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Villa Pesenti Agliardi: un’oasi di pace a pochi chilometri da Bergamo

Intervista. Ai piedi delle colline, nel verde del “Parco dei Colli” di Bergamo, la villa seicentesca. Ancora abitata dai discendenti della famiglia, custodisce un ricco patrimonio di arte, storia e tradizioni tramandato per secoli. Ce la siamo fatta raccontare dalla contessa Maria Carolina Agliardi

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Villa Pesenti Agliardi

Un tesoro immerso nella campagna bergamasca: Villa Pesenti - Agliardi rappresenta una delle dimore storiche più affascinanti di Bergamo e provincia, ponendosi in sintonia al fenomeno storico-locale che vide la realizzazione di ville di delizia nelle immediate vicinanze della città.
Non si conosce l’effettiva data di edificazione della struttura, ma le fonti narrano della presenza di una dimora nobile seicentesca, successivamente modificata secondo le mode più “moderne” del tardo settecento.
Oggi la dimora si presenta in stile neoclassico e possiede uno splendido parco, parzialmente realizzato secondo l’antico progetto di Leopold Pollack. La contessa Maria Carolina Agliardi, figlia e nipote dei proprietari della Villa di Sombreno e del Palazzo Agliardi di Bergamo, ci svela qualche segreto.

GL: Da alcuni anni si occupa della gestione della villa, con l’obiettivo di condividere con il pubblico la bellezza ma anche gli oneri che la struttura comporta. Cosa le piace di più del suo lavoro?

MA: Nella villa organizziamo soprattutto matrimoni ed eventi. Queste attività, oltre ad essere un importante aiuto per mantenere in vita l’edificio, sono un modo per riportare ad una delle funzioni originarie queste dimore: essere luoghi di rappresentanza e di aggregazione. Ciò che mi appassiona e che mi stupisce ogni volta è vedere come questi spazi si rianimino e diventino delle scenografiche cornici. Ci fa piacere accogliere ospiti e visitatori e raccontare loro come si vive in questa casa, la storia in essa contenuta. L’accoglienza con lo stile ed il calore italiano, soprattutto per gli stranieri, è qualcosa di impagabile.

GL: Chi erano gli Agliardi?

MA: Si narra che nel 1007 arrivarono a Bergamo il re d’Ungheria e di Boemia ed il suo consigliere Longofredo con i suoi tre figli: Ingelforte dei Capitanei del Alio, Leopardo dei Capitanei de Martinengo e Terzo dei Gentiles de tertio. Costoro divennero capostipiti di tre importanti famiglie bergamasche: Agliardi, Martinengo e Terzi. È da Ayardo, Console di Giustizia nel 1175, che derivò il cognome Agliardi. Altro personaggio di spicco fu Alessio Agliardi che, nel Quattrocento, fu un insigne architetto e godette della stima del Doge di Venezia e di Bartolomeo Colleoni. Quest’ultimo nominò Alessio e i suoi discendenti membri di diritto del Consiglio del Luogo Pio Colleoni e ancora oggi, dopo più di cinquecento anni, un membro della famiglia Agliardi, siede nel Consiglio del Luogo Pio, istituzione che amministra i beni lasciati dal famoso condottiero, tra cui la Cappella Colleoni in Città Alta. Nell’Ottocento Paolo Agliardi sposò Marianna Pesenti, l’ultima discendente dei Conti Pesenti, divenuti importanti grazie al commercio dei tessuti, proprietaria della Villa di Sombreno.

GL: Ci dica qualcosa sulla villa e del Conte Pietro Pesenti.

MA: La dimora ha origini medioevali e nel Seicento venne trasformata in villa. A fine Settecento, su incarico del Conte Pietro Pesenti, fu ampliata e modificata. Il Conte fu un grande estimatore e sostenitore degli ideali portati in Italia dai francesi con Napoleone, fino a che quest’ultimo non divenne Imperatore. Fu un personaggio politico di spicco, divenne presidente del Dipartimento del Serio durante la Repubblica Cisalpina, ma con l’arrivo degli austriaci fu duramente punito per le sue idee e per il suo impegno politico: lo imprigionarono e saccheggiarono le sue proprietà trafugando mobili, arazzi, argenti ed una ricchissima collezione di dipinti tra cui Van Dyck, Moroni, Lotto, Carracci, Bellini, Veronese, Tintoretto, Rubens, Fra’ Galgario ecc. Con il ritorno dei francesi Pesenti fu liberato e tornò a far parte attivamente della vita politica. Con la proclamazione di Napoleone imperatore, però, si ritirò definitivamente dalla vita politica e si trasferì nella villa di Sombreno dove morì prematuramente nel 1826.

