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Come si cambia: un viaggio attraverso la Bergamo da cartolina

Articolo. Dal 16 settembre al 12 dicembre la mostra “Fotografie da cartolina. Bergamo e provincia 1940-1970” al Museo delle Storie di Bergamo. Uno sguardo all’indietro su chi eravamo e chi siamo diventati

Lettura 4 min.
Ditta Cittadini, Bergamo, Piazza Matteotti con il monumento di Vittorio Emanuele

Saluti da… Piazza Vecchia, ovviamente. E dal Sentierone, è d’obbligo, così come dalla balconata di Bossico sul Lago d’Iseo e dalle nostre amate montagne. Ma, perché no, anche dalle torri di Zingonia e dal distributore di carburante di Casazza.
Tutto ci aspetteremmo meno che anche l’espositore girevole delle care, vecchie e rassicuranti cartoline ci riservasse la sorpresa di una percezione molto diversa del paesaggio, urbano e non urbano, da quella che oggi diamo per scontata.

Se è vero che oggi la cartolina è un pezzo da museo, a riportare in luce un modo tutto diverso di autorappresentarci è l’iniziativa del Museo delle storie di Bergamo che, insieme a Comune di Bergamo e SIAD Fondazione Sestini, presenta il nuovo volume della collana editoriale del Museo della fotografia Sestini: “Fotografie da cartolina. Bergamo e provincia 1940-1970” (Nomos edizioni). Così, dopo il focus sulla Bergamo degli anni Trenta nel volume “Città Alta 1926-1938. Il Piano di Risanamento e Luigi Angelini” e l’epopea del transatlantico italiano in “I giganti del mare. Viaggio nel Novecento: l’Italia dei transatlantici” attraverso l’archivio fotografico dell’Agenzia Lorandi, la nuova esplorazione del museo si rivolge alle immagini di Bergamo e provincia restituite dalle cartoline realizzate dalla Ditta Cittadini, storica cartoleria e casa editrice di Bergamo, attiva in via Pignolo dagli anni Dieci del Novecento fino al 2017, custodite nella Raccolta Lucchetti conservata presso l’Archivio fotografico Sestini.

Il volume sarà presentato mercoledì 15 settembre alle ore 18 all’Ex convento di San Francesco in Piazza Mercato del Fieno, dall’autrice del volume Nadia Bassis e da Jennifer Coffani, Responsabile Archivio fotografico Sestini, accompagnate dalle narrazioni di Claudio Calzana (accesso gratuito con prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti sul sito www.ticketlandia.com; necessario esibire il Green Pass).

Dopo la presentazione, ci sarà la visita in anteprima alla mostra “Fotografie da cartolina” che raccoglie, a cura di Coffani, una selezione degli originali custoditi in Archivio, rappresentativi per raccontare la lunga tradizione della cartolina da viaggio tra gli anni Quaranta e Settanta e l’evoluzione del modo di comunicare degli italiani, il cambiamento dei costumi, l’affermarsi di nuove mete e moderne forme di turismo (mostra aperta al pubblico dal 16 settembre al 12 dicembre, da giovedì a domenica, dalle 11 alle 19).

Come eravamo

“Un tour tra luoghi famosi e luoghi quasi sconosciuti, fortemente simbolici – monumenti, palazzi, chiese – o privi di una valenza estetica particolare – asili, fabbriche, ospedali, quartieri – di Bergamo e provincia. Del patrimonio prodotto dai Cittadini si sono conservati oltre 12.000 negativi, tra lastre di vetro, pellicole e matrici arrivate in Archivio per il tramite di Domenico Lucchetti, fotografo e collezionista bergamasco. Non si tratta quindi della cartolina cartacea a cui siamo abituati, cioè l’oggetto finale, ma della fotografia originale, o talvolta la matrice, pensata per essere stampata nel formato standardizzato 10,5×15 cm. Nel salvare questo archivio dalla dispersione, Domenico Lucchetti era pienamente cosciente di come queste immagini in formato cartolina, nate per assolvere una funzione di ricordo per il turista o per gli abitanti dei luoghi ritratti, costituiscano oggi una straordinaria fonte dal duplice valore storico e documentario. Da una parte informano su quali erano i soggetti più o meno stereotipati richiesti dalla collettività e dall’altra permettono di ricostruire la storia e le vicende di un tessuto urbano e di un territorio oggi profondamente mutati”.

