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Bergamo Smart City, piccole trasformazioni per una grande rivoluzione

Articolo. La quinta città d’Italia nella classifica nazionale dei luoghi più smart è Bergamo. Una posizione guadagnata a suon di trasformazioni, iniziate tempo fa, nel modo di usufruire dei servizi cittadini e degli spazi. Da sette anni a questa parte la città sta evolvendo sotto la guida dell’assessore all’innovazione Giacomo Angeloni. È lui a raccontare a che punto siamo e cosa ci aspetta nel prossimo futuro

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Bergamo è smart e lo diventa ogni anno di più. Basta fermarsi un attimo e pensare alle condizioni della fibra (per fare un esempio) di sette o otto anni fa e balza subito all’occhio che molte cose sono cambiate. Monopattini che si noleggiano con un’app, la possibilità di collegarsi alla rete wi-fi cittadina stando seduti sulla panchina di un parco, o la comodità di registrare un cambio di residenza totalmente online. Quando si innesca l’innovazione diventa quotidiana. Da oggi, per esempio, a Bergamo sarà possibile pagare una multa attraverso un click e l’app IO. Questo non renderà l’esborso meno doloroso, ovviamente, ma certamente più pratico, proiettando Bergamo fra le prime città a portare i propri servizi sull’applicazione ministeriale.

Quinto posto dicevamo, di una classifica nazionale stilata da ICity Rank 2020, il report sulle smart city italiane realizzato ogni anno da ForumPA, società del gruppo Digital360, guidata da Firenze, Bologna e Milano. Prima di noi Modena, dopo Torino, Trento, Cagliari e Venezia.

Una posizione di tutto rispetto guadagnata in anni di piccole trasformazioni che spesso “non fanno notizia” come spiega Giacomo Angeloni, assessore all’innovazione e presidente dell’associazione Bergamo Smart City: “Faccio un esempio, il comune di Bergamo, da fine giugno, passerà al 100% su Gmail per la gestione della posta elettronica e non è una cosa da poco. Con il sistema precedente solo il 30% del personale poteva accedere alla posta su un altro device, ora la possibilità di leggere le e-mail sul cellulare è a disposizione di tutti i dipendenti”.

Città adattive

Essere una smart city, Angeloni ne è convinto, è una trasformazione che passa dalle piccole cose, da quei meccanismi interni che vengono stravolti e cambiati, abbandonando l’idea che si è sempre fatto così e iniziando a prendere ciò che dalla tecnologia può essere tradotto in maggiore semplicità ed efficienza. “Non amo il termine smart city – racconta – preferisco parlare di ‘città adattive’ in grado di modificarsi e mettersi al servizio dei cittadini. È il paradigma che va modificato, qui non si tratta di obbligare a usare la tecnologia a tutti i costi, ma trasformare i servizi perché diventino più semplici per chi li usa”. Facciamo un esempio “attualmente una persona che ha bisogno di un documento deve trovare l’unico ufficio pubblico che è in grado di risolvere quell’istanza. Noi stiamo lavorando perché gli uffici diventino polifunzionali, in grado di fornire più di un servizio e quindi dare risposte migliori a un utente che non sa a chi rivolgersi”.

Questo progetto in particolare è parte di un piano più completo a cui aderiscono altri quattro comuni della provincia e che ben descrive la visione di Angeloni rispetto a come si comincia a innovare una città: “Sono sette anni che mi occupo di questo tema e mi appassiona ogni giorno. Rincorrere l’innovazione è un lavoro bellissimo che passa anche dal confronto e dallo scambio con altre città e altre esperienze”.

Lavorare in ottica smart city, infatti, significa soprattutto confrontarsi, attraverso il ForumPA per esempio, che riunisce amministrazioni pubbliche da tutta Italia che stanno portando avanti progetti di sviluppo tecnologico, in alcuni casi condividerli, in altri distribuirli. Un esempio concreto Bergamo lo ha nel proprio sito ufficiale che, come racconta l’assessore, è stato realizzato utilizzando lo stesso sistema messo a punto da Trento e poi ricondiviso con Amalfi e Messina. “Questo è un esempio di pubblica amministrazione che copia le buone prassi – spiega Angeloni – anche il nostro Bergamo Wi-Fi, per esempio, è stato copiato a Brescia e Cremona”.

Risparmiare tempo (e materia)

Non solo, la misura delle piccole rivoluzioni passa da un altro dato: un milione di fogli di carta all’anno. È il risparmio che porterà l’aver definitivamente portato in tutti gli uffici comunali i tablet per la firma grafometrica. “Io mi rendo conto che queste cose non interessano a tanti, che la digitalizzazione di un archivio può essere una notizia da poco, ma il risparmio in termini di materia prima e tempo è qualcosa di concreto. Permettere alla gente di prendere un appuntamento tramite app per il rinnovo della Carta d’identità facendo sì che impieghi il giusto tempo e non due ore in fila è una forma di attenzione al cittadino. Buttar via una mattinata intera per il rinnovo dei documenti capitava nel 2014 non vent’anni fa e lavorare per evitare che questo continui ad accadere significa creare una città adattabile”.

Nel prossimo futuro, invece, le sfide aperte sono quelle comuni a tutti. Da una parte il 5G, dall’altra l’intelligenza artificiale, appuntamenti essenziali per cavalcare opportunità tecnologiche, rispondendo alle nuove necessità di cui il recente periodo ci ha dato un assaggio concreto.

“Fino a 7 anni fa lavorare da casa a Bergamo, con la connettività media che avevamo in città non sarebbe stato possibile – racconta Angeloni – Ora dobbiamo lavorare anche per migliorare la connettività in alcune zone buie come Città alta, una parte del quartiere Valtesse e una parte in Celadina. Sono tutte aree in cui portare la rete è complesso dal punto di vista fisico o burocratico, per la competenza delle centraline. Per quanto riguarda il 5G, invece, non si tratta solo di migliorare una rete esistente, ma di aprire la strada a soluzioni e tecnologie che riguarderanno soprattutto la silver economy e la sanità. In questo momento alcune reti in città sono installate e funzionanti, altre installate ma non attive perché il 2020 ha rallentato un po’ il processo in atto”.
“Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale – continua – Al momento possiamo svolgere un lavoro di monitoraggio, ma anche promuovere piccole sperimentazioni. Sono convinto, infatti, che le innovazioni vadano prima di tutto testate e poi vada compreso come possono essere calate nella realtà quotidiana. Su questo aspetto un appuntamento lo avremo a fine anno in occasione del Visionary day, l’evento di brainstorming collettivo in cui i ragazzi saranno chiamati a ragionare su alcuni temi di trasformazione della città. In quei tavoli i report saranno realizzati proprio da un software che sfrutta l’intelligenza artificiale”.

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