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Dossena, una miniera di sorprese

Articolo. Meta escursionistica di oggi è il monte Vaccareggio. Tra tori di razza Highlander, boschi di faggi, splendide viste sull’Alben, l’Arera e il Menna e – perché no – squisiti assaggi di formaggi stagionati, tutto il bello della terra delle miniere

Lettura 6 min.
Pozza d’abbeverata presso le miniere del Vaccareggio

Il paese di Dossena è stato il cuore pulsante della valle Brembana per molti secoli. L’attività mineraria, in particolare, l’ha reso il fulcro storico-economico della vallata fin dall’Età del Bronzo (1500-1000 a.C.). L’attività estrattiva è terminata nel 1981 e, con essa, Dossena ha conosciuto un inevitabile declino.

Recentemente il paese sta conoscendo un nuovo impulso turistico grazie alle nuove accattivanti proposte di valorizzazione del territorio: il ponte tibetano, le miniere del Paglio Pignolino, il percorso avventura all’interno delle miniere, i sentieri escursionistici, le recentissime nuove esplorazioni speleologiche e, non da ultimo, la magnifica intuizione di sfruttare le cavità sotterranee per la stagionatura di formaggi e vini. Così, nel ricercare notizie approfondite su Dossena, mi sono ritrovato a scovare una miniera di sorprese …nella terra delle miniere!

Meta escursionistica di oggi è il monte Vaccareggio, luogo delle più antiche estrazioni minerarie, che raggiungeremo senza puntare direttamente alla cima del monte, ma concedendoci l’esplorazione degli splendidi paesaggi collinari a monte del paese. Lasciamo l’auto nei pressi della Pro Loco (990m) e ci incamminiamo per le scalette (alle spalle della Pro Loco) che tagliano i tornanti di via Risorgimento. Si scollina in prossimità di un piccolo parco giochi (1080m) e si prosegue in piano sempre su via Risorgimento. In questo tratto iniziale conviene seguire le indicazioni turistiche che conducono alle miniere. Dopo circa un km di piacevolissima passeggiata (siamo lungo un tratto della via Mercatorum), in corrispondenza di un’azienda agrituristica, abbandoniamo il percorso per le miniere e svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per «Lavaggio-cascina vecchia».

Si risale serpeggiando tra casolari ben ristrutturati e pendii pratosi dove pascolano beatamente alcuni splendidi esemplari di toro di razza Highlander , dalle corna enormi e dal pelo fulvo. Giunti in prossimità di un tornante a destra (1185m) lasciamo la strada cementata per proseguire in direzione nord su una carrareccia vietata al transito veicolare. I panorami sulla vallata e sui monti Cancervo e Venturosa si fanno interessanti. Puntiamo verso una grande cascina sita in prossimità del Culmen del Pai , il punto più settentrionale della Costa dei Borelli.

Suggerisco una breve deviazione panoramica: all’altezza dell’ultimo tornante prima del casolare seguiamo l’ampio sentiero pianeggiante che si addentra nel bosco in direzione nord. In poco tempo si raggiunge un capanno di caccia in posizione aerea sopra i dirupi della val Parina. Siamo di fronte a una delle zone più selvagge della bergamasca: ai nostri piedi, le pareti precipitano a valle per quasi mille metri mentre dinnanzi ai nostri occhi appaiono i versanti più segreti del monte Ortighera e del pizzo Menna. Gli scatti si moltiplicano.

Torniamo sui nostri passi, costeggiamo il casolare e percorriamo tutto il panoramico crinale della Costa dei Borelli procedendo verso Sud. Oltrepassati i ruderi di una vecchia baita, il sentiero rientra nel bosco per risalire una collinetta (ignoriamo le deviazioni laterali che evitano la collina). Sulla piccola sommità (1280m) si trova un capanno di caccia arroccato in splendida posizione. Seguiamo la traccia del crinale che, con una breve discesa, ci conduce in un meraviglioso pianoro al cui margine risalta una baita curatissima.

