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Per la «Festa di Sant’Alessandro» Gabriele Vacis porta in Cattedrale una «Meditazione sul tempo»

Articolo. Lo spettacolo, che vedrà anche la partecipazione dei giovani attori Erica Nava e Lorenzo Tombesi, è in programma martedì 26 agosto alle 21

Lettura 4 min.
Il regista e attore Gabriele Vacis (Alain Battiloro)

«Eppure va, Domenico, e non dirmi che sono crudele! Porta il mio ultimo saluto alla città dove io sono nato. Tu sei il superstite legame con il mondo che un tempo fu anche mio. I più recenti messaggi mi hanno fatto sapere che molte cose sono cambiate, che mio padre è morto, che la Corona è passata a mio fratello maggiore, che mi considerano perduto, che hanno costruito alti palazzi di pietra là dove prima erano le querce sotto cui andavo solitamente a giocare. Ma è pur sempre la mia vecchia patria».

Le parole di Dino Buzzati, tratte dal racconto «I sette messaggeri», ci permettono in questi giorni di dare un senso più ampio e profondo alla «Festa di Sant’Alessandro», le celebrazioni civili e religiose del Santo Patrono della città di Bergamo. Il programma, che si è aperto il 20 agosto con i primi appuntamenti, proseguirà fino al 5 settembre e culminerà nella serata di martedì 26 agosto, quando alle 21 nella Cattedrale di Sant’Alessandro (in Piazza Duomo in Città Alta) ci sarà «Meditazione sul tempo», una riflessione sul tema del tempo che parte dalla novella del grande scrittore del Novecento. Lo spettacolo è a ingresso libero gratuito con prenotazione consigliata sul sito di Eventbrite.

«La “Festa di Sant’Alessandro” – spiegano i promotori – è infatti un’occasione collettiva per riflettere e analizzare una serie di temi che trascendono i confini della fede e diventano valori fondanti per il buon vivere della comunità. La figura di Sant’Alessandro continua a parlare anche oggi, un momento storico che ha urgente bisogno di visioni coraggiose. Con la sua testimonianza, ci ricorda che anche nei momenti più difficili e oscuri è possibile affermare la dignità dell’uomo e apportare il proprio contributo all’edificazione del futuro. Il suo esempio invita la città a non fuggire dalle sfide del presente, ma ad affrontarle con uno sguardo lungo, carico di fiducia e responsabilità».

Non a caso è stato quindi scelto il racconto de «I sette messaggeri», uno dei testi più belli ed evocativi dello scrittore di Belluno in cui il viaggio è una metafora dell’esistenza. Ambientato in un regno immaginario, il protagonista del racconto è un principe che intraprende un viaggio per raggiungere i confini del regno di suo padre, il re. In cammino con lui ci sono sette messaggeri, incaricati di comunicare con i cari del principe. A causa della distanza sempre maggiore, le notizie però impiegano sempre più tempo ad arrivare a destinazione, fino a una «speranza nuova» che permetterà al principe di guardare al suo futuro. Da qui, partirà una riflessione che porterà lo spettatore attraverso i miti della letteratura, del cinema e della musica, da Dino Buzzati a Tchouang Tseu, passando per Goethe, Italo Calvino, Samuel Beckett, Steve Conrad.

Il reading, promosso dall’assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo in collaborazione con l’Ufficio Pastorale della Cultura della Diocesi di Bergamo, porterà in Cattedrale Gabriele Vacis, attore, regista teatrale e drammaturgo di fama nazionale, e i giovani attori di PoEM – Potenziali Evocati Multimediali – Erica Nava e Lorenzo Tombesi, con Roberto Tarasco che curerà la scenofonia. Per approfondire i contenuti dello spettacolo abbiamo intervistato il regista e attore Gabriele Vacis.

LA: Come è nata l’idea di una «meditazione» sul testo di Buzzanti?

GV: Il tutto è nato da un’idea che ha avuto Maria Grazia Panigada (direttrice artistica delle stagioni di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti, ndr) una decina di anni fa. Mi aveva chiesto di fare una lettura di questa novella che ho fatto per la prima volta proprio a Bergamo. Il 26 agosto porteremo una versione più matura con i giovani attori di PoEM.

LA: Perché è stata scelta questa novella?