Così Jennifer Coffani ci introduce a questo inedito sguardo sulla città, con gli occhi di quell’immaginario, borghese o popolare che sia, che dagli anni Quaranta agli anni Settanta, utilizzava le caselle postali per condividere con chi voleva bene dove e come viveva, o un brano di vacanza, tra architettura, società ed economia.
Tra i soggetti principali si trovano, com’è naturale, scenografiche vedute in ogni angolazione possibile, estive o invernali, luminose o notturne, di Bergamo con i monumenti del centro e di Città Alta, dalle Mura ai propilei di Porta Nuova, dal Duomo al monumento a Donizetti. Il tutto “condito” di giochi d’acqua di fontane, facciate illuminate, portici elegantissimi.

Sempre aggiornate sullo “stato dell’arte” della città, le fotografie da cartolina diventano prezioso documento della sua rapida trasformazione. Prendiamo fra i tanti l’esempio di piazza Sant’Anna che da spazio spoglio vediamo impreziosirsi di anno in anno di una fontana, di alberi, di arredi urbani. Oppure le fotografie che immortalano “icone” perdute, come il Teatro Duse alla Rotonda dei Mille o il ricovero della Clementina. O ancora, la celebrazione fondativa di nuove costruzioni come il Tempio Votivo di via Statuto. In provincia, immancabili i panorami mozzafiato del Lago di Endine o del Lago d’Iseo, le vedute dalle cime più note delle nostre montagne e dei loro laghi, magari impreziosite dal fotomontaggio o da un disegno delle stelle alpine.

Saluti dal boom economico

Cartolina dopo cartolina, però, vengono alla luce anche “saluti” meno scontati. Così le serie dedicate a rifugi montani e alle colonie estive di Roncola e Piazzatorre, l’occhio strizzato all’ascesa del turismo termale con gli stabilimenti di Trescore, Gaverina e San Pellegrino e all’età dell’oro delle strutture ricettive: alberghi, bar e ristoranti erano spesso sia committenti che soggetti delle fotografie. Ma ciò che attira di più l’attenzione sono il proliferare di immagini che proprio non ci aspetteremmo da una cartolina, ma che rispecchiano fedelmente il desiderio di raccontare la modernità che traboccava negli anni del boom economico.

Ecco allora spuntare soggetti che oggi non inquadreremmo mai e che ritrovare oggi in cartolina genera sconcerto, ma che all’epoca erano esibiti come simboli del miracolo del benessere e modernità. Non solo stabilimenti industriali e funivie e ambiziose imprese edilizie come quelle di Zingonia o della nuova stazione autolinee di Bergamo. L’inconsueta estetica del paesaggio del secondo dopoguerra celebra anche l’“anti-città” attraverso tutto un sottobosco visivo di quartieri in espansione sull’onda dell’entusiasmo per l’epopea del cemento, come Boccaleone o la Celadina, distributori di benzina, autobus, automobili assiepate attorno ai monumenti o parcheggiate in pineta, bar di paese, vecchie trattorie, tabaccherie rionali, strade e incroci. Le Cartiere Pigna di Alzano, la pista da sci di Foppolo vista dalla terrazza dell’Albergo Dalmine, il Palazzo della Direzione dello stabilimento Dalmine, il distributore di benzina di Casazza, il Park Hotel di Clusone: un “come eravamo” che, a dire il vero, osservato oggi finisce per suscitare ancor più nostalgia e tenerezza dei classici saluti da “Grande Bellezza”.

Perché in fondo vi è autorappresentato uno slancio, un nuovo paesaggio nazionale, un desiderio autentico di condividere il “senso del luogo” che oggi abbiamo dimenticato e tradito, insieme a quella vera “rivoluzione della comunicazione” che è stata all’epoca la cartolina.
“Con il boom economico la città intera aveva il diritto di finire dentro un’immagine” (Paolo Caredda in “In un’altra parte della città. L’età d’oro delle cartoline”, Ed. I Libri di Isbn/Guidemoizzi, 2014): la vera tenerezza nelle fotografie da cartolina è di ritrovare il meraviglioso proprio in ciò che oggi abbiamo consacrato come desolante, fatiscente, del tutto contrario al buon gusto.

(© Museo delle storie di Bergamo, Archivio fotografico Sestini, Raccolta Domenico Lucchetti, Fondo Ditta Cittadini)

Sito Museo delle Storie

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