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Ridisegnare gli spazi cittadini contro la crisi ambientale

Articolo. Per Bergamo Next Level, il direttore dell’Orto Botanico “Lorenzo Rota” di Bergamo Gabriele Rinaldi è stato chiamato a intervenire con una riflessione sulla rigenerazione delle città per meglio affrontare il cambiamento climatico

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«C’è la necessità di vivere bene e abitare bene»: è un bisogno mutato, più complesso e più variegato, sintomo di una nuova stagione urbana, quello sentito da Gabriele Rinaldi, direttore dell’Orto Botanico “Lorenzo Rota” di Bergamo. Il 13 maggio scorso ha partecipato al talk «Nature urbane: sfide e benefici di rigenerazione per le città del presente» insieme a Renato Guatterini, Vicepresidente ANCE Bergamo; Emanuele Garda e Alessio Cardaci dall’Università degli Studi di Bergamo; Ilaria Zilioli dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e Stefano Zenoni, Assessore all’ambiente e alla mobilità del Comune di Bergamo.

La discussione ha avuto l’obiettivo di provare a immaginare come ricostruire un equilibrio tra ambiente e comunità, dopo decenni di intensa urbanizzazione in cui le nostre città si dimostrano spesso incapaci di rispondere ai bisogni della cittadinanza. La consapevolezza verso gli effetti della crisi ambientale, i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità, la necessità di uno sviluppo realmente sostenibile, e il desiderio di migliorare l’aspetto urbano spingono verso nuovi approcci per ridisegnare gli spazi cittadini.

Che è in linea con l’edizione 2022 di Bergamo Next Level – Le persone e il territorio di domani , il festival culturale coordinato dall’Università degli studi di Bergamo e da Pro Universitate Bergomensi, ideatori ed organizzatori della manifestazione, con il patrocinio di Comune di Bergamo e Provincia di Bergamo e in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo.

È stata una settimana di talk, workshop, conferenze, spettacoli e lezioni aperte dedicate a temi come il patrimonio culturale, la società come comunità aperta di individui, l’innovazione sostenibile e lo sviluppo energetico. Un’occasione in cui l’Università si è aperta al territorio, dando una nuova espressione alla Terza missione e raccontando con un approccio interdisciplinare ricerche e studi in corso sul futuro di Bergamo. Sono stati coinvolti gli attori istituzionali, culturali ed economici del territorio: dalla condivisione sono stati tratti spunti nuovi per continuare a costruire la Bergamo del domani.

«Siamo abituati a una visione antropocentrica della città», esordisce Gabriele Rinaldi, intervistato sui temi dell’incontro, «ma questa visione va oggi coniugata con necessità sempre più sentite, come affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici». Si tratta di necessità che sono particolarmente significative proprio in città: «la popolazione mondiale dal 2007 vive in maggioranza nelle città e questa proporzione è in crescita; inoltre le città assorbono la maggior parte dell’energia, producono la maggior parte della CO2 e hanno un maggiore impatto ambientale rispetto al resto del territorio».

Secondo Rinaldi, è necessario innanzitutto invertire prospettiva: «dobbiamo iniziare a considerare la città un ecosistema urbano di cui non siamo gli unici abitanti. Dobbiamo riconoscere il ruolo fondamentale delle aree verdi all’interno della città: immagazzinare CO2 nel suolo, fornire suoli permeabili in un’area per gran parte asfaltata, migliorare la qualità dell’aria, ridurre le isole di calore e, ultimo ma non meno importante, migliorare la qualità di vita degli abitanti».

La riscoperta del suolo permeabile in un panorama di cemento è uno dei temi centrali della nuova concezione degli spazi urbani. Si tratta della depavimentazione, in inglese depaving o desealing. «Significa strappare, togliere la superficie impermeabile del suolo per cercare di restituirgli la sua permeabilità», spiegava in una recente intervista per Eppen Alessio Cardaci, professore di Disegno e Rilievo e restauro presso il Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate dell’Università degli Studi di Bergamo, tra i partecipanti al talk.

