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Diana Reiss: la sorprendente intelligenza emotiva dei delfini

Articolo. Emotivi, intelligenti, con abilità uniche tanto da essere definiti “persone non umane” dalla stessa studiosa, i delfini saranno al centro della conferenza di BergamoScienza “Che lingua parlano i delfini?” il 17 ottobre. Attraverso testimonianze e racconti della psicologa, ripercorriamo la sua vita spesa a studiarli, capirli e proteggerli dalle barbarie della caccia

Lettura 4 min.
Diana Reiss

È il 13 dicembre 2003, ho sette anni ed è la mattina di Santa Lucia. Tra i tanti regali trovo una videocassetta del Delfinario di Rimini. Dopo i dubbi iniziali su come la Santa fosse riuscita a procurarsene una, presto risolti in un “Ma lei può tutto!” dei miei genitori, il fascino di quegli splendidi animali conquista subito anche me.

La psicologa Diana Reiss, però, mi correggerebbe subito: secondo lei i delfini non andrebbero considerati come animali, ma come “persone non umane”. E la motivazione è tanto semplice quando incredibile: i delfini si riconoscono allo specchio e riescono a pensare al futuro.

Diana, infatti, racconta: “I delfini non potrebbero essere più diversi da noi nella forma del corpo e nella storia evolutiva, eppure c’è qualcosa nei delfini che sembra intelligente. Mi interessa molto sapere cosa sia. Perché lo vedi. Stanno facendo qualcosa. Anche se hanno l’aspetto di un pesce, più simile a un pesce che a noi. C’è questo mammifero dagli occhi caldi, questo contatto visivo. C’è qualcuno lì dentro.” (tratto da questo articolo)

Tra l’arte e la scienza

Diana Reiss nasce alla fine degli anni Cinquanta a Philadelphia. Oggi è professoressa di psicologia presso l’Hunter College e l’Università di New York; in particolare la sua ricerca si focalizza sulla comunicazione dei delfini e dei cetacei.

Durante l’infanzia è una bambina interessata agli animali, alla scienza e all’arte: “Vedo molti punti in comune tra le arti e la scienza, in particolare nel fare uno spettacolo e nel fare un esperimento... In entrambi i casi si affrontano le possibilità di fallimento e/o di scoperta ed è questo che è così avvincente ed emozionante!” (tratto da questo articolo)

L’amore per questi animali però ha radici lontane dalla scienza: “Negli anni Settanta lavoravo come scenografa per una compagnia teatrale d’avanguardia di Philadelphia. Una domenica lessi il Times e vidi questa fotografia di una balenottera che veniva uccisa. Qualcosa in me è scattato. ’È un peccato macellare questi animali quando sappiamo così poco di loro’, dissi. Poi ho preso un dottorato di ricerca e da allora mi sono dedicata allo studio delle capacità e dei comportamenti delle balene e dei delfini.” (tratto da questo articolo)

Gli strumenti: lo specchio…

La psicologa non vuole solo osservare o fare esperimenti, ma desidera assorbire il comportamento dei delfini, viverlo: “Sei con i delfini, diventi un tutt’uno con loro, li vedi, osservi i cambiamenti spaziali tra di loro, osservi il movimento, entri nel ritmo del tutto, vedi le sottigliezze, le sottigliezze che per te hanno un senso. Sei in un certo senso un tutt’uno con loro, per quanto tu possa esserlo. Succede e basta. Sei incantato, intrappolato.” (tratto da questo articolo)

Il primo strumento con cui ha studiato queste persone non umane è semplice e alla portata di tutti: uno specchio. “Forse pensate di vedere da una vetrata un delfino che gioca girandosi su sé stesso ma, in realtà, ciò che state guardando è un falso specchio con un delfino che si guarda mentre gioca girandosi su sé stesso. Questo delfino ha coscienza di sé.”

…e la tastiera

Il secondo strumento Diana Reiss lo ha ideato negli anni Ottanta: una tastiera subacquea touch screen creata appositamente per i delfini, che dà a questi mammiferi scelta e controllo. Al tocco di un tasto, gli animali sentono un sibilo generato dal computer e ottengono un’attività da eseguire oppure un oggetto, come una palla.

Diana racconta come i delfini imparino autonomamente ad usare la tastiera, senza alcun intervento esterno. La scoperta più sconcertante, però, è la capacità di memorizzazione ed emulazione dei suoni emessi dalla tastiera: “Sto ascoltando con le cuffie. Pan colpisce il tasto “palla”. (…) Poi a un certo punto, dopo che Pan ha colpito la “palla” e ha sentito il suono per diciannove volte, all’improvviso inizio a sentire un fischio e capisco che non ha premuto il tasto. È la mia immaginazione? Lo stanno facendo davvero? (…) L’ho sentito chiaro come una campana: stavano emulando il segnale. Mi sono resa conto che non solo stava imitando questo suono dopo aver premuto il tasto, ma ora prendeva la palla di lato e la spingeva e fischiava mentre spingeva questa palla. Poi si avvicinava alla tastiera, la scansionava e faceva il fischio giusto e colpiva il tasto giusto.” (tratto da questo articolo)

Ricerca e questioni etiche

In ogni storia, purtroppo, c’è anche l’antagonista. E nella nostra è la caccia ai delfini: “Avevo saputo di questo villaggio di pescatori in Giappone, Taiji, dove i delfini vengono ammassati in una piccola insenatura e brutalmente massacrati. Questi animali venivano sventrati e lasciati lì a morire lentamente, sventolando al sole. Beh, questi sono lo stesso tipo di delfini con cui lavoro. So quanto siano sensibili, quanto dolore possano sentire, quanto un semplice graffio li infastidisca.” (tratto da questo articolo)

Diana si mette in prima linea nella lotta a questa barbarie: riunisce biologi e professionisti e va all’ambasciata giapponese a Washington per porre luce sulla questione. Ma non si ferma: lavora anche con Louie Psihoyos, regista con il quale inizia la realizzazione di “The Cove”, documentario che descrive la caccia al delfino che si tiene in Giappone da settembre ad aprile.

Le nuove sfide

Nell’ultimo decennio, Diana Reiss continua il suo viaggio alla comprensione della cognizione dei delfini attraverso l’utilizzo delle più recenti tecnologie. La tastiera degli anni Ottanta, infatti, è stata sostituita da un moderno touchscreen e le videocamere fisse sono diventate a 360°. Oggi, grazie a lei, si sta diffondendo una più attenta consapevolezza sulle profondità emotive e cognitive della mente dei delfini. Tutto questo aiuta e sostiene la lotta alle pratiche barbariche delle caccia, che purtroppo continuano ancora oggi.

Diana Reiss ha dedicato la sua vita allo studio dei delfini e ci ha donato non solo nuove straordinarie nozioni scientifiche, ma un nuovo punto di vista sulla vita e su noi stessi: non siamo soli, non siamo gli unici, non siamo i più speciali. Viviamo in un ecosistema complesso e variegato, nel quale con umile onestà dobbiamo comprendere come vivere in equilibrio con le altre specie viventi che, come noi, sentono, capiscono e soffrono. Il mondo, grazie anche a Diana Reiss, è più complesso ed estremamente più sorprendente.

Potremo incontrare Diana Reiss insieme a Stuart Firestein il 17 ottobre alle 17, durante l’evento in live streaming di BergamoScienza “Che lingua parlano i delfini?”.

Sito BergamoScienza

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