia in “Diplomazia” di Teatro dell’Elfo dove si affronta il rapporto tra etica e bellezza di quest’epoca buia. Due spettacoli che in comune hanno il messaggio di saper trovare la bellezza nei luoghi più oscuri della vita. Dal percorso fatto attorno allo spettacolo “Le supplici” è, invece, nato un ragionamento attorno alla verità, dove a rispondere ai ragazzi è la stessa opera di Euripide messa in scena», spiega Panigada.

Raccontare la storia di Momò e Madame Rosa, nel loro disperato abbraccio contro tutto e tutti, è necessario e utile. Le ultime parole del romanzo di Gary dovrebbero essere uno slogan e una bussola in questi anni dove la compassione rischia di diventare un lusso per pochi: «bisogna volere bene». C’è così una componente sentimentale ed emotiva compresa nel tema dominante de «La vita davanti a sé», che è la convivenza tra culture, religioni e stili di vita diversi, che insieme al progetto «La Bellezza e l’ombra» si pone la missione di riportare ad una dimensione umana fatti che possono risultare controversi, razzistici e strumentalizzati politicamente.

In questo senso, qual è dunque la forza del teatro? La sua capacità di fare uscire temi come l’immigrazione e la multiculturalità dalla dimensione astratta dei media per farli diventare carne, vite, accadimenti? Come afferma la direttrice artistica: «Il teatro è capace di avvicinare attraverso le storie, rendendo reale e presente ciò che accade nel mondo. Attraverso la drammaturgia possiamo cogliere l’umanità e, chi fa questo mestiere, è mosso dalla necessità di esprimere e il bisogno di condividere».

La durata dello spettacolo è di 1 ora e 30 minuti senza intervallo. I biglietti sono disponibili sul sito del Teatro e in biglietteria negli orari di apertura.

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