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Anno nuovo, curriculum nuovo. Consigli (online e non) su come presentarsi al meglio per una nuova professione

Articolo. Titoli di studio, skill, corsi ed esperienze, ma anche sogni, ambizioni, atteggiamenti, tutto deve rientrare nel proprio curriculum vitae, soprattutto se sappiamo che quel lavoro è esattamente ciò che sogniamo

Lettura 4 min.
(Vladimir Gjorgiev)

M a come si scrive un curriculum vitae realmente efficace? Più facile dirlo che farlo. Online ci sono influencer che spiegano come stendere una presentazione efficace e danno tutti consigli molto utili sia per chi è alle prime armi sia per chi vuole cambiare professione, ma la realtà è che la scrittura del cv è una delle pratiche più difficili per chiunque , sia esso uno studente alle prime armi che un lavoratore in cerca di nuove opportunità occupazionali.

Quel foglio bianco è più di un biglietto da visita, ma spesso non si sa bene come riempirlo e il timore di sbagliare è ciò che spinge chi è in cerca di lavoro a uniformare la propria comunicazione al modello più diffuso. A inizio Duemila, per esempio sembrava che l’unico cv utilizzabile al modo fosse il “ Curriculum europeo ”, presente ancora oggi, ma senza tutte quelle rigidità che lo hanno caratterizzato e che ne hanno garantito l’espansione. Il curriculum europeo ha avuto il suo massimo successo in un momento in cui serviva fare ordine , perciò ad ogni aspirante lavoratore era richiesta precisione: prima i dati personali con la foto, poi i titoli di studio partendo dal più recente fino all’esamino di terza media, poi le esperienze lavorative secondo lo stesso ordine cronologico, a seguire le lingue, eventuali altre esperienze, la patente e la possibilità ai trasferimenti.

Apparentemente tutto il necessario per invitarti a un colloquio: ordine, rigore, precisione. Insomma: noia . Questo nei fatti era il risultato per chi si ritrovava a valutare quegli stessi curriculum. Bastava averne in mano dieci per capire come fossero fondamentalmente tutti “troppo” uguali. Dopo il quarto non capivi più nemmeno che cosa stessi leggendo. Le informazioni contenute al suo interno erano tutte giuste e necessarie, ma la verità è che il cv non è lo strumento per presentarsi, ma per raccontarsi.

Farsi aiutare dagli influencer

Non sono pochi in rete i professionisti che si propongono come guida per giovani e meno giovani, regalando periodicamente delle pillole utili alla stesura di curriculum vitae come all’atteggiamento da tenere in fase di colloquio. Forse la più nota è Fabiana Andreani che ha “svoltato” quando ha iniziato a parlare del mondo del lavoro su Tik Tok indovinando che la miriade di giovanissimi che usavano il social non erano tutti dei debosciati nullafacenti, ma giovani pronti ad ascoltare consigli .

Attualmente il suo profilo Tik Tok conta 192 mila follower ma con semplici piccoli video e una mimica altamente riconoscibile Fabiana è cresciuta su tutti i social di riferimento. Trovare stage all’estero, scrivere o non scrivere sul proprio cv i lavori svolti per i familiari, quali font usare per curriculum e tesi, sono alcuni dei consigli dispensati da Andreini che sul suo sito spiega: “Non mi sono improvvisata in questo ruolo ma, dopo 10+ anni di lavoro in aziende, Università e Business School, lo sento profondamente mio. Anni dedicati a curare la progettazione di percorsi formativi per le professioni più richieste, organizzare attività di orientamento per giovani neolaureati, in una prospettiva privilegiata a contatto con più di 500 aziende, nel fornire loro i migliori talenti” . ( link )

Altra professionista attiva sui social ed esperta di “ricerca del personale” è Sara Gigliotti alias Human recruiter , che nella vita è responsabile delle risorse umane per Haier Europe . Durante il lockdown , ritrovandosi in cassa integrazione e con il vantaggio dell’età nell’uso dei social (Sara ha meno di trent’anni) ha pensato di utilizzarli per parlare del suo lavoro e mettere la sua esperienza al servizio del pubblico della rete . La sua particolarità sta nel fatto che spesso parla della fase di colloquio mostrando i pensieri e i ragionamenti di chi sta dall’altra parte del tavolo, un esercizio che può essere molto utile a chi cerca lavoro.