GL: Quando si trasferì nella villa, quindi, commissionò all’architetto austriaco Leopold Pollack la restaurazione della struttura, secondo uno stile innovativo.

MA: Sì, venne fatto un progetto di reinterpretazione in chiave neoclassica sia della dimora che del giardino. Il Pollack, allievo di Giuseppe Piermarini, architetto del Teatro alla Scala di Milano, lavorò a lungo in Italia tra Milano (Villa Reale), Bergamo (Teatro Sociale), Pavia e Como. Il tema del giardino della villa di Sombreno è ispirato alle finalità che il Conte diede a Pollack e che sono visibili ancora oggi attraverso le scritte latine e le due statue inserite sulla facciata: l’Agricoltura e l’Ospitalità. La villa venne pensata, infatti, per deliziare gli ospiti con i frutti di un giardino generoso e intrattenerli con curiosità scientifiche, giochi e terme. Il progetto non fu realizzato in toto e il giardino venne successivamente reinterpretato in chiave romantica. Il progetto è una testimonianza importante e forse unica in Lombardia delle idee che permeavano l’Europa in quell’epoca: vi sono presenti il pensiero Illuminista, elementi Neoclassici e passioni Romantiche.

GL: Quindi, come si viveva nella Villa di Sombreno?

MA: Secondo i racconti di mio padre Ajardo Agliardi la villa era abitata dalla famiglia da giugno a febbraio mentre il resto della stagione lo trascorrevano nel palazzo di Bergamo. Qui a Sombreno avevano spesso ospiti e la casa era animata da un gran numero di persone di servizio: dalla guardarobiera, ai camerieri, al cuoco, all’autista, al giardiniere, al manovale che si occupava delle riparazioni della villa, al guardia-boschi oltre che da tutte le “mademoiselles” che si occupavano dell’educazione dei figli. Un tempo avevano almeno una dozzina di persone necessarie per far funzionare la dimora!

GL: Sono passati personaggi di rilievo in Villa?

MA: Certamente. Tra i personaggi più illustri che furono ospiti in villa negli anni Venti del secolo scorso ci sono Angelo Roncalli e Maria Montessori. Nel 1924, mio nonno Giovanni Battista Agliardi sposò Maria Carolina Gallarati Scotti dei principi di Molfetta, grazie anche ad una buona parola di Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. Maria Montessori, invece, era amica di mia nonna e fu spesso ospite nella villa. Il ritratto usato per la banconota delle 1.000 lire fu preso da una fotografia scattata nel giardino di Sombreno.

GL: Oggi chi abita la Villa?

MA: La Villa oggi è di proprietà di mio papà Ajardo Agliardi e di mia zia Immacolata Agliardi Lancellotti ed è abitata da mio padre e da mio fratello. Io e mia sorella ci andiamo spesso e cerchiamo di portare avanti con amore, sacrifici e passione l’accoglienza e la condivisione di un patrimonio di arte, storia e tradizione che si è stato tramandato per secoli nella nostra famiglia. A volte vorremo fuggire da questa gabbia che dall’esterno sembra dorata, ma in realtà è piena di grane, responsabilità e costi non più sostenibili con i redditi di oggi. Gli unici motivi che ci fanno andare avanti sono l’amore, la passione e il senso del dovere.

GL: Come voi, penso che anche altri proprietari di dimore storiche la pensino allo stesso modo…

MA: Certo. Anche per questo motivo infatti è nato un gruppo di proprietari di 16 dimore storiche private bergamasche, il Gruppo Dimore Storiche Bergamo. L’obiettivo è quello di unire le forze per aiutarsi e creare eventi culturali, proposte d’itinerari per far conoscere il ricco patrimonio bergamasco, ancora poco conosciuto. Nel 2018 nasce la manifestazione “Domeniche per ville, palazzi e castelli” con la volontà di offrire ai turisti la possibilità di visitare le dimore spesso chiuse al grande pubblico.

GL: Che progetti avete per il 2022?

MA: Ci auguriamo di poter tornare presto a lavorare intensamente. In questo anno di attese abbiamo ragionato sulla progettazione e continueremo spingendo per riallacciare i ponti con il mercato estero, soprattutto europeo e americano. Vorremmo coinvolgere anche le giovani generazioni, attraverso le scuole, per farli appassionare e sensibilizzare fin da bambini all’arte e alla storia.

GL: Bergamo e Brescia saranno Capitali della Cultura 2023.

MA: E infatti abbiamo in mente vari progetti con altri proprietari di dimore e con enti pubblici e privati.
Credo fermamente nella frase di Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”: attraverso le nostre case e le storie che raccontano ci impegniamo a divulgare il bello, il rispetto per la natura, la storia, le tradizioni e la cultura.

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