Come lo Spirito del Natale Passato con Ebenezer Scrooge, anche la redazione di Eppen vuole portarvi indietro nel tempo, rispolverando una pagina natalizia del nostro quotidiano. Come è cambiato il modo di vivere il Natale?
Se per il «Natale Presente» siete stati accompagnati, giorno dopo giorno, dal calendario dell’Avvento firmato Eppen, per quello «Passato» è stato necessario addentrarsi nei labirintici archivi de L’Eco di Bergamo, alla ricerca dei quotidiani venduti dalle edicole durante il periodo natalizio degli anni scorsi. Come Ebenezer Scrooge, il vecchio e avaro protagonista del celebre racconto scritto da Charles Dickens, percorrete un viaggio nel passato, alla riscoperta di una tradizione che oggi ha un volto diverso.
Venerdì 23 dicembre 1960, una delle pagine de L’Eco di Bergamo riportava un articolo dal titolo «200 mila auguri al giorno partono da Bergamo». Ebbene sì: in un’epoca in cui le nostre tasche non conoscevano né smartphone né cellulari, la settimana che precedeva il Natale si trasformava in un tour de force per i postini. Sessantacinque anni fa, l’Ufficio «Arrivi e Partenze» della Posta Centrale arrivò a contare 627.900 missive natalizie. Per aiutarvi a visualizzare meglio la quantità di lettere, cartoline e messaggi di auguri smistati durante i giorni prima del 25 dicembre, potete pensare che, se impilati l’uno sull’altro, avrebbero formato una colonna alta 273 «metri». Il «metro» – come spiegato nell’articolo – era una misura standard in uso presso gli uffici postali: cassette della lunghezza di 10 decimetri allineate verticalmente che contenevano appunto cartoline e biglietti da visita. Quello che per molti era un periodo di gioia e un momento per rilassarsi dopo un anno di lavoro, era per gli addetti ai lavori una vera corsa contro il tempo.
Se adesso bastano pochi tap su uno schermo di vetro, un tempo la ricezione degli auguri di Natale era responsabilità di chi lavorava alle Poste. Il dott. Lippe, allora Direttore provinciale delle Poste e Telegrafi, affermava in un’intervista concessa a L’Eco che «soltanto passata l’Epifania gli era concesso riprendere fiato».
Oggi i numeri legati ai messaggi natalizi sono cresciuti esponenzialmente. Possiamo chiederci se il cambio di modalità di invio possa aver cambiato il significato delle parole scritte ai propri cari. Magari, per questo Natale, prendiamoci del tempo per dedicare, a chi vogliamo bene, delle parole sentite, proprio come se stessimo per imbucare una lettera. Sicuramente il «Natale del Futuro» sarà più bello.
