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#bestof2023: Tra chiese vecchie e nuove, un bunker e un isolotto: alla scoperta di Ponte San Pietro

Articolo. Quando una passeggiata nella città tra le due sponde del Brembo diventa un pomeriggio di sorprese e ricordi. Ponte San Pietro, dopo essere stata per anni un importante snodo ferroviario della provincia di Bergamo, oggi sembra voler rinascere grazie alle sue tradizioni, alla Storia e alla natura

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Ponte San Pietro (foto Lisa Egman)

È una giornata invernale, umida e pigra come solo quelle di inizio gennaio sanno essere. C’è poca gente in giro, a Ponte San Pietro, e la calma cinge il paese assieme alla luce forte del primo pomeriggio. Un timido sole scalda il braccio annerito dal tempo di una delle statue sulla balaustra della Chiesa Vecchia, che sembra voler attirare la mia attenzione chiamandomi a visitare l’interno dell’edificio. Le statue, scolpite tra il 1745 e il 1748 da Antonio Maria Pirovano, sono nove in totale e si stagliano contro il cielo chiaro e fermo: realizzate in pietra di Mapello, si sono rovinate nel tempo ma hanno guadagnato fascino, e non smettono di osservare austere i passanti dall’alto del sagrato.

La Chiesa Vecchia di Ponte, invece, è stata menzionata per la prima volta addirittura nell’anno 881, all’interno di un documento che la definisce «basilica Sancti Petri ad Pontem Brembi». Ai miei occhi oggi appare però decisamente barocca in seguito al rifacimento del 1708 e ai lavori degli anni successivi. Tra le varie opere che custodisce, mi fermo a contemplare per un attimo il vestito rosso che spicca sullo sfondo scuro della «Vergine col Bambino e Sant’Anna» del pittore bergamasco Pietro Ronzelli, collocata sopra il pulpito sul lato destro della navata.

Entrando in chiesa oggi sono stata fortunata perché faccio in tempo a godermi ancora un po’ dell’atmosfera natalizia. Nell’ipogeo della chiesa infatti è allestita fino al 15 gennaio una mostra di presepi, curata dall’associazione Amici del Presepio di Ponte San Pietro, che in occasione del Natale 2022 ha collaborato addirittura con le autorità di Malta per portare nella Chiesa Vecchia un presepe maltese.

Dietro alla chiesa, si sente qualche schiamazzo provenire dal campo da calcio dell’oratorio: papà, che a Ponte è nato e ci ha vissuto per anni, mi racconta di quando il pallone finiva nel giardino dell’asilo infantile proprio di fronte e bisognava chiamare le suore per farselo restituire, o addirittura finiva nel Brembo, che scorre poco lontano. In quel caso era necessario correre per arrivare in fretta al canale e recuperarlo con la rete. Vicino all’oratorio una volta c’era anche la Villa Moroni, di proprietà di un ramo della nota famiglia bergamasca, che si affacciava con classe sul canale ed ora è stata trasformata in un nuovo complesso residenziale molto elegante.

Decido di proseguire oltre la Chiesa Vecchia, passando accanto alla fontanella che viene affettuosamente chiamata «il Dragone» dagli abitanti di Ponte, poiché in passato il rubinetto era a forma di drago. Poco più avanti, prima del ponte sul Brembo, ecco lo spazio vuoto lasciato dove un tempo c’era la piccola edicola all’incrocio. Sul ponte mi fermo a scattare una foto agli edifici che si riflettono sullo specchio del fiume e ad un’insolita testimonianza di storia: si tratta della palla di cannone austriaca conficcatasi nel muro di una casa nel 1859, durante la Seconda Guerra d’Indipendenza, e ancora ben visibile.

Una volta attraversato il ponte, visito anche la Chiesa Nuova prepositurale, consacrata nel 1934 per sostituire la Chiesa Vecchia. Purtroppo l’interno oggi è piuttosto buio, ma noto comunque una certa imponenza e ricchezza di dettagli. In attesa di tornarci per approfondire, mi accontento di ammirare il mosaico sulla facciata esterna, che rappresenta San Pietro mentre raccoglie i fedeli nella sua barca, e mi soffermo con lo sguardo sul campanile che con i suoi 42 metri di altezza sembra voler pungere la sottile coltre di nebbia che si sta alzando.

Prima che faccia buio, decido di andare a visitare l’Isolotto che, nonostante la giornata non sia delle migliori per stare all’aria aperta, mi sembra essere una meta abbastanza frequentata per le passeggiate. Per arrivarci scendo al tram, sulla sponda opposta rispetto alla centrale idroelettrica. Ora in realtà c’è la fermata dell’autobus, ma un tempo da qui passava il tram numero 8 per Bergamo, e la toponomastica popolare gli è rimasta affezionata.

