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Progettare un’escursione? Una breve guida pratica

Articolo. Il bel tempo pare finalmente arrivato e con esso il desiderio di riprendere a calpestare i sentieri. La voglia di assaporare un bell’itinerario e di raggiungere mete nuove rappresenta l’anima vera dell’escursionismo. Entusiasmo e fretta, senza la dovuta pianificazione, possono rendere l’uscita più complicata del previsto. Progettare con attenzione un percorso è spesso sinonimo di sicurezza

Lettura 5 min.

Per approfondire il tema decido di interpellare Riccardo Marengoni, fidato compagno di escursioni in gioventù nonché presidente della Commissione Sentieri del CAI di Bergamo. È un po’ che non ci sentiamo. Provo a chiamarlo: «Camillo, che piacere!» e inizia un divertente tuffo nei ricordi ritrovando immediatamente quella sintonia che ci ha accompagnati nelle scorribande giovanili.

Con il sorriso nell’animo iniziamo ad affrontare il tema della chiamata. Ascolto Riccardo con estremo interesse: «in questi ultimi anni numerose persone si sono avvicinate alla montagna, trovando nell’escursionismo una dimensione di benessere e una forma di aggregazione nuove. Non sempre, però, chi si incammina sui sentieri lo fa con adeguata preparazione. La maggior parte degli escursionisti si riversa sugli itinerari classici di accesso ai rifugi, percorsi sicuri e molto battuti. È quando si affrontano itinerari meno frequentati o zone non conosciute che il livello di attenzione deve crescere. Aver studiato a tavolino un itinerario spesso aiuta a portare a termine con successo la gita». Mi trovo perfettamente d’accordo con Riccardo.

La cartina

Concordiamo anche sul fatto che, in fase progettuale, lo strumento indispensabile è la cartina: «la cartina fornisce un’idea chiara e ampia della zona che si va ad esplorare, introducendo anche alla realtà ambientale che si incontrerà. Lo sguardo d’insieme aiuta anche a comprendere la reale lunghezza e il dislivello dell’itinerario, cosa che, consultando le app escursionistiche degli smartphone, non è così immediata. Oltre ai sentieri principali sono riportati i toponimi, la vegetazione, tutti i corsi d’acqua e, soprattutto, le curve di livello. Una corretta interpretazione delle curve di livello (dette anche isoipse) fornisce tutte le informazioni necessarie a comprendere la morfologia del terreno. Avvallamenti, dorsali, creste, valichi, pendii ripidi e dolci pianori non ci troveranno impreparati. Certo, è necessaria un po’ di esperienza per leggere correttamente una cartina ma è solo iniziando a consultarla che si può imparare».

A proposito di cartine, mi permetto di fare i complimenti per la nuova cartografia provinciale edita dal CAI di Bergamo in collaborazione con la società Ingenia, eccellenza orobica nella realizzazione di cartoguide. Sono mappe in scala 1.25.000, molto dettagliate, intuitive e di facile lettura, con riportati tutti i principali sentieri bollati CAI.

Riccardo precisa: «lo scorso anno siamo usciti con i primi tre fogli relativi alle alte valli Brembana e Seriana; il mese scorso abbiamo pubblicato la cartina della valle di Scalve e, nel giro di poco tempo, arriveremo a coprire tutta la zona montana della provincia. Le cartine, impermeabili all’acqua, sono in vendita presso la sede del CAI di Bergamo e nei nostri rifugi».

Le app escursionistiche

La moderna tecnologia, sfruttando i sistemi satellitari, offre strumenti di navigazione utilissimi per l’escursionista. Sono applicazioni specifiche da scaricare sul telefono cellulare, come Locusmap, Wikiloc, Komoot o Outdooractive. Nella fase progettuale di una gita possono essere utilizzate ad integrazione della cartina soprattutto perché sono lo strumento che poi verrà adoperato durante l’escursione. Offrono una cartografia del territorio e, in tempo reale, indicano la propria posizione.

Chiedo a Riccardo una sua opinione su questi strumenti: «sono applicazioni utilissime soprattutto quando ci si trova in zone non conosciute. Sono molto precise, noi stessi le utilizziamo per tracciare i sentieri che poi verranno riportati sulle cartine. Esistono molte app, tutte generalmente affidabili e con requisiti di navigazione molto simili. Ciò che le differenzia sono la tipologia di cartografia utilizzata e le modalità di condivisione delle proprie “imprese” nelle community in Internet. Non mi sento di consigliarne una nello specifico, suggerisco invece di iniziare a provarne una qualsiasi testandola sul campo. Tuttavia, l’uso di queste app non dovrebbe avere come conseguenza la rinuncia a portare con sé la cartina. Consiglio di avere sempre con sé una cartina, meglio ancora una fotocopia della zona interessata, da riporre in tasca così da poterla consultare velocemente senza togliere lo zaino».

Sempre Riccardo fornisce qualche dettaglio sul funzionamento di queste app e sul loro utilizzo escursionistico. «Il segnale inviato dai satelliti GPS viene ricevuto da un’antenna dello smartphone e questo segnale è sempre presente, in qualsiasi condizione e luogo della Terra. Pertanto non è necessaria la connessione a una rete Internet per sapere dove ci si trova. Il collegamento dello smartphone alla rete serve solo per visualizzare la mappa in tempo reale. Quasi tutte le app permettono di scaricare sulla memoria del telefono le mappe, così da essere indipendenti dalla rete telefonica. La sera prima scarichi la porzione di cartina che ti interessa e poi vai tranquillo anche perché, così facendo, lo smartphone consuma meno batteria non essendo impegnato nella ricezione di dati per caricare le mappe». Personalmente, io utilizzo due app: una supercollaudata (la uso da sette anni) che sfrutto sia in fase progettuale che durante l’escursione, l’altra la impiego prevalentemente in fase progettuale per acquisire ulteriori dettagli su toponomastica, sentieri e percorsi.

