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Giuseppe Girgenti: dai Greci a oggi, il lungo cammino della libertà

Articolo. La videolezione con Giuseppe Girgenti, docente all’Università Vita-Salute San Raffaele. Secondo una visione “morale” della libertà, quest’ultima si eserciterebbe in primo luogo all’interno della coscienza individuale, mentre si decide tra possibilità alternative

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Giuseppe Girgenti, docente di Storia della filosofia antica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, sottolinea però come “il mondo greco avesse una concezione della libertà diversa da quella che è poi prevalsa in età medievale e moderna: il termine che stava per ‘libertà’, eleuthería, indicava la condizione di una città non sottomessa ad altre, o al potere di un tiranno. In questo senso Erodoto contrapponeva la condizione dei Greci, che riconoscevano come unico loro padrone ‘la Legge’, a quella dei popoli asiatici governati dai funzionari di Serse, il Gran Re dei Persiani”.

Girgenti affronta appunto il tema “Eleuthería nell’Atene classica. Una condizione politica prima che etica” nella videolezione che potete trovare qui sotto, dal XXVIII Corso di Filosofia dell’associazione Noesis (informazioni su modalità e costi di iscrizione nel sito Internet noesis-bg.it).

Nel corso della conferenza, si fa riferimento a una recente edizione degli “Scritti politici” di Aristotele, curata da Federico Leonardi (Rubbettino, pp. CLXXVI – 696, 48 euro): “In questo volume – spiega Girgenti – un gruppo di dottorandi dell’Università San Raffaele, miei allievi, ha raccolto per la prima volta in traduzione italiana tutte le opere aristoteliche di argomento politico-giuridico. Nella lezione che per Noesis mi soffermo, tra l’altro, sui testi in cui Aristotele catalogava, descriveva e metteva a confronto le Costituzioni di numerose città-Stato greche, Atene compresa. La polis costituiva infatti lo spazio in cui poteva essere garantita la libertà, intesa come prerogativa dei cittadini. Proprio la loro comune appartenenza alla città li tutelava dal pericolo della doulèia, dell’asservimento a un potere esterno: significativamente, Aristotele identificava come atto fondativo della democrazia ateniese l’opera riformatrice di Solone, che aveva abolito l’istituto della ‘schiavitù per debiti’”.

Va però ricordato che nelle poleis l’esercizio della “libertà” non riguardava tutti gli abitanti: a Sparta, cittadini di pieno diritto erano solo i membri della classe egemone degli Spartiati; ad Atene, non solo gli schiavi ma anche le donne erano sostanzialmente escluse dalla vita pubblica. “Le argomentazioni con cui Aristotele giustificava la schiavitù o la subalternità delle mogli ai mariti sono molto lontane dalla sensibilità odiernaosserva Giuseppe Girgenti – ma proprio per le sue ambivalenze il concetto dell’eleuthería greca ci può offrire spunti per riflettere sul significato della cittadinanza nel nostro tempo e sullo status di quelle categorie (immigrati, rifugiati, apolidi) che solo sul lungo periodo possono conseguirla”.

Guarda qui sotto l’intervento di Giuseppe Girgenti:

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