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Forse i droni non ci porteranno mai la pizza a casa, ma nel frattempo curano la nostra sicurezza

Articolo. Quando si parla di droni la confusione si mescola all’inquietudine. Siamo convinti possano spiarci e non capiamo a cosa possano servire, eppure sono già indispensabili per garantire la sicurezza, risolvere più velocemente alcuni problemi e rendere più semplici certi lavori, come l’agricoltura. Ne abbiamo parlato con Luigi Contin di ReD Tech Bergamo

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(Goinyk Production)

Da circa 5 anni, ogni tanto, compare un titolo su qualche sezione hi-tech di giornali e siti web che annuncia: «I droni ci porteranno la spesa a casa» e altre mirabolanti innovazioni sulle macchine volanti che useremo come piccioni viaggiatori personali al servizio della nostra quotidianità.

Qualche esperimento in tal senso sembra anche partito, soprattutto negli Stati Uniti, ma la verità dei fatti è che il drone non ha ancora quel carattere user-friendly con cui interpretiamo altri apparati tecnologici. Lo smartphone è «un pezzo della nostra vita», lo smart watch è «comodo», la smart tv a tratti «indispensabile». Il drone invece ci «spia».

Inutile nascondersi dietro a termini più accomodanti, ciò che innesca il tipico ronzio di un drone in aria è un generale senso di inquietudine, dopodiché, mentre si libra nel cielo la maggior parte delle persone pensa: «Cosa starà fotografando? Come ci guarda?»

«È vero. I droni sono provocano un certo disagio nelle persone, che si alimenta della funzione di controllo e monitoraggio che queste macchine svolgono solitamente, ma non è l’unico compito che sono programmati a svolgere». A parlare è Luigi Contin, istruttore professionista di ReD Tech, scuola di droni con sede a Bergamo e un campo di volo a Caravaggio. Parlare con un esperto del settore aiuta a capire meglio cosa sono effettivamente questi dispositivi, cosa fanno e cosa potranno fare in futuro. Consegnare la spesa? Forse fra 7 o 8 anni…

Cos’è veramente un Drone

Innanzitutto quando si parla di droni occorre distinguere bene l’oggetto volante dal software che porta. Un drone, di per sé, non è altro che un dispositivo studiato per il volo che raggiunge quote variabili, generalmente volando al massimo a 120 metri di altitudine con un comando gestito a terra che arriva tendenzialmente a coprire 500 metri di distanza. In queste misure rientrano la maggior parte dei droni professionali sul mercato. Cosa possono fare dipende dal software montato al loro interno che li rende videocamere, geolocalizzatori, termo-scanner, laser-scanner per rilievi 3D e quanto d’altro la tecnologia può mettere a disposizione.

Rispetto a questo ventaglio di funzioni possibili, gli ormai classici droni con fotocamera usati per eventi e matrimonio sono fra i più comuni esistenti sul mercato. Esiste anche una “Apple” dei droni. La cinese DJI, nei fatti, è l’azienda più strutturata del settore che si è guadagnata il posto di leader del mercato.

Fatta questa premessa occorre capire quale sia lo stato dell’arte oggi in materia di droni e su questo è Luigi Contin a venirci in aiuto: «Personalmente ho iniziato nel 2015 e in quel periodo ero uno dei primi a parlare di droni civili in Italia. In questi anni tante cose sono cambiate, la tecnologia si è evoluta parecchio e siamo passati da dispositivi che pesano meno di 1 kg, laddove prima pesavano almeno 10kg. È aumentata anche la sicurezza e l’autonomia di volo con batterie che tengono anche 40 minuti di utilizzo contro i 10 minuti di qualche anno fa».

Luigi è un uomo appassionato, istruttore di volo con un curriculum di più di 1000 alunni preparati all’utilizzo del drone, attivo in una delle nove scuole in Italia certificate da Enac (Ente nazionale per l’Aviazione Civile), e la prima in Lombardia per completezza della formazione. «Oggi un drone aiuta a salvare vite – racconta – Io assisto la Guardia costiera, il Soccorso alpino, i Carabinieri e tantissimi altri corpi di sicurezza e un drone con l’infrarosso tecnico arriva dove un elicottero non può avvicinarsi e dove l’umano impiega molto più tempo».

Gestire il traffico, monitorare gli edifici, girare documentari

Accantonato per un momento la frivolezza della spesa a casa, i droni vengono utilizzati quotidianamente per diverse funzioni. Nella cinematografia, per esempio, quasi tutti i documentari moderni utilizzano droni per le loro riprese, potendo così abbattere sensibilmente i costi di produzione con immagini ancor più emozionanti ed evocative. Ma per il 50% dei casi questa tecnologia è utilizzata in contesti urbani per svolgere ispezioni su infrastrutture, controllare le condizioni di tetti o tralicci, verificare lo stato di linee elettriche, sorvolare capannoni, ponti o viadotti in cerca di criticità strutturali.

