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Come entrare in sintonia con il tuo gatto anche se lui ti ignora

Articolo. Vuoi capire se il tuo gatto sotto sotto ti ama, anche se non lo ammetterebbe mai? Impara a osservare il suo comportamento, ti sorprenderai di come sia in grado di interagire con te perfino quando sembra volerti ignorare

Lettura 6 min.

Il sistema di interazione dei gatti è poco vocale e molto gestuale, per questo motivo abbiamo spesso l’impressione che ci ignorino, quando siamo invece noi a non capire cosa ci stanno dicendo con il linguaggio del corpo. E sì, a volte ci stanno proprio dicendo «Non me ne frega un topo morto di tutto ciò», ma almeno lo sappiamo e possiamo regolarci di conseguenza.

Se avete letto gli articoli precedenti avrete imparato come cambia la vita con un gatto e come prendersene cura, ma non dimenticate che tutti i buoni rapporti sono basati sull’interazione reciproca. Non basta accudire il felino per entrare in sintonia con lui, dovete imparare a capire che cosa gli passa in mente, e se non siete abituati potrebbe non essere così immediato.

Senti, mi hai preso per un cane forse?

Diciamolo, con un cane tutto è più semplice: il suo linguaggio corporeo è molto più esplicito e le sue modulazioni vocali lasciano poco spazio ai dubbi, ma stiamo parlando di un animale che è stato addomesticato in tempi antichissimi (circa 12000 anni fa), e la cui evoluzione ha ovviamente premiato gli esemplari più comunicativi, in grado cioè di accaparrarsi la benevolenza degli umani che se ne prendevano cura. È normale quindi che i cani che ci troviamo di fronte oggi, dopo migliaia di anni a contatto con l’uomo, siano in grado di entrare in sintonia molto velocemente con gli umani di riferimento, e abbiano sviluppato un sistema di comunicazione per noi più facilmente decifrabile.

L’addomesticamento dei gatti è storicamente molto più recente (circa 2600 a.C. in Egitto), e di conseguenza il loro comportamento è molto più “selvaggio” e meno adattato alla convivenza con noi umani. In pratica, abbiamo in casa un animale selvatico che tollera la convivenza con noi per evidente tornaconto, ma non ha nessuna intenzione di evolvere per venirci incontro. Il gatto si rapporta a noi come se fossimo strani e grossi gattoni bipedi, a volte un po’ tonti, che fanno cose senza senso e sembrano non capire le sue evidentissime richieste.

Con un po’ di impegno è possibile colmare questo “gap evolutivo” e imparare a interagire al meglio col vostro gatto. Ecco come.

Il linguaggio corporeo

In natura, è normale comunicare attraverso movenze e odori, più che con i suoni, soprattutto fra specie diverse. Osservando la postura e i movimenti del gatto, con particolare attenzione rivolta a coda e orecchie, potrete quindi imparare a capire il suo stato d’animo e anticipare (forse) le sue mosse.

Per la coda vale la regola che funziona al contrario di quella dei cani: più si muove e più dovete preoccuparvi, mentre se è quasi ferma o fa movimenti cauti e misurati, il micio è tranquillo e rilassato. Un gatto agitato frusterà l’aria nervosamente, mentre un gatto che viene coccolato ondeggerà appena la punta lentamente, con movenze da vera diva. Se, aggirandosi per casa, tiene la coda ritta in verticale, magari con la punta leggermente a uncino, è felice, mentre se non si sente sicuro sarà bassa, come tutta la sua postura in generale.

Le orecchie di un micio tranquillo saranno in posizione neutra, sebbene in movimento ad ogni minimo rumore (è pur sempre un predatore, anche mentre lo state coccolando), mentre un gatto che sta litigando le appiattirà il più possibile contro la testa. Quando è a caccia o in agguato per giocare le abbasserà girandole indietro, e se mentre lo fa guarda verso di voi state certi di essere la sua prossima preda.

La postura tranquilla è quella che gli anglosassoni chiamano Breadloaf («panbauletto» o «pane in cassetta»), che vede il gatto accovacciato con le zampine davanti ripiegate sotto il petto: il gatto si sente sicuro e può ripiegare le zampe sotto perché sa di non dover scattare all’improvviso per far fronte a qualche pericolo. Viceversa, un gatto che si sente minacciato starà con le quattro zampe pronte a fare un balzo e i muscoli tesi. Se è impaurito, starà il più possibile aderente a terra per facilitarsi la fuga e con le zampe già piegate pronte per uno dei suoi leggendari balzi.

Un gatto che si fida di voi socchiuderà gli occhi e si sdraierà per farsi coccolare meglio, potrebbe anche allungarsi a mostrarvi la pancia per farsela grattare, ma attenzione: potrebbe scattare la “morsa a tenaglia” e agguantarvela con unghie e denti per giocare (sui morsi durante le coccole torneremo più avanti).

Sguardo felino

La comunicazione attraverso gli occhi ha un’importanza fondamentale nel mondo felino, a partire dai duelli di sguardi. Tenere testa a uno sguardo fisso significa dominio, abbassare lo sguardo invece sottomissione e resa. La prossima volta che il micio vi fissa negli occhi cercate di sostenerne lo sguardo fino alla fine, altrimenti vi bollerà come umili servitori più di quanto già non faccia.

Anche i baci felini passano dagli occhi. Lungi dall’indulgere in barbare pratiche di leccare la gente, come fanno i cani, i gatti vi baceranno semplicemente con lo sguardo, socchiudendo teneramente gli occhi (o uno solo) mentre vi guardano. È praticamente una dichiarazione d’amore, e non è cosa da tutti i giorni.

