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Lorenzo Lotto, ovvero come sappiamo falsare la Storia

Articolo. Lo storico Franco Cardini, giovedì 27 aprile, nella Basilica di Santa Maria Maggiore ci racconta di “Lotto e il suo tempo”, ma non solo.

Lettura 4 min.
Lorenzo Lotto, Annunciazione di Recanati, 1534 circa

Possiamo già prevedere che ci darà molti inneschi per riflettere, l’intervento che lo storico Franco Cardini dedicherà a “Lorenzo Lotto e il suo tempo”, giovedì 27 aprile, alle ore 20.45, nella Basilica di Santa Maria Maggiore (ingresso libero fino ad esaurimento posti), nel penultimo degli incontri organizzati da Fondazione Mia in occasione della pubblicazione del volume «Lorenzo Lotto. Lettere. Corrispondenze per il coro intarsiato» (Ed Officina Libraria), curato da Corrado Benigni e Mauro Zanchi (il volume è in vendita in Basilica al prezzo speciale di Euro 30).

Di Franco Cardini, che è uno degli autori presenti nel volume, abbiamo almeno due certezze. In primis, che è uno dei maggiori storici non solo italiani ma nel panorama internazionale. In secondo luogo, che è studioso che non si cura del “pensiero dominante”, così che spesso le sue analisi dividono l’opinione pubblica. Così, scegliamo anche noi di andare controcorrente, avvolgendo al contrario il nastro dell’intervista che ci ha concesso in anteprima, cominciando quindi dalla fine, quando a sorpresa fa la sua comparsa nel discorso di Cardini il “Gatto della Storia” (che tanto ci ricorda il gatto che alza la gobba e rizza il pelo spaventato dall’irruzione dell’angelo nella celebre Annunciazione dipinta da Lotto a Recanati).

BM: Lorenzo Lotto: secoli di oblio e oggi celebrato come un genio. Ma allora, come funziona la Storia?

FC: Mi ha insegnato tutto il gatto di mia nonna. Da ragazzino osservavo la nonna mentre lavorava a maglia con i gomitoli di lana. Il gatto, non si sa come, riusciva sempre a sciogliere i nodi, srotolando i gomitoli finché non trovava il bandolo della matassa. Il gatto della storia, mi ha insegnato a ragionare.

Rinascimento, splendida età un accidente!

BM: E qual è il primo nodo da sciogliere se guardiamo al tempo di Lorenzo Lotto?

FC: A costo di far la figura del decostruzionista, devo dire che noi, per quanto facciamo, non abbiamo quasi mai a che fare con i veri e propri fatti, ma sempre con interpretazioni. Anche un documento originale, come può essere un atto notarile o una fotografia, è comunque un’interpretazione. Come dice Scarlett Johansson, “Non sono così bella come qualche volta mi fanno apparire”. E questo vale anche per l’immagine del Rinascimento. Dipende da come lo si “fotografa”. Lotto è testimone di un tempo che non è stato idillico, come invece ci hanno insegnato a scuola. Che splendida età un accidente! È stato uno dei secoli peggiori della storia, uno di quelli in cui l’Europa ha sofferto di più di fame, di malattia, di ogni sorta di calamità. Da questa epoca è scaturita la grande cultura artistica del Rinascimento, ma è stata una questione di élite, fatta di grandi artisti, grandi committenti, grandi mezzi economici e mediatici. Di tutto il resto, dell’universo dei poveri, non importa più nulla a nessuno. Esattamente come accade oggi che siamo otto miliardi nel mondo di cui sette sono poverissimi e nel miliardo che resta ci sono astronomiche disparità di potenziale economico e politico. Un pugno di famiglie, di imprese e di lobbies domina tutta la scena occidentale e raccontano a noi, che privilegiati non siamo, che tutto va bene e invece tutto va male.

BM: Anche Lotto faceva parte dei non privilegiati che abbiamo cancellato dalla Storia?