GV: Esiste un’idea, molto diffusa, che il Novecento sia difficile da leggere. È impegnativo leggere Marcel Proust, Louis Ferdinand Céline, James Joyce, così come tutti i grandi del secolo scorso. E Buzzati, essendo uno dei grandi del Novento, non è da meno. Ma perché questo? La prosa del Novecento si avvicina molto alla poesia e non può essere letta mentalmente, ma solo ad alta voce, così come sosteneva Jorge Luis Borges: «la poesia non più può leggere mentalmente, deve essere letta a voce alta perché contiene il respiro, contiene la voce dell’autore». E quindi noi cercheremo di dare voce a un racconto bellissimo, che però è impegnativo da leggere in solitudine. Per provare a raccontarlo faremo un percorso che partirà da Goethe, passerà da Beckett e arriverà ad altri grandi nomi.

LA: L’obiettivo è offrire una riflessione sul tempo, il grande tema di questo racconto.

GV: Esattamente, anche perché noi oggi abbiamo un po’ perso la dimensione del nostro tempo. Tendiamo a vivere solo nel presente, dimenticando il passato, anche per l’influsso che hanno su di noi le nuove tecnologie. Ma senza passato non c’è futuro e questo è il nucleo del racconto di Buzzati. E poi chiariremo la differenza tra attualità e contemporaneità, che erroneamente a volte crediamo sinonimi. Noi non attualizzeremo Buzzati nel modo più assoluto perché «essere attuali» vuol dire essere in un unico tempo, mentre «essere contemporanei» significa stare in ogni tempo. E Buzzati sta infatti diventando un classico, come lo sono per noi ad esempio Sofocle, Euripide, Shakespeare...

LA: Cosa vedremo in scena?

GV: Io, Erica e Lorenzo faremo una serie di letture e di dialoghi che permetteranno al pubblico di creare il giusto ambiente per leggere Buzzati, un percorso appunto meditativo per comprendere al meglio il pensiero di questo autore, che è un autore profondamente radicato nel Novecento.

LA: Cosa si augura di trasmettere al pubblico bergamasco?

GV: Con questa meditazione vorremmo rovesciare lo sguardo del pubblico: Oggi infatti facciamo fatica ad uscire da una visione che ci viene data da tutta l’informazione che abbiamo a disposizione. Siamo quasi accecati dalla quantità di notizie che ci arrivano ogni giorno e facciamo quindi fatica a vedere al di là di quello ci accade. Vorrei che il pubblico iniziasse a valutare l’impatto delle sue azioni: quello che decidiamo di fare oggi, avrà una conseguenza in futuro per tutta la comunità. E da questo atteggiamento che può nascere una nuova visione della nostra esistenza che vada oltre i social, la televisione e l’informazione.

Un confronto tra generazioni

Dentro la Cattedrale, gli spettatori assisteranno a un dialogo tra generazioni, sedute l’una accanto a l’altra.

«Gabriele – sottolinea l’attrice di Gorle Erica Nava, presidente da quattro anni della compagnia PoEM, diplomata alla prestigiosa scuola per attori del Teatro Stabile di Torino – è più grande dei miei genitori. In scena ci saranno quindi due generazioni che si confronteranno su come stare al mondo oggi, su come si utilizzano i mezzi di comunicazione, su come (non) si discute su Facebook o su WhatsApp. Ma da Gabriele, un vero maestro del teatro, riceveremo un’eredità che permetterà a noi giovani di fare quello che vorremmo fosse una rivoluzione: senza memoria non ci saranno innovazione e cambiamento. E questo sarà un grande insegnamento per tutti».

Di tutti questi temi si parlerà anche nell’incontro (clicca qui per prenotare) che martedì 26 agosto alle 18, nel Salone Furietti della Biblioteca Civica Angelo Mai, il teologo don Giuliano Zanchi avrà con il drammaturgo Gabriele Vacis. Il tema sarà proprio quello di «Una speranza nuova mi trarrà più avanti», una sorta di introduzione guidata allo spettacolo serale in Cattedrale.

Un brindisi in Piazza Vecchia

Dopo la «Meditazione sul tempo», sotto i portici del Palazzo della Ragione, verrà offerto alla comunità un tradizionale momento conviviale con la una degustazione della torta di Sant’Alessandro e del vino Valcalepio. L’appuntamento verrà realizzato grazie alla preziosa disponibilità dell’Associazione Paolo Belli Onlus e alla generosità del Consorzio Tutela Valcalepio.

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