Scambiamo due parole con Roberto, il proprietario, intento a fare legna. Roberto è un impresario dossenese dalla cordialità genuina che si è trasferito per lavoro a Milano. Ogni fine settimana non resiste al richiamo delle radici e torna nel suo piccolo paradiso. Ha un sorriso contagioso ed entriamo subito in sintonia. Ci offre da bere, mentre mostra il frutto del suo appassionato lavoro di ristrutturazione: una armonica miscela di rusticità alpina e sobria eleganza che raccoglie il nostro plauso. Roberto racconta le fatiche necessarie per curare questo luogo delizioso e la meraviglia di quando, all’alba, nel pianoro, vengono a pascolare cervi e caprioli. Ringraziamo Roberto e proseguiamo oltre la legnaia lungo il crinale, risalendo l’ennesima collinetta dove svetta un immenso traliccio.

Sotto di noi appare la bella sella pratosa della località Lavaggio che raggiungiamo scendendo liberamente per i pascoli ben concimati ma ancora assopiti dall’inverno. Nel mio immaginario, Lavaggio è un nome che evoca le attività di cernita e pulizia del minerale estratto, ma potrebbe anche riferirsi all’esistenza di una sorgente o di una pozza d’acqua. Oggi questi pascoli ospitano l’azienda agricola Triumfini, riconoscibile per il grande silo cilindrico verde visibile anche a distanze ragguardevoli. Con stupore, notiamo che sulle pareti del silo sono state attrezzate alcune vie di arrampicata artificiale. Incontriamo il titolare che ci racconta che ormai, da lungo tempo, sul silo non arrampica più nessuno.

La stalla ospita una cinquantina di mucche allevate per la produzione di formaggio. Solo una piccola parte di questo formaggio è destinata alle grotte delle miniere del Palio Pignolino. Il proprietario ci consiglia l’assaggio del formaggio stagionato in miniera, che rivela un sapore ed una morbidezza non comuni (in paese ci sono due locali dove è possibile la degustazione). Suggerisce anche di assaporarlo dopo aver tolto la crosta, perché, a sua detta, conferisce un gusto troppo intenso al formaggio. Buono a sapersi!

A Lavaggio intercettiamo il sentiero CAI n° 599B (sentiero delle creste) che seguiamo per raggiungere il monte Vaccareggio. Appena oltre l’azienda ci si abbassa un poco in val Parina addentrandosi in un bel bosco di faggi. Oltrepassate un paio di vallette, il sentiero inizia a risalire il versante occidentale del monte Vaccareggio. In questo tratto si possono notare alcuni depositi di materiale residuo degli antichi scavi minerari e profondi buchi nel terreno che rappresentano gli ingressi di alcune delle numerose grotte di tipo carsico presenti nella zona. Nella sua parte finale, il percorso arriva a lambire il bordo roccioso della val Parina, in un suggestivo contrasto tra l’asprezza delle rupi scoscese e la placidità del bosco di faggi in cui si muove il sentiero. In un’oretta da Lavaggio siamo in vetta al monte Vaccareggio (1474m). Le imponenti moli dell’Alben, dell’Arera e del Menna sono protagoniste assolute, distraendo la vista delle cime più lontane delle Orobie brembane. In basso, luccicano al sole le case di Serina.

Sulla croce di vetta, legato da un nastro, notiamo un biglietto arancione arrotolato, che probabilmente era appeso a un palloncino partito da chissà dove e quassù approdato. Lo apriamo. È una letterina indirizzata a Babbo Natale. Un senso contagioso di ilarità pervade i nostri animi. Cito le testuali parole (comprese le sviste grammaticali): «Caro Babbo Natale io qust’anno per regali vorrei ricevere: fifa 23, un box di carte Pokemon da 100 bustine compreso le d’orate, in fine le Jordan 1 del colore che vuoi tanto so che te sei magico e le prendi del colore che voglio io. Ti voglio molto bene con affetto Riccardo. Se non trovi tutto quello che o detto donalo ai poveri». Davvero commovente il sibillino slancio finale di generosità … grazie Riccardo! Il nostro cordoglio giunge unanime alle maestre di Riccardo per la paziente opera di alfabetizzazione.

