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Da Morricone ai Måneskin. È festa in Città Alta con la Fanfara della Polizia di Stato

Articolo. Appuntamento al 10 giugno in Piazza Vecchia, dalle 18.30 alle 20, per un concerto aperto a tutti. Un omaggio alla città di Bergamo, alla sua sofferenza e alla sua tenacia durante la pandemia. Su Bergamo TV sabato 11 alle 21

Lettura 4 min.
La Fanfara della Polizia di Stato a L’Aquila

A Bergamo, la Fanfara della Polizia di Stato si è già esibita. Era il maggio del 2017, e la città celebrava non solo l’arrivo del Giro d’Italia, ma anche il settantesimo anniversario della fondazione della polizia stradale.
Venerdì 10 giugno, dalle 18.30 alle 20, non ci sarà un motivo particolare per cui Città Alta vedrà sfilare ottoni e percussioni, se non la volontà – dopo mesi di restrizioni dovute all’emergenza sanitaria – di regalare ai cittadini bergamaschi un momento di festa.

«Non è stato facile portare la Fanfara della Polizia di Stato a Bergamo», rivela Francesca Ferraro, capo di gabinetto della questura di via Noli. «Li avevamo contattati tempo fa, ma la recrudescenza dei contagi ci aveva impedito di organizzare una serata di spensieratezza come quella che proporremo venerdì. Sarà un evento aperto a tutti, un regalo della Polizia di Stato alla città di Bergamo. Dopo tanti lockdown, tanta sofferenza, questo è il momento per ricominciare, aprirsi, fare delle cose insieme, stare con la gente».

L’esibizione della Fanfara della Polizia di Stato comincerà in Piazza della Cittadella. Cinquanta musicisti, diretti dal Maestro Secondino De Palma, sfileranno lungo la Corsarola per poi fermarsi in Piazza Vecchia e dare inizio al concerto vero e proprio. Nel repertorio, Rossini, Jenkins, le colonne sonore di Morricone, classici della musica leggera italiana, con tanto di medley firmato Måneskin.

L’obiettivo è uno solo, quello di «far divertire la gente, attirare l’attenzione delle persone e la loro simpatia», come afferma con convinzione Secondino De Palma. «Andremo oltre l’idea del poliziotto in divisa che spesso incute timore, o viene percepito come lontano, distaccato rispetto ai cittadini. Come avvicinare la gente se non con la musica, che senza tante parole riesce ad arrivare subito al cuore?». È a lui che abbiamo chiesto di raccontarci il mondo della Fanfara, un mondo che dirige dal 2015.

MM: Quando e come nasce la Fanfara della Polizia di Stato?

SD: Nasce sul finire degli anni ’80, con un numero esiguo di musicisti che tra l’altro suonavano a cavallo. Circa una decina d’anni fa, la Fanfara è cresciuta ed è diventata appiedata. Il reparto a cavallo prevedeva solamente gli ottoni. Oggi, invece, siamo una banda a tutti gli effetti: abbiamo strumenti ad ancia, ottoni e percussioni.

MM: Facciamo un po’ di chiarezza. La Polizia di Stato, in realtà, ha una sua Banda, diretta dal Maestro Billi. Qual è la differenza tra Banda e Fanfara?

SD: Il termine «fanfara», per indicare la nostra formazione, in realtà sarebbe sbagliato. Con fanfara si intende un gruppo di ottoni – come può esserlo la Fanfara dei Bersaglieri che ha solamente trombe, tricorni, strumenti d’ottone, senza alcuna percussione. La Fanfara della Polizia di Stato ha conservato il suo vecchio nome, di quando era reparto di ottoni a cavallo, per distinguersi dalla Banda – che appunto ha anche un altro direttore. Banda e Fanfara sono due organismi musicali della Polizia di Stato che svolgono il loro lavoro in parallelo: la Banda è l’organismo maggiore, è il doppio della Fanfara come quantità di elementi, ed è il gruppo più rappresentativo, che tocca i livelli più alti in campo artistico. La Fanfara invece conserva il suo imprinting più popolare. Adotta un repertorio molto più vicino ai gusti della gente, anche perché si esibisce quasi prevalentemente nelle piazze.