In un’intervista rilasciata online risponde spiegando cosa sia per lei il talento : “Di base credo che ognuno di noi ne abbia uno, deve soltanto scoprirlo e investirci del tempo, perché il talento senza sacrificio, disciplina e competenza non si alimenta. In generale oggi, anche alla luce della pandemia, per me il talento è la capacità di reinventarsi in contesti e ambienti sociali e temporali ostili… la capacità di dire ‘ok, questo è il contesto, queste sono le avversità. Cosa posso fare per raggiungere i miei obiettivi?’” . ( link )

Per chi aspira a un’esperienza all’estero, invece, può essere molto utile seguire il profilo LinkedIn e i podcast di Liz Ryan , ceo e fondatore di Human Workplace , una società di coaching improntata alla carriera. Liz parla sia ai candidati che ai reclutatori, dando suggerimenti molto utili per chi si affaccia a un mondo del lavoro internazionale. Sul suo sito è disponibile sia del materiale gratuito che dei veri e propri corsi , declinati anche attraverso il podcast “ The Truth About Work ”, attraverso cui condivide commenti e consigli per navigare nel mondo del lavoro nel nuovo millennio. ( link )

Trovare l’oro con le skills

Oltre a cogliere utili consigli è bene ricordare che ci sono alcune caratteristiche imprescindibili che un buon CV deve avere a cominciare dalla corretta dicitura delle proprie skills, le cosiddette competenze trasversali, quelle che non vengono direttamente dallo studio o dall’esperienza, ma sono il mix di una serie di fattori. Ne sono un esempio diciture come: autonomia, capacità di lavorare in team, capacità di gestire lo stress , etc etc. Col tempo le skills sono diventate elementi sempre più imprescindibili del cv perché aiutavano imprese e datori di lavoro a capire le reali attitudini di una persona al di là dei titoli di studio.

Imparare a osare

Per trovare un paragone semplice il curriculum vitae deve essere come un elegante pop-up . Nello sfogliarlo è come se la personalità di chi lo ha redatto si componesse sulle pagine. In periodi di magia e mondi fantastici alla Harry Potter l’effetto è proprio quello di un’immagine olografica del candidato che fa una previsione del suo futuro professionale , ma poiché ci troviamo in periodi complessi e non magici, rendere tutto questo non è semplice. Ciò che è vero è che spesso i capitani d’azienda vengono stupiti da particolari inconsueti presenti sui curriculum.

Durante un recente seminario sull’imprenditoria femminile e le opportunità della transizione ecologica organizzato da Bergamo Sviluppo , per esempio, parlando delle nuove professionalità legate a sostenibilità, ecologia e green economy e delle competenze necessarie è emerso come, nei fatti, non esistano corsi di laurea o esami ad hoc da poter presentare per dimostrare una sensibilità al tema “green” . Quindi cosa mettere sui cv? A rispondere è stato Attilio Dadda , presidente di Legacoop Lombardia , commentando: “È vero che non esistono corsi abilitanti e specifici sul tema, ma personalmente se un curriculum sottolinea un impegno sociale o un’esperienza di volontariato per me è una caratteristica premiante”.

Esempio simile è quello fornito da Salvatore Majorana , direttore del Parco scientifico tecnologico Kilometro Rosso che, intervenendo ad un incontro, ha raccontato di come fosse stato colpito all’interno del curriculum di un neo ingegnere di trovare il racconto di come lui avesse aiutato il padre a recuperare il bosco di famiglia.

Descrivere qualcosa di molto personale può essere una strategia vincente, soprattutto se presuppone una sensibilità in ambito sociale e ambientale.

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