FC: I media tradiscono. Oggi viviamo in un momento difficile, in cui i media dovrebbero avere come riferimento la cultura più qualificata e invece accade addirittura il contrario, e cioè che sia la cultura a seguire i media, dalla tv agli strumenti informatici, che impongono la necessità di essere semplici e rapidi, con il rischio di dire continuamente sciocchezze o quantomeno cose inesatte. La lamentela ricorrente è che la storia, purtroppo, la scrivono solo i vincitori. E allora, secondo questo principio, dalla guerra di Troia in avanti, non dovremmo parlare di nulla, né di Ettore che è stato sconfitto, né di Cesare morto pugnalato, né di Napoleone morto in esilio… Cancelliamo tutti i vinti dalla storia! Il dramma di quando si riscrive la storia è che ci si accorge che per un grande che abbiamo adeguatamente onorato, ce ne sono cento che abbiamo onorato fin troppo e che grandi non erano, e mille che erano davvero grandi ma noi li abbiamo dimenticati, o perché erano stati dalla parte sbagliata, o perché non abbiamo i documenti, o semplicemente perché non abbiamo voglia di leggerli. Ogni volta che si celebra qualcuno o qualcosa dovremmo sempre chiederci: ma che cos’è che stiamo falsando o che stiamo dimenticando?

Lotto era impacciato nel quotidiano, diciamo poco furbo

E questo è anche il paradosso di Lotto, artista più grande di quanto non si dicesse ma che ebbe la sfortuna di esser contemporaneo di Tiziano, che sapeva ben manovrare i media. Il suo celebre ritratto di Carlo V a cavallo, vestito da fante e non da imperatore, è un capolavoro mediatico, che colpisce l’immaginario, un po’ come le immagini di Hitler che visita le fabbriche in tuta da operaio, o di Stalin e Mussolini che baciano e bambini. Lotto, invece, queste cose non le ha mai sapute né volute fare. Non era abituato farsi strada in questo modo e nemmeno aveva un imperatore che gli era amico.

Dai suoi scritti e anche dalle lettere che documentano il suo rapporto con la Misericordia di Bergamo emerge chiaramente che nella vita quotidiana non si sapeva muovere, che era in difficoltà, che era sottostimato. È stato vittima del suo riserbo, e anche della sua non particolare fortuna. Mentre se Tiziano è diventato un gigante, dipende anche da come si è saputo spendere.

BM: Che cosa a un certo punto riscatta Lotto dal buio della storia?

FC: Grazie a Dio, la storia non finisce mai. Se ne sentono tante di sentenze ridicole che la gente ripete continuamente.

La storia non decreta mai definitivamente

FC: La più ridicola è quando si dice “La storia ha definitivamente decretato che..”. Ma la storia è riconsiderazione continua di quello che sapevamo in precedenza. Cambiamo prospettiva, il passato si vede sotto una nuova luce, emergono altri documenti, e tutto cambia. Bisogna tenerne conto, soprattutto quando si fa la storia divulgativa, fatta per impressionare, impaurire, guadagnare simpatie, per un sacco di ragioni che nulla hanno a che vedere con lo studio scientifico e sistematico della storia. Quindi, se vogliamo fare qualcosa per Lotto, occorre cominciare dal revisionismo, e dal rivedere innanzitutto ciò che su Lotto è stato scritto.

BM: Le piace Lorenzo Lotto?

FC: Le posso dire che è un pittore che mi piace, così come, parlando di Bergamo, mi piace molto la Cappella Colleoni, e ancor di più il monumento a Bartolomeo Colleoni, immagine splendida di quello che, nel bene o nel male, si può dire di un uomo di guerra, di un intenditore militare del Rinascimento.

Ultimi due incontri su Lorenzo Lotto

Sono in programma gli ultimi due incontri gratuiti – sempre il giovedì, alle ore 20.45, nella Basilica di Santa Maria Maggiore – con altrettanti saggisti del volume: il 27 aprile Franco Cardini con «Lorenzo Lotto e il suo tempo»; il 4 maggio Telmo Pievani con «Lotto, Copernico e la lanterna del mondo».

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