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Gianluca Gotto: «Viaggio per non restare, non solo per conoscere il mondo»

Intervista. L’intervista allo scrittore che sarà sul palco il 4 luglio al Lazzaretto con un talk dal titolo «Le tre vie del Ben-essere», che parla dell’antichissimo sistema di conoscenze, l’ayurveda, che insegna a prevenire e curare i malesseri del corpo, della mente e dello spirito.

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Gianluca Gotto

«L a mia comfort zone è il viaggio», a dirlo è Gianluca Gotto, 35 anni, torinese ma da quando ne ha venti è un cittadino del mondo, o come si dice oggi, un nomade digitale e uno scrittore. È attraverso il viaggio che ha lavorato su sé stesso e ha trasformato la sua passione in un lavoro, da diffondere sui Social in forma di pillole quotidiane e nei suoi romanzi.

Ha appena pubblicato il settimo, dal titolo «Verrà l’alba, starai bene», edito da Mondadori. Venerdì 4 luglio sarà a Bergamo nella cornice di «Lazzaretto Estate» con un talk dal titolo «Le tre vie del Ben-essere», che parla dell’antichissimo sistema di conoscenze, l’ayurveda, che insegna a prevenire e curare i malesseri del corpo, della mente e dello spirito. È anche per questo motivo che quando lo intervistiamo non ci risponde da nessun posto esotico, dove è solito trovarsi, ma dal capoluogo meneghino. Lo aspettano la tournée, le date di presentazione del libro e gli incontri con l’affezionata community.

FF: Sei volumi alle spalle e il lancio del settimo. In un post social in cui lo presenti scrivi che hai deciso di viaggiare “per paura di restare”. Ci sveli di più?

GG: È un romanzo, una storia “inventata”, ma come in ogni mio libro ci sono spunti autobiografici. In questo caso affiora dalla protagonista, Veronica, una tendenza a fuggire. Oggi che ho raggiunto una certa maturità posso dire che a vent’anni il motivo che mi ha spinto a viaggiare non è stato solo il voler esplorare il mondo, ma anche il desiderio di non restare. E da qui è nato lo spunto per il libro.

FF: Perché hai scelto che la protagonista fosse donna?

GG: Quando inizio a scrivere un romanzo ho di fronte due strade: partire da un personaggio che ho già bene in testa, attorno al quale costruisco il contesto, oppure da una tematica. In questo caso le ho seguite entrambe. Essendo però un libro che parla di stress, di busy bragging nello specifico (che corrisponde all’ossessione di essere costantemente occupati vantandosi del non avere tempo libero o godere della propria libertà, ndr) ho deciso di raccontarlo dal punto di vista femminile. Nei libri, nelle serie tv, è sempre l’uomo a essere dipinto come di successo, e di conseguenza stressato, mentre l’idea che ancora oggi sembra ridondante è che la donna non possa essere stressata quanto un uomo. Così è nato il personaggio di Veronica.

FF: Tra i temi affrontati nel libro di 700 pagine ci sono burnout, solitudine, ma anche amicizia e perdono. E poi c’è l’ayurveda, di cosa si tratta?

GG: Quello che mi ha affascinato di questa “pratica medica tradizionale indiana” è che ti dice qualcosa di controintuitivo: se vuoi stare bene nella vita non devi essere perfetto. Il perfezionismo è un tratto tipico dello stile di vita occidentale, invece il messaggio dell’ayurveda è che non otterrai quello che stai cercando (e quindi anche la felicità, ndr) pretendendo di raggiungere la perfezione, anche professionale. Dovresti focalizzarti, invece, nella scoperta della tua natura più profonda al di là dei condizionamenti. Solo vivendo in armonia con questa otterrai benessere e serenità. Parlerò di questo nell’incontro a Bergamo spiegando cosa sono i Dosha, le tre energie che dominano l’uomo e come trovarli. Così ci si può rendere conto del perché si è più predisposti in alcune attività, piuttosto che in altre.

FF: La filosofia orientale, in particolare il buddismo, è un caposaldo all’interno dei tuoi libri. Quali sono gli insegnamenti più importanti?

GG: La pratica più importante per me è la meditazione, che rappresenta un momento di raccoglimento. Non a caso a fine giornata diciamo, “sono a pezzi”. La meditazione aiuta a raccogliere i frammenti della giornata, ricomporli e tornare una sola unità, tra corpo, mente e spirito.

FF: Quale consiglio senti di dare nel reagire di fronte a una società che è sempre più prestazionale?

GG: Il problema è pensare di dover rispondere a tutti gli stimoli che arrivano dall’esterno: non siamo costretti a farci coinvolgere in tutto. Lasciare andare vuol dire imparare ad ignorare le cose in cui non abbiamo responsabilità e, laddove non è possibile, è importante affidarsi a uno degli insegnamenti buddisti, ovvero che la cattiveria non esiste. Quello che noi consideriamo un gesto cattivo o negativo è solo sinonimo di sofferenza dell’altro o di ignoranza, nel senso che ignora la realtà dei fatti, e quindi si comporta sulla base di qualcosa di illusorio. Noi dovremmo avere la capacità e la compassione di essere superiori, di modo da non aver più l’istinto di ribattere.

FF: La società di oggi è incline a imporre pressioni e scadenze da raggiungere entro tempi prestabiliti. I giovani non sempre hanno chiaro in mente cosa vogliono fare da grandi. Che consiglio gli daresti?

GG: Per i giovani e giovanissimi, un grande ostacolo è proprio il perfezionismo che li conduce al tentativo disperato di non commettere mai errori. Raggiunge gli obiettivi nei tempi, senza sbavature. Io dico spesso questo: quando hai vent’anni, l’unico errore che puoi fare è non commettere errori. Solo gli errori mi hanno portato sulla strada giusta. Abbiamo il terrore di sbagliare, ma se pensiamo a qualsiasi nostro idolo, ci rendiamo conto che il percorso che lo ha portato a trovarsi dove è ora non è privo di errori.

FF: Come la paternità ha influito nella tua vita e sulla tua scrittura?

GG: Mi sento molto più responsabilizzato, per esempio, nel cercare di rendere il mondo un posto più gentile. Non direi migliore, perché lo reputo utopico. Mi piace pensare che un giorno, se una persona che ha letto i miei libri dovesse incontrare mia figlia in difficoltà, grazie ai miei insegnamenti, si comportasse con gentilezza.

FF: Non avete mai sentito l’esigenza di abbandonare la vita da nomadi digitali?

GG: Ogni scelta di vita ha i suoi pro e contro, ma io e Claudia (la compagna di Gianluca, ndr) l’abbiamo sempre sentita nostra. Il nostro atteggiamento è sempre quello di non metterci dei “paletti” ed essere aperti al cambiamento.

FF: Prossima meta?

GG: Non abbiamo ancora deciso, ma una delle opzioni è il Giappone.