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Kakebo: l’agenda “filosofica” per l’economia domestica

Articolo. Giovedì 15 settembre, abbinato a L’Eco di Bergamo uscirà in edicola il volume: «Kakebo, l’agenda per tenere sotto controllo i conti del bilancio familiare secondo la filosofia giapponese» (9,90 €). Vi spieghiamo come funziona, come può essere utile e perché

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(foto chainarong06)

Parliamo di soldi, ma senza ansia. Difficile all’approssimarsi dell’autunno che si avvicina con la minaccia dell’inflazione, lo spettro delle bollette e del caro carburante. Come risparmiare, quando tutto aumenta? Un modo semplice e antico viene dall’oriente: il Kakebo, cioè l’agenda per tenere sotto controllo i conti del bilancio familiare secondo la filosofia giapponese.

Ci sono tante app e tanti metodi digitali per redigere un bilancio domestico delle proprie finanze, ma usare carta e matita rende più riflessivi. Infatti il Kakebo non è un banale strumento di pianificazione finanziaria, ma un mezzo per modificare il proprio stile di vita – i suoi cultori dicono che usandolo si possa risparmiare il 35% delle spese mensili – proprio grazie alla riflessione e all’autodisciplina.

Come funziona

Il sistema è molto immediato: l’agenda è suddivisa in mesi, settimane e giorni. Per ogni giorno si annotano tutte le spese fatte, in tutti i campi: alimentari, casa, auto, istruzione, abbigliamento, assicurazioni, spese mediche, viaggi e tempo libero, varie e imprevisti. Ogni settimana si tirano le somme e alla fine del mese si fa il conto di quanto è “entrato” (con lo stipendio o altre fonti di reddito) e quanto è “uscito”. In questo modo si capisce quanto si sta risparmiando e, soprattutto, quali sono le aree più “critiche”.

Una riflessione su sé stessi

Non è così scontato esserne consapevoli: ho un’amica che con questo metodo si è resa conto di quanto spende effettivamente ogni mese in abbigliamento per bambini (più che per la macchina), e ha deciso di darci un taglio. Se poi parliamo di abitudini decisamente dannose – il fumo o il «Gratta e vinci», ad esempio – avere l’onestà di registrare (di fronte a sé stessi) quanto ci costano al mese può essere un incentivo non da poco a smettere. Mettere per iscritto ogni spesa è anche un aiuto per tenere sotto controllo le scelte impulsive, che siano la vaschetta di gelato o l’acquisto online dell’ennesimo paio di scarpe.

Porsi degli obiettivi

Ma il Kakebo non è un metodo punitivo: esistono spese “necessarie” e altre più superflue, ma non è detto che alle seconde sia debba rinunciare. Se ci fa piacere fare colazione al bar la mattina, possiamo anche mettere in conto di spendere 15 euro alla settimana per questo, magari andando a “compensare” con un’assicurazione auto più conveniente o una riduzione degli sprechi alimentari quando facciamo la spesa.

Allo stesso tempo, porsi un obiettivo finanziario a breve, medio o lungo termine – come fare i regali di Natale, ristrutturare il bagno o mettere da parte l’anticipo per comprare casa – aiuta a risparmiare. Con il Kakebo possiamo di settimana in settimana vedere se stiamo rispettando il nostro piano di accumulo.

Organizzazione giapponese

Di gente avveduta nelle spese ce n’è in tutto il mondo, ma in Giappone l’ordine e l’organizzazione sono una vera e propria filosofia di vita. Non è un caso che l’ultima “moda” in fatto di economia domestica sia stata importata dalla giapponese Marie Kondō, la «guru del riordino», per la quale mettere a posto e sbarazzarsi del superfluo aiuta a migliorare la qualità della propria vita.

Per i giapponesi, infatti, l’ordine e l’organizzazione sono una via per la serenità spirituale, da applicare in tutti gli ambiti della vita. Una filosofia che si sta facendo largo anche da noi, un modo per gestire meglio i ritmi frenetici della società consumistica.

Un po’ di storia

A inventarsi il Kakebo fu, cent’anni fa, una donna giapponese: Hani Motoko, considerata la prima giornalista del suo Paese. Una donna emancipata, quindi, che ben sapeva come l’empowerment femminile passa anche attraverso i soldi. Nata nel 1873 da una famiglia di ex samurai, ebbe la possibilità di studiare e fece l’insegnante prima di darsi al giornalismo e fondare con il marito e collega una rivista chiamata «Amica delle donne».

Aveva interessi sociali e l’obiettivo di fornire un aiuto pratico nella vita quotidiana alle massaie giapponesi. Nel 1904 Hani Motoko lanciò sul mercato il primo libro contabile per la casa, detto «Kakebo». Lo strumento, grazie anche alla sua semplicità, ha avuto una diffusione vastissima in Giappone, non solo tra le donne. Anche il governo ne ha promosso l’uso, in quanto mezzo utile per il risparmio. Persino i bambini, a casa e a scuola, imparano così a gestire i propri conti.

Ma funziona?

Diciamo che il Kakebo funziona bene per chi ha entrate mensili fisse, non importa quanto alte. È un mezzo utile per chi – magari con uno stipendio non stellare – fa molta fatica a risparmiare. Prendersi l’impegno di segnare tutte, ma proprio tutte le spese (compreso il biglietto dell’autobus o il caffè alla macchinetta) rende decisamente più “riflessivi”, non fosse altro che per la noia di dover rendicontare tutto.

È un metodo che può dare molta soddisfazione e aiutare a scardinare certi automatismi. Ad esempio si può mettere in discussione il fatto di prendere sempre l’auto per tragitti possibili anche con altri mezzi , vedendo a fine mese quanto si risparmia. Oppure ci si può decidere a fare alcuni acquisti ricorrenti “in blocco”, in modo da spendere meno. Invoglia anche a riciclare, autoprodurre, riusare. Tutte attività che, oltre al risparmio, aumentano la qualità della vita. Almeno, per me è così.

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