In ottica di smart city, inoltre, i droni sono ottimi alleati del controllo del traffico o nella gestione della sicurezza durante manifestazioni o eventi che coinvolgono un gran numero di persone. Facendo l’esempio di un incidente stradale su una tangenziale, il drone permette di realizzare in pochi minuti rilievi fotografici che permettono di ricostruire l’accaduto e hanno validità di perizia in tribunale, permettendo alla Polizia locale di liberare la sede stradale e far ripartire il traffico con tempistiche nettamente più veloci rispetto a prima.

Anche l’agricoltura di precisione utilizza i droni e sarà uno dei modelli di sviluppo delle coltivazioni di campagne e colline, mentre i modelli tecnologicamente più avanzati sono progettati per muoversi anche sott’acqua, potendo passare dall’aria a fiumi o mari né più e né meno come fanno certi uccelli.

La paura della privacy violata

Nonostante tutte queste funzioni siano comprensibilmente positive e collegano il drone a una sfera di utilizzo che rientra nell’ambito della sicurezza stradale e urbana, la diffidenza rispetto a questo strumento permane.

«Il tema della privacy è alla base di tutto e il percepito cambia molto da città a città – racconta Luigi Contin – Firenze per esempio, dove la ReD Tech nasce come scuola prima di arrivare a Bergamo diventando una realtà strutturata nell’offerta di servizi, odia il mondo droni. Il paradosso è che l’Enac le ha autorizzato quel pacchetto di permessi tipici delle smart city, per cui i droni potrebbero volare con una certa libertà, invece continuano ad esserci manifestazioni e iniziative per bloccarne l’utilizzo. Torino, al contrario è molto aperta al mondo droni».

Rispetto a Bergamo, poi, le limitazioni vengono da altro: «Nessuno può volare a distanza di 2km e mezzo da un aeroporto che considerando Orio al Serio è un raggio molto ampio. Inoltre c’è l’eliambulanza dell’ospedale che può arrivare fino a 80 metri di quota e anche in quel caso occorre stare attenti perché l’incidente con un drone sarebbe gravissimo».

In verità, come spiega Luigi, i permessi necessari a portare in quota un drone sono tanti e vanno sottoposti, a seconda dei casi, alla torre di controllo dell’aeroporto, alla prefettura o alla questura, secondo una normativa che, soprattutto dagli amatori, è ancora spesso ignorata.

Il futuro saranno le corsie preferenziali

Parlando di droni che porteranno la spesa a casa Luigi Contin sorride: «Sì, è possibile, fra 7 o 8 anni almeno, quando avranno definito le normative e regolato i pesi visto che ad oggi tutti i droni che possono volare devono essere compresi fra i 250 grammi e i 25 Kg di peso, pacco compreso!» Non solo, un drone per le consegne è di fatto un oggetto volante a guida autonoma e questo complica tantissimo la tecnologia necessaria. Gli unici esperimenti concreti, infatti, al momento sono solo in ambito militare.

Più realistica è la visione del volo con drone che l’istruttore prospetta fra qualche anno: «Le smart city porteranno corridoi di volo e da noi, per esempio la Brebemi è stata identificata come corsia perfetta per questa funzione. Probabilmente altri corridoi saranno istituiti accanto alle ferrovie, ma nelle grandi città difficilmente i droni diventeranno una parte concreta del paesaggio anche perché mancano i piloti».

Secondo i dati Enac riportati da Luigi Contin, in Italia ci sono 70 mila piloti di droni e 800 mila in Europa, ma spiega: «Di questi 70 mila la stragrande maggioranza è occasionale, nei fatti saranno mille quelli che ogni giorno pilotano un mezzo perché topografi o ingegneri, e ancor meno chi lo fa di professione nel mondo delle ispezioni. Dopotutto – spiega – per imparare sono sufficienti un esame teorico e 10 ore di pratica, ma onestamente io stesso dopo tanti anni e tante persone formate, mi sento di avere ancora molto da imparare, perché l’imprevisto in volo è dietro l’angolo».

L’emozione del volo

Contin racconta: «Un drone non sostituisce nulla, è uno strumento in più che ti fornisce un occhio dal cielo. La verità è che già a 30 metri di altezza per te che lo guidi è come se fossi seduto su quel drone e stessi volando con lui».

Curiosità. Il rapporto con la natura

Parola di istruttore certificato evitate i gabbiani: «Sono pericolosissimi, ti attaccano e possono farti precipitare. Gli altri volatili invece, piccioni compresi, fanno solo rumore. Sono curiosi».

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