Gli orologi da polso con GPS

Gli orologi da polso con GPS sono nati prima delle app e si possono utilizzare come strumento alternativo ad esse. Consentono di rimanere collegati al satellite e di conoscere con esattezza dove ci si trova. Anch’essi non dipendono dalla connessione a Internet. Sono molto pratici, di facile consultazione e leggeri. Registrano percorso, lunghezza, dislivello e, volendo, anche alcuni parametri organici come la frequenza cardiaca e il consumo energetico. Una volta completata l’escursione si scarica l’attività e la si conserva.

Personalmente, durante le escursioni e gli allenamenti, mi capita di guardare l’orologio per conoscere la quota raggiunta, il dislivello e la distanza coperta fino a quel momento. In un caso mi ha tolto dagli impacci: mi trovavo in Sardegna, nel Supramonte, zona selvaggia e impervia. I sentieri sono pressoché inesistenti e ci si muove prevalentemente percorrendo le tracce delle capre. Mi sono ritrovato in un punto in cui andare avanti diventava pericoloso e tornare indietro era un problema a causa dell’uniformità del terreno, della vegetazione fitta e spinosa e dell’assenza di punti di riferimento. Mi sono affidato all’orologio che, con estrema precisione, mi ha riproposto la traccia seguita all’andata consentendomi di tornare al punto di partenza. Lo ritengo uno strumento utilissimo in caso di nebbia.

Considerata la competenza di Riccardo in materia chiedo lumi a riguardo: «esistono sostanzialmente due famiglie di orologi, quelli cartografici dove puoi visualizzare anche le mappe, e quelli non cartografici. Sono entrambi comodi perché puoi seguire una traccia che ti sei preparato a casa e comunque fanno delle registrazioni del percorso di buona qualità. Io lo utilizzo sempre ad integrazione della app escursionistica e della cartina geografica».

Internet

Eccoci all’ultimo step della fase progettuale. Una volta definiti itinerario e meta, suggerisco di tuffarsi in Internet per raccogliere ulteriori informazioni. Se l’itinerario tocca i sentieri numerati del CAI suggerisco di consultare il geoportale del CAI di Bergamo . È un sito recentemente rinnovato con descrizioni molto accurate dei percorsi, corredato da cartine interattive e fotografie. Contiene anche alcune sezioni dedicate ad approfondimenti in tema escursionistico-ambientale. In Internet, generalmente, è facile trovare numerose descrizioni di itinerari. Vale la pena consultarne più di una, verificando la data di effettuazione della gita: più sono recenti più sono attendibili.

Prima di congedarmi da Riccardo decido di affrontare anche l’argomento relativo alla sentieristica. Nel mio girovagare per le Orobie ho quasi sempre trovato sentieri in buone condizioni e con segnalazione idonea: la cartellonistica e i segnavia bianco/rossi guidano l’escursionista con sicurezza. Quando si esce dai percorsi gestiti dal CAI le cose si possono complicare: i sentieri sono meno curati, le indicazioni sporadiche ed i segnavia, variopinti e spesso sbiaditi. «Per non creare confusione nell’escursionista e per mettere ordine alla molteplicità di segnalazioni presenti sui sentieri è stata predisposta una normativa regionale molto specifica. In particolare la legge regionale n° 5 del 2017 adotta, ufficialmente, su tutto il territorio la tipologia di segnaletica regolamentata dal CAI nazionale. Tutte le segnalazioni sentieristiche dovrebbero, per legge, uniformarsi a tale tipologia. Uso il condizionale perché è ancora molto diffusa l’idea che ciascuno possa agire sul proprio territorio in modo autonomo!».

Obiettivo finale del lavoro capillare di segnaletica e manutenzione dei sentieri che il CAI nazionale sta incentivando è contribuire alla crescita dell’attività escursionistica in Italia. «Puntiamo ad ottenere una rete di sentieri sicura, ben servita, attraente, fruibile dal maggior numero di persone, secondo un modello di sostenibilità e compatibilità ambientale dei luoghi». Riccardo conclude con un appello agli escursionisti: «stiamo cercando di creare strumenti e modalità per ricevere feedback su segnaletica, condizioni dei percorsi e manutenzione. L’escursionista è chiamato a partecipare in tempo reale in modo “social” e a segnalare all’indirizzo mail [email protected] ogni tipo di anomalia riscontrata (frane, cedimenti, vandalismi, difficoltà di percorribilità, criticità». Ringrazio Riccardo per le preziose informazioni e per la solerte opera dei volontari del CAI e degli enti locali a loro collegati che rendono più sicure e godibili le nostre escursioni. Ci lasciamo con il proposito di tornare insieme sui monti come ai vecchi tempi.

P.S. I principali sentieri di accesso ai rifugi della bergamasca sono stati interamente fotografati e resi visibili su Google Street View grazie alle riprese dei volontari del CAI di Bergamo.

(Tutte le foto sono di Camillo Fumagalli eccetto ove diversamente indicato)

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