MM: Come scegliete il vostro repertorio?

SD: Generalmente, ogni inverno prepariamo un repertorio nuovo. Poi, durante l’estate lo portiamo in giro – sempre lo stesso con piccole varianti. Ogni anno, cerchiamo di proporre sempre qualcosa di aggiornato, perché l’attività della Fanfara si svolge principalmente nelle piazze e nelle scuole. Non possiamo non stare al passo con i tempi!

MM: Quest’anno, infatti, proporrete i Måneskin…

SD: Esatto, sull’onda del successo che questo gruppo sta avendo in tutto il mondo, abbiamo pensato che avrebbe fatto piacere al pubblico ascoltare un medley di canzoni dei Måneskin. Quando selezioniamo la musica da proporre, puntiamo sempre sull’eterogeneità della piazza, cercando di avere un repertorio molto vario, che spazi nei diversi generi e nelle diverse epoche. Il nostro compito non è solo quello di rappresentare la Polizia di Stato, ma anche di far passare alla gente un’ora e mezza di serenità.

MM: Un’ora e mezza di serenità con la Polizia di Stato – non è cosa che capita tutti i giorni…

SD: Esatto, a volte tocca farsi vedere “umani”, perché la Polizia di Stato è fatta di uomini e donne, con i problemi che hanno tutti. L’occhio del poliziotto, nell’ottica del cittadino, è sempre quello di chi è portato a vigilare, al rispetto della regola. Questo incute sempre un po’ di timore da parte delle persone, ma è un timore quasi infondato, se poi andiamo ad analizzare l’aspetto umano: chi lavora in polizia ha una famiglia e affronta i problemi quotidiani che hanno tutti.

MM: Come si diventa un esecutore musicale della Fanfara?

SD: Allora, gli esecutori della Fanfara vengono reclutati all’interno della Polizia di Stato. Sono poliziotti che sanno suonare. In realtà, circa il 90% dei componenti sono diplomati in Conservatorio, ma svolgono l’attività di poliziotti. Periodicamente, vengono fatte delle audizioni a cui tutti i poliziotti possono partecipare, e in base alla loro preparazione vengono ammessi in Fanfara. Anche io, ovviamente, sono un poliziotto!

MM: E le prove come funzionano?

SD: Il personale della Fanfara svolge l’attività di musicista tutti i giorni. Le prove sono quotidiane, abbiamo sede a Roma, nei pressi di Ponte Milvio. E poi, a seconda degli eventi, ci spostiamo. In questo momento ti parlo da Perugia, dove siamo stati per effettuare un sopralluogo per un concerto.

MM: A Bergamo avete suonato cinque anni fa. Ora tornerete per un omaggio alla città simbolo del Covid-19 in Italia…

SD: Proprio per questo l’evento sarà aperto a tutti. Bergamo è stata la città simbolo della pandemia in Italia, tutti ne abbiamo sentito le vicissitudini. A tal proposito, posso anticipare che ci sarà una piccola sorpresa, un piccolo omaggio a Bergamo per la forza che ha dimostrato nell’affrontare la pandemia. Nonostante le molte vittime, c’è stata una reazione notevole da parte dei bergamaschi… A loro andrà la nostra sorpresa, la sera stessa del concerto.

I sostenitori dell’evento

La partecipazione all’evento, come detto, è libera e gratuita. Saranno presenti anche le telecamere di Bergamo TV, che trasmetterà l’intero concerto, per chi vorrà (ri)vederlo, sabato 11 giugno alle 21.

Sponsor dell’iniziativa Fondazione Same, Banca Mediolanum, Liceo Artistico Statale Giacomo e Pio Manzù e Fra Mar Spa. Partner unico della comunicazione dell’evento è invece il Gruppo ItalianOptic, storico collaboratore de L’Eco di Bergamo.

«Molti membri della Polizia di Stato sono nostri clienti. Per noi è un enorme piacere contraccambiare, ed essere sponsor di questa manifestazione», ha dichiarato Stefano Chiarla, socio fondatore del gruppo. «Ritengo inoltre che sia un evento di livello e di qualità per la città di Bergamo, oltre che uno splendido omaggio, dopo tutto quello che noi bergamaschi abbiamo trascorso durante la pandemia».

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