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Voleva fare la pilota e ce l’ha fatta. La storia di Gaia Bassi

Racconto. La crescita dell’aviazione femminile passa anche per la pilota di Trescore Balneario ora vive in Svezia, vicino a Stoccolma. Pilota il Boeing 737 di Ryanair e sogna di diventare prima comandante e poi istruttrice di volo

Lettura 3 min.

«Ancor prima di prendere la patente della macchina ho pilotato un aereo». Quando si dice “ha bruciato le tappe” (in positivo), calza a pennello per Gaia Bassi, ventitreenne di Trescore Balneario, che da pochi mesi è diventata pilota primo ufficiale della compagnia di volo Ryanair.

Siamo in chiamata su Teams e Gaia mi risponde dal suo appartamento di Arlanda, a una quarantina di chilometri da Stoccolma, in Svezia. È la sua base di lavoro provvisoria, prima che le assegnino quella definitiva. Mi racconta l’emozione incredibile del suo primo volo, a 17 anni, su un velivolo della scuola di Nembro “Cantor Air” in cui si è formata e ha cominciato il percorso per diventare pilota. «Ho studiato all’Istituto aeronautico a Bergamo, e nel frattempo ero iscritta alla Cantor Air, dove a 17 anni compiuti ho preso la licenza da pilota privato (PPL). Poi una volta preso il diploma delle superiori nel 2021 ho continuato il mio percorso a Nembro con il corso ATPL, che ti dà una formazione teorica necessaria per diventare pilota commerciale, che comprende 6 mesi di teoria e 13 esami teorici, a cui seguono le ore di pratica, di volo, fino ad arrivare a conseguire il CPL, licenza di pilota commerciale».

Una passione così forte, assorbita anche dal contesto familiare, che le ha permesso di completare tutto nel minor tempo possibile considerato che l’età media per diventare pilota si aggira intorno ai 26 anni. Quando le domando perché ha deciso proprio questa strada, mi risponde così: «Penso che sia stato qualcosa che avevo dentro da sempre. Però - aggiunge -, uno dei fattori scatenanti è stata la figura di mio padre, che è paracadutista: è da quando sono piccola che mi porta con lui a volare, ed è sempre grazie a lui se ho frequentato gli ambienti di volo».

La Cantor Air la sua seconda famiglia

Dal primo volo sui piccoli velivoli privati della Cantor Air al Boeing 737 di Ryanair. «Me lo ricordo come se fosse ieri. È stato il 7 gennaio. Ho ripensato al mio primo volo su un aereo da due posti, alla scuola di Nembro. E invece lì avevo un aereo da quasi 200 posti, e ho detto: “Che differenza!”. È stata un’emozione indescrivibile».

Un sogno che piano piano prendeva forma, ed è diventato realtà. Non senza sacrifici, costanza e tanta determinazione. «Senza passione non è possibile fare questo lavoro - mi ripete diverse volte Gaia nel corso dell’intervista -. Non è un percorso da prendere sotto gamba, ci vuole tanta determinazione e costanza, soprattutto quando lo si comincia a un’età molto giovane. È una vita molto particolare, per questo è importante avere alle spalle una famiglia capace di supportarti. Oltre a questo è necessaria una scuola di volo in grado di sostenerti a 360 gradi nel completare il percorso». Gaia sotto questo aspetto ammette di essere stata molto fortunata: «Non è stata solo una scuola di volo, ma una vera e propria famiglia. Gli istruttori sono stati spaziali, mi hanno trasmesso la loro passione e mi hanno permesso di crescere tantissimo, non solo a livello professionale, ma anche personale», dice la 23enne.

Bisogna dire che dal punto di vista economico il percorso per diventare piloti comporta investimenti importanti, e Gaia conferma di essere stata fortunata, ma specifica «ci sono agevolazioni e finanziamenti a cui molti giovani possono accedere per pagarsi la formazione, e non rinunciare al loro sogno».

Il suo prossimo obiettivo, oltre a diventare comandante, e passare dal sedile di destra a quello di sinistra, è quello di diventare insegnante di volo: «Ho ancora le idee un po’ confuse ma in futuro mi piacerebbe insegnare ai ragazzi e alle ragazze che come me vogliono intraprendere questo percorso e trasmettergli la mia passione. Sono poi una grande sostenitrice delle donne in aviazione, e devo dire che negli ultimi anni ho visto un incremento positivo da questo punto di vista. Bisogna abbandonare la retorica che le donne ce la fanno solo perché favorite, o facilitate, oppure che questo è un lavoro prettamente maschile. Le cose stanno cambiando». Piccoli passi avanti che emergono anche dal rapporto pubblicato dall’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) “Fly Future 2023” in cui si dice che in cinque anni il numero di donne che hanno conseguito la licenza di pilotaggio è raddoppiato, passando da 52 a 102.

L’ingresso in Ryanair

«Sono molto soddisfatta della posizione che mi hanno offerto nella compagnia irlandese - mi spiega. Quando trovi il contesto giusto e dei buoni colleghi è tutto in discesa. Qui mi trovo bene con tutti. Anche con gli assistenti di volo ho un buon legame, e in tanti sono italiani, che di tornare in Italia non ne vogliono sapere…».

La vita del pilota richiede una programmazione giornaliera particolare e quindi una routine a cui ci si può adeguare solo se di ama davvero quel tipo di lavoro: «Posso fare dai 2 ai 4 settori (cioè tratte, ndr) al giorno. In generale abbiamo un roster fisso, 5 giorni di lavoro e poi 4 liberi: una settimana inizio con gli “earlies” ovvero turni di mattina presto e la settimana successiva avrò i “lates”, ovvero turni che partono pomeriggio e finiscono di notte».

La soddisfazione però è tanta e compensa qualsiasi sacrificio: «Sono molto felice di essere in questa compagnia, perché dà molto spazio ai giovani e ti permette di crescere tanto e in fretta. È probabile che nell’arco di 3 anni e mezzo potrei cominciare il corso per diventare comandante».

Se hai paura non puoi fare la pilota

Il mondo di Gaia sembra una favola, la sua vita non ha sbavature, la sua carriera ha un ritmo incalzante e quando mi spiega che cosa succede in caso di emergenza sembra ancora più determinata: «Per ora non ho avuto voli brutti, e poi quelle che dal lato del passeggero possono essere paure e timori, sono per noi tecnicismi facilmente risolvibili. È la quotidianità, come avere un problema in ufficio, - aggiunge serena - ci sono situazioni in cui sai che ci possono essere dei rischi, ma ci vuole lucidità e sangue freddo. Un pilota non può avere paura».

Ci salutiamo con la promessa di aggiornarci sui suoi prossimi step e con la battuta di incontrarci in un volo dove sarà lei a pilotare!

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