La depavimentazione risponde a molti dei problemi odierni delle nostre città: isole di calore, inondazioni, perdita di biodiversità. Il concetto non è solo creare spazio per nuove aree verdi, ma riconoscere l’importanza dei servizi ecosistemici da queste forniti, tra cui: la capacità di lasciare filtrare le acque superficiali che devono essere smaltite, lo stoccaggio dell’anidride carbonica e la produzione, da parte degli alberi, di sostanze nutritive che alimentano gli organismi con cui vivono in simbiosi.

Biodiversità: è questa un’altra parola chiave per le città di domani. «Abitare bene, oggi», continua Rinaldi, «comporta costruire habitat di qualità e tenere conto della biodiversità, di piante e catene alimentari, così come della presenza di suoli agricoli che possano produrre cibo per gli abitanti». Di questo c’è una consapevolezza crescente da parte dei cittadini, ma è necessario un passo in più: «continuare a difendere il Parco dei Colli, la nostra barriera verde naturale, un patrimonio che va tutelato e conservato senza esitazione».

Va nella direzione dell’arricchimento della biodiversità il progetto «BeePathNet Reloaded», portato avanti dal Comune tramite l’Orto Botanico e con il coinvolgimento di un gruppo di stakeholder locali. L’iniziativa vede come protagoniste le api e gli insetti impollinatori, che hanno un ruolo fondamentale nel preservare la biodiversità così come la conosciamo: senza di loro non crescerebbe circa l’80% degli ortaggi e dei frutti che comunemente troviamo sulla nostra tavola.

«Diffondere consapevolezza sugli impollinatori», spiegava Rinaldi intervistato da Eppen, «vuol dire ricordarci che le città non sono solo l’habitat dell’uomo, ma anche di piante e animali. Questo, nella pratica, vuol dire dare spazio ai corridoi ecologici, luoghi in cui ogni forma vivente può trovare rifugio. Vuol dire trasformare gli spazi in cui pensiamo di essere gli unici abitanti in luoghi a maggiore complessità».

L’iniziativa nasce all’interno del progetto europeo URBACT Transfer network e connette cinque città: Lubiana, in Slovenia, in qualità di capofila, Bansko in Bulgaria, Bergamo in Italia, Sosnowiec in Polonia e Osijek in Croazia. Uno degli obiettivi è trasformare Bergamo in “città amica delle api” attraverso, da un lato, incontri di sensibilizzazione culturale per la cittadinanza e, dall’altro, interventi concreti sul territorio.

Agisce e agirà su più fronti anche il progetto Cli.C. (dall’abbreviazione di climate change), illustrato al pubblico di Bergamo Next Level dall’assessore Zenoni: un co-finanziamento di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia con cui il Comune di Bergamo sta cercando di sviluppare una strategia integrata ed efficace che affronti la questione del cambiamento climatico su più livelli.

Dal progetto Cli.C. è derivato il documento della Strategia di Transizione Climatica che, dopo essere stata sottoposta all’esame attento di un comitato tecnico scientifico specializzati sui cambiamenti climatici, è stata approvata dal Consiglio comunale e dalla Comunità del Parco dei Colli lo scorso novembre. Il documento illustra le «strategie progettuali per il cambiamento climatico dell’area vasta della città di Bergamo e il rinnovo dell’adesione del Comune di Bergamo al Patto dei Sindaci, con assunzione dei nuovi impegni consistenti nel raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, oltre alla riduzione delle emissioni almeno del 40% entro i l 2030».

Obiettivi ambiziosi, che però non possono prendere piede senza il coinvolgimento della cittadinanza. Secondo Rinaldi, per innescare effettivi circoli virtuosi di sostenibilità, la priorità è agire sull’ambito educativo: diffondere consapevolezza sulla giusta decisione da prendere, per esempio, «di fronte alla scelta tra conservare un’area verde e costruire un parcheggio: dovrebbe essere istinto comune quello di conservare i corridoi ecologici, depavimentare le aree asfaltate, rinaturalizzare le sponde, far sì che ci siano percorsi urbani che non siano solo per auto ma anche pedonali, e non solo nei parchi pubblici».

L’altro elemento chiave, per Rinaldi, è un continuo e fruttifero dialogo tra politica e scienza: le decisioni della prima, specialmente su temi come quelli affrontati, possono raggiungere gli scopi che si prefiggono solamente se sono fondate su analisi scientifiche, dati, informazioni e previsioni. Per il bene di tutti.

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