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C’era una volta la pioggia: siccità e altri scenari preoccupanti

Articolo. Caldo anomalo, scarsità di piogge, deficit idrico, razionamento: la situazione che stiamo vivendo quest’estate in bergamasca (e non solo) è grave. Non ci sono mezzi termini: il riscaldamento globale l’avevamo previsto, è anche peggio di quanto credevamo e ci sono scarse vie d’uscita

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Secca del fiume Serio a Ghisalba (Luca Cesni)

La Lombardia va verso lo stato di emergenza per siccità. Uno scenario prevedibile nella cornice del riscaldamento globale, dal quale gli scienziati ci mettono in guardia già dall’Ottocento, ma che non sembra mai abbastanza reale finché non si avvera. Il quadro è complesso: per fronteggiare l’allarme siccità è stato istituito un coordinamento tra Protezione civile, Mipaaf, Mite, Affari regionali, Mims e Mef. Uno sforzo comune per individuare una via d’uscita, con l’obiettivo, come afferma il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, di «capire, monitorando costantemente la situazione, come mantenere un equilibrio tra le necessità “civili” e quelle dell’agricoltura, soprattutto per salvare i prodotti del primo raccolto».

Inutile illudersi: «la situazione è complicata e destinata a peggiorare man mano che si entra nel clou dell’estate». Introduce così il discorso Daniele Izzo, meteorologo presso il Centro Epson Meteo e professore di Meteorologia presso l’Istituto Tecnico Aeronautico «Antonio Locatelli» di Bergamo. E continua: «il deficit idrico è alto, per ottenere qualche minimo beneficio dovrebbe piovere in modo continuo per diversi giorni. E siamo a luglio, che statisticamente vede pochissime precipitazioni».

La luce in fondo al tunnel, se c’è, è molto flebile: «nel Nord Italia la situazione è meno critica rispetto al Centro-Sud, c’è speranza che le precipitazioni dell’Europa centrale possano portare temporali almeno al Nord, ma bisognerà aspettare la fine dell’estate per vedere piogge che possano affievolire il deficit. Per ora ci saranno solo piogge a livello locale, ma la Pianura padana, per esempio, dove l’agricoltura soffre particolarmente a causa di questa situazione, non vedrà precipitazioni. Le poche piogge che ci saranno nel resto d’Italia non saranno, da sole, in grado di sistemare la situazione».

Questo perché, arrivati a questo punto, non è più possibile ripristinare le riserve di acqua che non si sono formate nel corso dell’inverno. Come spiega Izzo, «che piova ora può al massimo servire all’agricoltura, ma questo genere di precipitazione, ora, non può riempire gli invasi e le falde acquifere. I terreni sono secchi e l’acqua tende a scivolare in superficie: in profondità non penetra nulla. Inoltre, l’acqua in superficie evapora, perché le temperature sono alte».

Come sono messe, quindi, le riserve idriche bergamasche? Lo spiega l’Amministratore Delegato di Uniacque Pierangelo Bertocchi: «la situazione è molto seria, non così preoccupante come si tende a pensare quando si sente parlare di siccità e razionamenti, ma comunque critica. E, se non piove, non farà che peggiorare».

Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia regionale protezione ambiente, come riporta il Corriere della Sera, le risorse idriche sono agli sgoccioli: «il bacino dell’Adda è del 66,9% inferiore alla media degli ultimi quattordici anni ed è sceso del 24,5% in una settimana (...). Il bacino del Brembo è a -53,6% (...); i bacini artificiali sono a -45,5% della media e a -25,2% rispetto ai valori minimi. Lo stesso vale per la riserva idrica del bacino del Serio, che è sotto del 63,1% (...). Gli invasi artificiali sono a -49,1% della media storica e a -26,6% dei valori minimi. L’Oglio è invece sceso del 15,6% rispetto alla settimana prima ed è a -64,1% della media storica. Gli invasi artificiali sono a -46,3% e il lago d’Iseo è -50,6% rispetto alla media storica e -31,6% dei valori minimi».