Il ritorno a Dossena è guidato dalle indicazioni del sentiero CAI n° 599A. In pochi minuti di discesa ci troviamo ad attraversare una zona dall’aspetto quasi lunare ove si notano ancora i resti degli scavi delle antiche miniere, comprese alcune profonde cavità di accesso alle medesime. Un cartello ammonisce a non abbandonare il sentiero. Si giunge in prossimità di una sella dove riluce una piccola pozza d’abbeverata. Anziché seguire le evidenti indicazioni per Dossena che entrano nel bosco, preferiamo seguire istintivamente il soleggiato crinale pascolivo, decisamente più panoramico. Si raggiungono in sequenza alcune cascine, tutte servite da strade sterrate che riconducono alla località Lavaggio da cui si può scendere a Dossena. Altrimenti, mantenendosi sul crinale, si arriva ancora ad intercettare il sentiero 599A che riconduce anch’esso a Dossena.

Prima di raggiungere l’auto, Giovanni, l’amico artista, suggerisce alcune deviazioni per ammirare gli splendidi murales che decorano numerose abitazioni. È bello perdersi tra le vie del paese alla ricerca dei dipinti. Sono il frutto di un progetto ideato dal rinomato artista dossenese, Filippo Alcaini, che nei primi anni ’80 del secolo scorso riuscì a coinvolgere numerosi maestri dell’arte pittorica nella realizzazione di queste pregevoli opere. Trenta affreschi a soggetto sacro e profano sono sparsi per le vie del borgo. Rimaniamo affascinati da queste interessanti opere. Eppure, oggi Giovanni vuole concludere con il botto. Ci guida dapprima in località Le Colle ad ammirare la «Pietà» di Filippo Alcaini, conservata in una santella sperduta nei prati e poi su, in via Orobica, ad ammirare la «Crocefissione», altra splendida opera di Alcaini, anch’essa ospitata in una santella. È meraviglioso ascoltare le parole di Giovanni mentre illustra con sensibilità e passione i dipinti del maestro. Veniamo così a scoprire che l’Alcaini fu suo docente presso la Scuola d’Arte Fantoni di Bergamo. Mai guida fu più azzeccata!

Una sbirciatina da quassù anche al ponte tibetano che all’imbrunire si colora di rosso lampeggiante. Per concludere in bellezza, non ci resta che recarci presso la Trattoria Alpina per approfondire la conoscenza de ol minadùr , il formaggio stagionato in miniera. Seguendo le indicazioni del casaro di Lavaggio tagliamo la crosta e in religioso silenzio procediamo all’assaggio…squisito! L’amico Mauro, ingegnere che di formaggi è appassionato cultore, non persuaso dal suggerimento del casaro, decide di approcciarsi ad una fetta con la crosta ancora integra… D’improvviso gli occhi si illuminano e un urlo di giubilo riempie la sala. Beh, che dire… Tutti noi lo abbiamo preferito con la crosta. Buon assaggio anche a voi!

P.S. L’itinerario qui descritto (escludendo i ghirigori per Dossena a caccia di murales) è lungo circa 13 km con 700 m di dislivello positivo. Calcolare quattro ore circa di cammino.

P.P.S. Per ricevere preziose informazioni su Dossena consiglio questo sito. Per cogliere l’amenità dei luoghi toccati dall’escursione di oggi mi sento di suggerire la visione di questo breve video. La narrazione di oggi è stata prettamente escursionistica ma torneremo a parlare di Dossena per raccontare le innumerevoli sorprese che questa terra sa regalare.

(Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli)

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