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Camelia Boban e il progetto WikiDonne, perché anche le donne vanno raccontate

Intervista. Laureata in economia presso l’Università di Craiova, sviluppatrice Java Enterprise e creatrice del portale del femminismo in Wikipedia Italia, Co-fondatrice e chairwoman dello User Group WikiDonne (WDG) riconosciuto come affiliato al movimento Wikimedia, associazione di promozione sociale per la raccolta e la diffusione gratuita di contenuti liberi. Camelia è questo e molto altro

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Continuano gli incontri in vista di “Ballata per Sante, Streghe e Belle Dame”, l’evento di Sesaab – L’Eco di Bergamo ed Eppen che verrà trasmesso in prima serata su Bergamo Tv (canale 17 del digitale terrestre) il 7 marzo 2021 e sui social de L’Eco di Bergamo e di Eppen.

L’iniziativa ideata e scritta da Silvia Barbieri e Daniela Taiocchi in occasione della festa della donna, si sviluppa in un video racconto sul tema del femminile. Una narrazione interamente dedicata alle donne virtuose dei nostri anni, ispirata al Trattato Rinascimentale “La Città delle Dame” di Christine de Pizan. La drammaturgia presenta testi di varie fonti provenienti da vari paesi europei, alternati a contributi volti a valorizzare donne del nostro tempo con racconti e testimonianze di valore, coraggio, ribellione, imprevedibilità e creatività. Tra le numerose partecipazioni sarà presente il progetto Wikidonna, co-fondato da Camelia Boban.

CD: Il vostro è un progetto relativamente recente, come è nato?

CB: C’è da premettere che Wikidonne si divide in tre aree: in primis c’è il progetto Wiki, presente in Wikipedia in italiano, Wikibooks, Wikidata e Commons, incentrato sull’inserimento di contenuti riguardanti biografie di donne; in secondo luogo siamo una realtà affiliata al movimento Wikimedia, attiva sul fronte della diversità, delle minoranze, dei gruppi non e sotto rappresentati nei progetti wiki; in ultimo, dal settembre 2020, siamo un’APS riconosciuta, un’associazione che promuove la cultura libera, la visibilità delle donne e delle loro opere, la diversità in ogni sua forma.

CD: Non ho capito però quando siete nate…

CB: Siamo nate nel 2016, in seguito ad un editathon (un evento organizzato nelle comunità di progetti online come Wikipedia, qui per saperne di più, ndr) internazionale organizzato dalle Nazioni Unite, in origine eravamo un gruppo formato da circa trenta donne. Lo scopo era di coinvolgere maggiormente le donne nella scrittura di contenuti su Wikipedia e, nello specifico, la redazione di biografie di scrittrici. In seguito è nata l’idea di costituirci come usergroup, per ottenere un riconoscimento ufficiale, affiliandoci a Wikimedia.

CD: Un programma pensato da donne, volto a diminuire il divario di genere nel settore dell’open content.

CB: Dalla partecipazione a Wikimania 2016 è scattato il desiderio di concentrarci sul gender gap, perché si erano creati numerosi talk attorno al tema. Si discuteva a proposito del divario che vedeva l’86% di biografie maschili, contro un 14% femminili. In quell’occasione ho conosciuto Rosie Stephenson-Goodknight, ideatrice del progetto Woman in red, che affronta l’attuale divario di genere nei contenuti di Wikipedia attraverso la creazione di contenuti riguardanti le donne: biografie, opere e altri temi afferenti al sesso femminile. Ho sentito il desiderio di crearne una versione italiana, così da semplice wikipediana, sono diventata co-founder, insieme a Susanna Giaccai ed Antonietta Cima, di una realtà che ad oggi è cresciuta moltissimo. La forza di questo progetto sta nella collettività, nella necessità di coinvolgimento. A partire dal nostro primo progetto Wikibooks, guidato da un gruppo di donne di Potenza in collaborazione con studenti, che ha portato alla stesura del libro a contenuto aperto dedicato a profili di donne lucane.

CD: Come si concretizzano i vostri obiettivi?

CB: In questo momento i progetti Wikimedia sono tredici e comprendono non solo l’enciclopedia. Il nostro obiettivo è la diversità, se inizialmente si è pensato di concentrarci sulle biografie di donne, o comunque di dedicarci al femminile, confrontandoci abbiamo capito che parlare di donne significa parlare in qualche modo di qualsiasi gruppo marginalizzato, dalla comunità LGBTQ+, ai migranti, a qualsiasi altra condizione di minoranza, o identificata come tale. Del resto, la diversità non ha genere, né età. Per esempio, tra noi ci sono utenti non avvezzi all’utilizzo degli strumenti informatici, magari semplicemente per una questione anagrafica, ma con un grande patrimonio culturale, una conoscenza dettata dall’esperienza che va comunque valorizzata.

CD: Il problema del gender gap si verifica anche nel reperire le fonti?

CB: Sì, c’è un’incredibile disparità di accesso alle informazioni. Si pensi alle donne del passato, trovare materiale su una donna vissuta duecento anni fa oggi è molto complesso perché raramente venivano considerate degne di essere raccontate. È un problema che stiamo cercando di risolvere concretamente, per esempio considerando la possibilità di un cambiamento delle policy, dove non venga ritenuta affidabile soltanto una fonte scritta, poiché questo criterio esclude la possibilità di avvalersi della tradizione orale, che in alcuni paesi è lo strumento più usato per tramandare le informazioni. Ci sono donne, registe cinematografiche africane, ad esempio, magari anche vincitrici di numerosi premi, di cui non esiste materiale biografico consultabile; sono queste le lacune sulle quali vogliamo concentrarci.

CD: Dal 6 Marzo all’11 Aprile, WikiDonne User Group, con il sostegno dell’Ambasciata svedese a Roma, del Ministero degli affari esteri svedese e Wikimedia Sverige, organizza WikiGap challenge. Come si partecipa?

CB: È sufficiente creare un’utenza e poi scegliere una voce da scrivere. Si tratta di una sessione di scrittura per migliorare articoli che riguardano le biografie di donne in Wikipedia e argomenti correlati, in quante più lingue possibile. Quando è partita questa campagna tre anni fa, la ministra svedese dell’epoca ha lanciato questa iniziativa spronando altri a fare lo stesso, con la conseguente adesione di una quarantina di ambasciate di tutto il mondo. L’evento ricade sempre attorno all’8 di Marzo, anche se per noi di Wikidonna è importante ribadire che delle donne e della parità di genere se ne dovrebbe parlare e scrivere sempre, non solo in quella occasione.

CD: Specialmente nelle biografie, emerge uno tra i pregiudizi più radicati, quello del linguaggio, in cui l’aggettivazione è quasi sempre declinata al maschile.

CB: Su questo tema sono abbastanza flessibile, di recente ho avuto una discussione anche con mia figlia a proposito, è un argomento molto caldo, di cui si parla molto. Anche nella nostra community ci confrontiamo spesso, quello che concretamente abbiamo fatto noi è stato ampliare la lista di professioni all’interno dei template per la compilazione dell’incipit biografico. In questo modo, chi si trova a scrivere ha la possibilità di utilizzare la declinazione al femminile, o al maschile. Quando mi sono trovata a scrivere la biografia di Zaha Hadid, ho dovuto cambiare numerose volte quella lettera finale che determina l’aggettivazione di genere, dal momento che, partendo dalla definizione “architetto”, il software era portato a scriverne al maschile. Se poi devo esprimere un’opinione personale, come dicevo a mia figlia, io lascerei che ognuno sia libero di decidere per sé in quale modo preferisce essere definito, o definita.

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