Michele Savino - Formazione anagrammatica
In occasione della ventunesima edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI, lo Studio Vanna Casati presenta la mostra dell’artista bergamasco Michele Savino, la cui ricerca è incentrata sulla pratica dell’anagramma.

L’anagramma è una sfida fra mente e parola: la mente forza e la parola resiste, la mente insiste e la parola si trasforma, cambia forma e una nuova parola si forma; nulla di veramente nuovo tuttavia, solo una rinnovata disposizione dei singoli elementi, della sequenza di lettere che la compongono.
Affinché l’anagramma riesca, bisogna trovare la giusta combinazione per aprire la cassaforte linguistica, farsi scassinatori del linguaggio, orientarsi nel labirinto immateriale delle soluzioni combinatorie, dove non tutto è possibile, dove il linguaggio vincola, si oppone alla trasformazione, oppone resistenza.
L’anagramma forma, deforma e trasforma, è pura potenzialità linguistica in incessante e paradossale mutamento, è una pratica per riordinare qualcosa che ha già un suo ordine intrinseco, forzando quest’ultimo senza tuttavia sovvertirne le regole strutturanti.
Ogni parola è come un piccolo esercito, con la sua precisa formazione di lettere; l’anagramma porta la mente a scontrarsi con esso, a dichiarare battaglia per modificarne la formazione più e più volte, battaglia dopo battaglia, fin quando la mente parrebbe esausta e la parola pure.
Alla fine dello scontro le lettere sono sempre le stesse, magari più stanche, però occupano posizioni diverse, hanno compagni diversi e la formazione è cambiata: ha vinto la mente, la nuova parola si è generata, rigenerata per un altro possibile scontro. Tuttavia essa porta con sé anche un nuovo significato, inatteso e imprevedibile, come se la mente agisse nei termini d’una psicanalisi del linguaggio, facendo emergere significati sepolti, preesistenti, presenti, ma non evidenti alla parola medesima.
L’anagramma gioca in superficie per poi addentrarsi nel profondo, giunge al fondo delle parole, ne fa riemergere un rinnovato senso, un controsenso, un cortocircuito irriverente, stupefacente.
L’anagramma è lo strumento della mente per violare la parola, aprirla come un giocattolo per capirne il funzionamento, riassemblarla cambiandone i rapporti fra i pezzi, mutandone la dinamica, portandola a cantare, urlare, imprecare liberamente.
La mente non riposa e la parola neppure e ogni volta si ricomincia con un nuovo rompicapo che rompe gli accordi fra lettere, intesse rinnovate alleanze linguistiche, forza l’anima e il nome delle parole, per giungere infine a rianimarle, a rinominarle magicamente.