Alcune misure di emergenza, per far fronte alla situazione, sono già state prese da Uniacque, come spiega Bertocchi: «abbiamo chiesto a 50 Comuni bergamaschi di emettere un’ordinanza per limitare il consumo di acqua ai soli usi idropotabili. Si tratta principalmente di Comuni in difficoltà idrica, situati per lo più in montagna, ma anche più a valle, serviti da sorgenti che stanno scendendo al 20% della loro potenzialità. Tra le circa 500 sorgenti e 200 pozzi che gestiamo in bergamasca sono poche decine le sorgenti che soffrono, principalmente per la mancanza di neve che solitamente costituiva una risorsa importante».

Il contenuto dei singoli provvedimenti richiesti ai Comuni può variare nella forma, ma tutte devono prevedere il «divieto di prelevare dalla rete idrica acqua potabile per uso extra-domestico», come l’irrigazione di giardini privati e pubblici, il lavaggio di piazzali e automobili o il riempimento di piscine.

«I Comuni maggiormente a rischio si trovano in Val Brembana, Valle Imagna e Val Serina, più qualche Comune della Val Seriana», continua Bertocchi, spiegando che invece in pianura la situazione è diversa: «nella Bassa bergamasca i pozzi prelevano acqua dalle falde acquifere, che hanno una riserva di acqua più importante e al momento sono a regime».

L’invito alla cittadinanza, in sostanza, è quello di un «razionale e corretto uso dell’acqua al fine di evitare sprechi inutili», come si legge nella comunicazione inoltrata da Uniacque ai Comuni perché la diffondano alla cittadinanza, contenente una sorta di vademecum dei comportamenti virtuosi: «fare la doccia al posto del bagno, non lavare la macchina, usare acqua di recupero per i giardini, non lasciare i rubinetti aperti mentre si lavano i denti. Sembrano cose di poco conto, ma se ognuno di noi risparmia una decina di litri al giorno si fa la differenza. E diminuire il consumo in zone meno a rischio può avere un forte impatto sulle zone in difficoltà».

L’Enel, che già dal 16 giugno aveva accettato di rilasciare dai propri bacini acqua per Adda e Oglio, a partire dalla scorsa settimana ha iniziato a fare la stessa cosa per Brembo e Serio: 200 mila metri cubi di acqua al giorno per il primo e 250 mila per il secondo, per dieci giorni. Ma si tratta di tamponamenti. «Se dovessero continuare sia l’innalzamento della temperatura che la mancanza di precipitazioni», conclude Bertocchi, «potremmo arrivare al razionamento dell’acqua nelle ore notturne, per permettere ai bacini di riempirsi».

Le conseguenze più gravi, tuttavia, riguardano l’agricoltura. Manca l’acqua per irrigare e Coldiretti pronostica «una drastica riduzione delle rese dall’orzo al frumento, dai foraggi al mais». Le coltivazioni sono sottoposte a forte stress idrico e diverse produzioni sono compromesse, con il rischio che i prezzi salgano anche di molto.

«La siccità», afferma Coldiretti Bergamo «è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana e ha già determinato danni per oltre un miliardo a livello nazionale a seguito del calo delle produzioni agricole. Ad essere colpito dalla siccità è infatti l’intero territorio dell’Italia, ma particolarmente grave è la situazione nella Pianura padana dove per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che caratterizzano la food valley italiana conosciuta in tutto il mondo».

In contemporanea ai problemi della siccità, il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca, che si occupa della manutenzione, dell’esercizio e della vigilanza di una fittissima rete di canali irrigui e di colo, ha denunciato un’altra gravosa problematica in un appello sul sito dell’istituzione. Si tratta di danni all’impianto pluvirriguo dell’Isola bergamasca: «veri e propri atti di sabotaggio nei confronti degli agricoltori» che hanno «messo fuori uso poco più di 50 idranti nel lasso di tempo di pochi giorni».

Non c’è lieto fine: «la situazione è destinata a peggiorare», sentenzia Izzo. Ciò che stiamo vedendo in questo periodo è, secondo lui, «un campanello d’allarme che dovrebbe far aprire gli occhi a chi gestisce la risorsa idrica. Non è un’eccezione, anzi, si presenterà sempre più grave in futuro. L’intera area del Mediterraneo vedrà temperature sempre più alte, piogge sempre più concentrate e più intense e periodi di siccità sempre più lunghi e più gravi».

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