L’Isolotto di Ponte San Pietro è un’area verde abbracciata dal torrente Quisa e dal fiume Brembo, ed è stato per anni una zona piuttosto abbandonata all’incuria e al degrado. L’Orto Botanico «Lorenzo Rota» di Bergamo ne ha poi riconosciuto l’importanza come habitat di diverse specie di flora e fauna, e in particolar modo di otto diverse specie di orchidee spontanee. Per questo motivo alcune associazioni ambientaliste come Legambiente, WWF, Italia Nostra e il Fondo Ambiente Italiano, insieme alla sensibilità della cittadinanza e dell’amministrazione comunale, si sono prese a cuore il progetto di recuperarlo, sino a renderlo un Luogo del Cuore del FAI. Ora l’Isolotto è un’ottima meta per fare due passi senza troppa fatica fino alla Fattoria Assolari o prendendo il sentiero che lo collega a Curno.

Mi vorrei fermare più a lungo ad ascoltare il rumore del fiume che scorre, ma la nebbia continua a scendere implacabile e decido di tornare in paese, passando da Piazza della Libertà. In quello che era l’ex Palazzo Littorio, ogni sabato e domenica dalle 16 alle 18.30 è ora possibile visitare ArTchivio , il Museo dello Smalto, che ospita una collezione sorprendentemente cospicua di opere in smalto provenienti da tutto il mondo e raccolte da Attilio Compagnoni.

Ponte San Pietro sembra essere un luogo molto sensibile all’arte: oltre ad ArTchivio si svolgono parecchie mostre temporanee nelle sale comunali organizzate dall’associazione di artisti Un Fiume d’Arte , che organizza inoltre ogni anno in settembre l’omonima manifestazione: una mostra a cielo aperto tra le vie del paese che richiama tanti artisti e visitatori.

L’ultima tappa della mia passeggiata per Ponte San Pietro è il Famedio, un monumento ai caduti eretto nel 1930: questo luogo mi ricorda quando da bambina venivo alle giostre che ogni anno colorano il parcheggio adiacente in occasione della festa di San Pietro e Paolo a fine giugno. Mi ricorda anche il mercato, che si tiene proprio qui ed è stata per me una tappa fissa del venerdì durante gli anni del liceo. Ora le cose sono cambiate, ma un tempo il mercato di Ponte era uno dei principali di tutta la zona dell’Isola Bergamasca. Papà mi racconta di treni affollati e di moltissima gente che veniva qui al venerdì per fare acquisti.

A dispetto dei miei piacevoli ricordi personali, il Famedio ha visto anche tempi molto meno spensierati: proprio qui accanto c’è uno dei quattro rifugi antiaerei del paese, l’unico che ad oggi è visitabile in occasioni specifiche.

Ponte San Pietro e il suo ponte ferroviario sono sempre stati il punto di collegamento tra Bergamo e Milano e in quanto tali un bersaglio importante per i bombardamenti, come già per gli austriaci nell’Ottocento, anche da parte delle truppe alleate tra il 1944 e il 1945.

Sul territorio del paese inoltre era presente la Caproni Aeronautica Bergamasca, l’azienda che si occupò di progettare e produrre diversi modelli di aerei militari. Per tutti questi motivi a partire dal 1942 vennero costruiti quattro rifugi antiaerei: oltre a quello nei pressi del Famedio ce n’è uno in via Garibaldi, uno presso le scuole elementari di Via Piave e uno presso il torrente Quisa.

Inoltre, in alcuni punti del paese erano state allestite delle trincee paraschegge, poi rimosse. Ho visitato il rifugio in passato e tra le due gallerie parallele lunghe 60 metri, complici alcune testimonianze che si possono leggere sui pannelli appesi alle pareti, si percepiscono ancora l’angoscia e la paura di chi vi si è dovuto riparare per evitare le bombe. Nemmeno l’utilizzo nel dopoguerra come magazzino della Legler, danneggiata dai bombardamenti, è riuscito a cancellare questa atmosfera cupa dal bunker.

Le aperture del rifugio antiaereo rientrano in un progetto più grande, chiamato Bunker1944 , di cui fanno parte anche i bunker di Dalmine, Sesto San Giovanni e Brescia. Il progetto ambisce a riaprire e valorizzare queste strutture che fanno parte di una storia molto buia che fortunatamente la maggior parte di noi non ha vissuto, ma che è essenziale conoscere e comprendere.

Tornando verso casa passo di fronte all’edificio dell’ex-consorzio agricolo e penso al potenziale anche turistico di Ponte San Pietro, che dal 2021 è classificato come città. Papà mi parla sempre di quando era un comune molto vivo, il cuore pulsante dell’Isola Bergamasca, dove lui ha vissuto gli anni della sua gioventù.

Ora che abbiamo tutti l’auto Ponte ha perso il suo status di snodo ferroviario importante, ma non sembra che la città voglia fermarsi. Le iniziative artistiche e culturali non mancano di certo, e l’Isolotto sembra destinato a diventare sempre più un punto d’incontro per la comunità. Insomma, il futuro di Ponte San Pietro potrebbe riservare delle belle sorprese. Nel frattempo rimane un’ottima meta da scoprire con una passeggiata, durante un umido pomeriggio invernale.