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Bergamo celebra le sue radici con la «Giornata Nazionale del Folclore»

Articolo. Sabato 18 ottobre la Provincia di Bergamo con la FITP festeggerà la ricorrenza voluta per promuovere l’importanza delle tradizioni popolari per la nostra comunità

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(Foto Marin Forcella)

Sabato 18 ottobre 2025 si celebrerà la «Giornata Nazionale del Folclore e delle Tradizioni popolari», un’iniziativa promossa ed organizzata dalla Provincia di Bergamo in sinergia con il comitato bergamasco della FITP (Federazione Italiana Tradizioni Popolari). Questa giornata, istituita con direttiva del Presidente del Consiglio il 31 luglio 2019, si pone l’obiettivo di sensibilizzare e informare i cittadini riguardo alla rilevanza culturale ed economica che hanno le tradizioni popolari delle diverse regioni e comunità italiane.

L’evento si aprirà alle 11 nella Sala Consiliare di via Tasso con la partecipazione dei venti gruppi folclorici della provincia membri della FITP: dai flauti di pan ai baghèt, dai canti alle musiche, dagli abiti agli strumenti tradizionali che raccontano la nostra provincia. Saranno presenti anche associazioni, enti, istituzioni, pro loco che pongono come elemento centrale del loro operato la tutela e la valorizzazione del patrimonio immateriale della provincia. «Il compito della nostra federazione è quello di creare una rete di legami tra le diverse realtà del territorio impegnate a diverso titolo nella valorizzazione e della conservazione del patrimonio immateriale del nostro territorio. Solo lavorando insieme saremo in grado di affrontare le sfide del presente e di traghettare le tradizioni nel futuro e, soprattutto, trasmetterle alle nuove generazioni», ci spiega Laura Fumagalli, presidente FITP Bergamo.

Nella mattinata di sabato sarà presente anche Matteo Macoli, il consigliere delegato alla Cultura per la Provincia di Bergamo. L’ente di via Tasso sostiene concretamente le diverse forme di cultura diffuse in modo capillare sul territorio, conscia della ricchezza e varietà di esperienze in questo ambito. «Riconosciamo in esse il valore di tramandare un patrimonio culturale, storico e sociale inestimabile e, con questa cerimonia, desideriamo rendere tangibile tale sentimento che è proprio di tutta la comunità bergamasca», conferma Matteo Macoli. Alla cerimonia parteciperà anche il consigliere regionale Giovanni Malanchini.

Sarà ospite del momento istituzionale anche Daniele Fumagalli, coordinatore per la Lombardia della consulta giovanile della FITP. Daniele è un esperto conoscitore del canto popolare lombardo, è laureato in filosofia e vanta diverse pubblicazioni in ambito della ricerca sulla cultura popolare, in particolare sui canti e la musica della tradizione. I suoi studi implicano tecniche scientifiche applicate all’antropologia e al folclore, con studio e osservazione dei fenomeni culturali dall’origine del termine “folclore” a fine Ottocento fino alla comparsa delle dell’Intelligenza artificiale. La globalizzazione, ci spiega Daniele, ha comportato la perdita di una serie di patrimoni della cultura popolare. Utilizzando la tecnologia è possibile infatti conservare e tramandare questi tesori anche nel Terzo millennio. «Attualmente sono direttore artistico del Gruppo Brianzoli di Ponte Lambro che si occupa del recupero della tradizione del flauto di Pan, proprio della Brianza. Sappiamo che questa tradizione qui era già presente nel Seicento, ma fa parte della cultura e della mitologia europea fin dall’antichità».

La sua attività è di grande importanza per la conservazione di alcune tradizioni culturali lombarde, grazie alla sua abilità di unire il rigore della ricerca storica e accademica con l’aspetto prettamente performativo. A Bergamo porterà degli estratti del suo spettacolo «Novecento». «In questo spettacolo, che porta lo stesso titolo di un mio album, i brani vengono contestualizzati e ne viene spiegata l’origine e lo sviluppo: ad esempio perché un’antica ballata a inizio Novecento si trasforma nella storia di una ragazza che migra verso le Americhe e muore nella traversata? Oppure perché i cantastorie raccontano dei Cannoni di Bava Beccaris? Contestualizzare le canzoni ed unirle ad informazioni storiche permette di interpretarle e penetrarne lo spirito d’origine».

Gli abbiamo chiesto poi di raccontarci qualcosa riguardo al folclore. «Per me il folclore ha una caratteristica particolare: si tratta della memoria di un passato che non si finisce mai di scoprire, una sorta di bella isola di cui noi vediamo le coste, esotica e non troppo frequentata. Anche se a noi sembrano cose vecchie, possiamo carpirne sempre qualcosa di nuovo, perché si tratta di un segno dei tempi, una fonte storica che non è rigorosa ma ci permette comunque di capire quel dato momento storico. Grazie al folclore riusciamo a capire il presente, il passato e, perché no, il nostro futuro».

Le tradizioni popolari costituiscono gli elementi centrali per quella che viene definita cultura immateriale. «Si tratta di un insieme di credenze, proverbi, fatti storici, canzoni, affidati alla memoria orale e che in essa hanno la loro più fulgida manifestazione. Ce ne sono sì di raccolti nei libri, ma il punto fondamentale è che, in questo modo, si perde sia la pronuncia, sia altre informazioni collaterali. Le moderne tecnologie ci permettono anche di registrare accenti e pronunce, cosicché la memoria dei modi di dire dialettali non si perda».

Fumagalli incontrerà sabato, dalle 10 alle 11, i sedici ragazzi che hanno aderito al progetto «Thrive» di Provincia di Bergamo per una prima infarinatura dedicata al folclore e alle tradizioni. «Thrive» è un progetto che si pone l’obiettivo di «coltivare, valorizzare e trattenere i talenti nelle aree rurali attraverso la cultura e la creatività» e del quale FITP Bergamo è partner, per accompagnare i giovani nella conoscenza di alcuni patrimoni immateriali della provincia di Bergamo, in particolare dalle valli.

L’intervista a Daniele Fumagalli, che parteciperà alla «Giornata Nazionale del Folclore e delle Tradizioni» in qualità di consulente esterno, pone l’attenzione sulla centralità e sulla rilevanza delle tradizioni popolari in un mondo globalizzato come il nostro. Esse infatti sono l’espressione più sincera della cultura territoriale e locale e costituiscono l’eredità dei nostri antenati, del nostro passato, che merita di essere conosciuta e di essere fatta nostra. Un lascito che permette alle nuove generazioni di stimolare il confronto e favorire gli scambi personali, sia a livello nazionale, sia internazionale.