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire

A volte ci sentiamo ignorati dal nostro gatto, e questo ci provoca frustrazione e senso di inadeguatezza. Ma l’attenzione selettiva non dipende sempre dallo scarso interesse nei nostri confronti, quanto piuttosto dall’estremo interesse per qualcos’altro. Il gatto è un predatore molto sofisticato, e si è allenato nel tempo a cogliere ogni stimolo ambientale senza contemporaneamente distrarsi dalla preda. Anche se ci sta apparentemente ignorando, facciamo caso alle sue orecchie: al suono della nostra voce faranno sicuramente qualche piccolo movimento impercettibile per captare cosa stiamo dicendo e facendo.

Quindi sì, sta volutamente fingendo di ignorarci, ma la colpa è nostra che lo distraiamo dai suoi importantissimi affari (ad esempio una mosca), appena si libera ci darà tutta la sua attenzione, nel frattempo ci tiene d’occhio – anzi, d’orecchio – da lontano.

Perché mi morde?

Spesso capita che i gatti ci mordano mentre li tocchiamo. Sarebbe più corretto dire che ci “mordicchiano”, perché per quanto dolorosi questi morsetti non hanno nulla a che vedere con un gatto che vuole farvi veramente male (fidatevi, mi è capitato una volta sola e quasi svenivo dal dolore). La loro intenzione infatti non è farci male, e generalmente accade in due casi.

Durante una coccolata molto vigorosa può essere che a un certo punto il gatto, che è un animale estremamente sensibile, si senta sovrastimolato. Non è colpa vostra, probabilmente lo coccolate sempre così, ma in quel dato momento per lui è troppo e reagisce come reagiremmo noi al solletico: gesti inconsulti menando colpi alla cieca, nel suo caso morsi, perché sono il colpo prediletto.

Un altro caso è quello che gli inglesi chiamano Lonely kitten syndrome , ovvero quello di gattini cresciuti senza fratellini con cui giocare. Il gatto impara a dosare le proprie reazioni attraverso l’interazione coi suoi simili, cioè la simulazione della lotta. Da cucciolo morde e graffia senza ritegno, perché quasi innocuo, ma crescendo impara che morsi e graffi degli altri gattini provocano dolore, quindi inizia a giocare senza sfoderare gli artigli e mordicchiando con delicatezza.

Se l’avete preso da piccolo ed è cresciuto da solo gli mancherà questa fase. Probabilmente l’avete fatto giocare con le vostre mani perché così piccolo e tenero non vi faceva nulla, ma ora vi ritrovate con una belva dotata di artigli e denti aguzzi che continua a usarvi come sacco da boxe. Purtroppo c’è poco da fare in questi casi, limitate i danni fornendo più giocattoli possibile con cui si possa sfogare e ritirate la mano ogni volta che sentite dolore esclamando «Ahia!» ad alta voce. Il tono minaccioso dovrebbe scoraggiarlo, ma il risultato non è garantito.

Coccole goduriose

Il modo migliore per entrare in sintonia col vostro felino è coccolarlo. I lati della testa e le guance vanno per la maggiore, il finale della schiena a ridosso della coda anche. Ad alcuni piace molto anche la parte superiore della testa, la fronte e il naso. Talvolta la pancia, ma come già detto occhio alla “morsa a tenaglia”. Lasciate perdere invece zampe e coda: generalmente non gradiscono affatto le coccole lì, se non in caso di gatti-pelouche estremamente socievoli e propensi a farsi fare di tutto.

Durante le coccole provate ad appoggiare (con molta cautela le prime volte!) il viso sul muso del gatto: fronte a fronte, naso a naso o sfregate le guance sulla sua testa. Se si lascia fare, e addirittura si avvicina volontariamente ad annusarvi il naso e darvi piccole capocciate significa che vi vuole davvero bene e adora farsi “spupazzare” da voi.

Molti gradiscono anche essere spazzolati, non tanto per l’utilità di togliere il pelo in eccesso (sono capaci anche da soli, e voi schiavi non vi sprecate mica a pulire un po’ casa), quanto per la piacevole sensazione dei denti della spazzola sulla schiena e sulla testa. Vale come per le coccole, alcune zone difficilmente se le lasceranno toccare, e se ci provate se la prenderanno con la spazzola.

Ma capisci quando parlo?

Infine, parliamo della comunicazione verbale. Sebbene, come già detto, spesso fingano di ignorarci, in realtà ci ascoltano molto attentamente e, ripetendo alcune parole, il gatto imparerà spontaneamente a riconoscerle e associarle al loro significato. «Pappa», «crocchini», «palla», il loro nome e il nome degli altri componenti della famiglia (umani e animali), e poi semplici comandi come «no», «ahia», «fermo», «vieni», meglio se associati a un gesto con la mano, saranno facilmente appresi senza bisogno di addestramento, semplicemente ripetendoli spesso fin da quando è cucciolo.

Se poi volete lanciarvi in addestramenti più complicati vi dico che non è impossibile, ma mi sento di scoraggiarvi per un semplice motivo: come ho ripetuto più volte, il gatto è fondamentalmente un animale selvatico, impara solo se ha voglia e se gli conviene farlo, e spesso queste due eventualità non si verificano.

Già ci hanno fatto una grande concessione imparando a miagolare per interagire con noi (fra di loro non lo usano praticamente mai). Vediamo di non scomodarli troppo o, da piccole divinità quali si sentono, potrebbero anche risentirsi.

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