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La «Zerogradini» a Bergamo, uno spazio dove l’inclusione è tangibile

Articolo. Il prossimo 17 settembre, all’interno della «Millegradini», ci sarà anche la «Zerogradini», un itinerario complementare che parallelamente al percorso turistico, a quello amatoriale e alla corsa agonistica, permetterà a tutti partecipanti di accedere ai luoghi più caratteristici della città

Lettura 7 min.
Uno scatto dalla Zerogradini 2022

Un’iniziativa nata dal basso – come sottolinea Marco Sala, operatore sociale del Consorzio Sol.Co Città Aperta per il Progetto di Inclusione Sociale (Progetto Senzacca) del Comune di Bergamo – per trasformare un ostacolo per le persone con mobilità ridotta in un’opportunità di fruizione degli spazi cittadini, aggirando o superando le barriere architettoniche. Stiamo parlando della «Zerogradini», un percorso accessibile che dal 2014 si rivolge nello specifico a persone con disabilità motorie, sensoriali, invalidità temporanee, anziani, donne in gravidanza e famiglie con bimbi piccoli (qui trovate tutti i punti dai quali è possibile accedere alla navetta che, su richiesta, accompagnerà i partecipanti alle diverse tappe).

È un progetto che consente di accedere alla «Millegradini» grazie ai mezzi che verranno messi a disposizione sul percorso con degli itinerari accessibili. «Quest’anno, per rendere più sostenibile la cosa, lasciamo all’altezza delle fermate (dalle quindici alle diciassette, in via di definizione) i recapiti dei mezzi di trasporto, che funzioneranno su chiamata e su prenotazione per chi volesse il giro completo dalla partenza».

Anche per il 2023 la «Zerogradini» vede la partecipazione di una rete di associazioni, enti e servizi che lungo il percorso avranno una postazione in cui forniranno informazioni ai partecipanti, oppure potranno presentare i loro progetti. «Il gruppo “La Voce dei Tamburi”, composto da persone con disabilità e volontari, coinvolgerà i partecipanti con strumenti a percussioni; la web radio farà delle interviste, il laboratorio artistico farà delle esibizioni, dimostrazioni di tandem e di judo e così via».
Un’altra funzione importante della «Zerogradini» è di raccogliere dei fondi per cofinanziare l’abbattimento di una barriera architettonica, l’acquisto di mezzi di trasporto o beni utili alla comunità all’interno di progetti sociali.

L’itinerario ricalca, come sempre quello del percorso turistico della «Millegradini»: si parte dalla sede de L’Eco di Bergamo, proseguendo con il Palazzo Frizzoni e il Palazzo della Provincia. Si potrà accedere poi alla GAMeC. Salendo da Città Bassa verso Città Alta si farà tappa all’Orto Sociale di Via Tre Armi, in cui persone con disabilità cognitiva saranno a servizio della manifestazione, indicheranno il percorso ai partecipanti, faranno accoglienza e avranno un ruolo attivo e proattivo.

Dall’Orto Sociale si andrà verso Porta Sant’Agostino, che sarà visitabile. Si proseguirà con la Cittadella e il Giardino de La Crotta, il Museo delle Scienze Naturali, l’Orto Botanico e il Seminario Vescovile visitabile in molti suoi spazi. Da Piazza Mercato delle Scarpe si passerà poi al Mercato del Fieno dove c’è il Chiostro di San Francesco e naturalmente si farà tappa in Piazza Vecchia con la Basilica di Santa Maria Maggiore, il Duomo, il Campanone e il Museo del Cinquecento, oltre all’atrio della Biblioteca Mai. E molto altro. Stiamo parlando di un percorso di circa 8.5 km, anche assistiti da mezzi di trasporto della “Zerogradini”».

Marco Sala ci tiene a sottolineare che uno degli aspetti più importanti della Zerogradini è quel verificarsi di un ribaltamento di ruoli tale per cui la persona con disabilità eroga servizi, anziché essere percepita come quella che li riceve.

Le visite guidate

In occasione della «Millegradini», gli operatori di Storicity – un progetto che offre una serie di esperienze accessibili ed emozionanti per scoprire le bellezze monumentali e naturalistiche del territorio – hanno studiato due percorsi dedicati alla «Zerogradini», adatti a persone con difficoltà motorie, sensoriali o cognitive. Le persone con disabilità motoria su carrozzina manuale o con disabilità visive sono invitate a partecipare accompagnate. La prenotazione è effettuabile inviando una mail o chiamando il numero 333 8137819. All’atto dell’iscrizione occorre indicare se si hanno particolari difficoltà.

Il primo itinerario, della durata di circa 2 ore – 2 ore e mezza, è destinato alla scoperta di Bergamo Bassa. Il ritrovo è alle ore 14.15, in Colle Aperto presso lo stand de L’Eco café. Il numero massimo di partecipanti è 20. Di seguito le tappe:

  • Viale Papa Giovanni XXIII verso Porta Nuova
  • Da Porta Nuova a Palazzo Frizzoni attraverso piazza Matteotti
  • Visita a Palazzo Frizzoni
  • Dal Giardino di Palazzo Frizzoni a piazza Vittorio Veneto attraverso la Galleria Santa Marta
  • Da piazza Vittorio Veneto a piazza Dante
  • Da piazza Dante a Largo Belotti attraverso il palazzo della Camera di Commercio
  • Da Largo Belotti all’ex Palazzo Comunale attraverso il Sentierone
  • Visita alla Sede dell’Ateneo all’interno dell’ex Palazzo Comunale
  • Dall’ex Palazzo Comunale al Palazzo della Provincia, attraverso via Tasso
  • Visita al Palazzo della Provincia/Prefettura (cortile e Sala di Ulisse)

Il secondo itinerario è invece rivolto a chi vuole conoscere luoghi meno noti di Città Alta. Il ritrovo è a partire dalle ore 8.45 nei pressi de L’Eco di Bergamo (angolo viale Papa Giovanni XXIII – via Novelli). La camminata, rivolta ad un massimo di 20 partecipanti, avrà inizio alle 9.45 e si concluderà attorno alle 11 – 11.30. Ecco le tappe:

  • Da Colle Aperto alla Chiesa del Carmine attraverso piazza Cittadella e via Colleoni
  • Visita alla Chiesa del Carmine
  • Dalla Chiesa del Carmine alla Biblioteca Angelo Mai, attraverso via Colleoni
  • Visita al piano terra della Biblioteca Angelo Mai
  • Dalla Biblioteca Mai a piazzetta San Pancrazio, attraverso via Gombito
  • Da via San Pancrazio all’ex Convento di San Francesco, attraverso piazza Mercato del Fieno (lato est)
  • Visita al chiostro superiore dell’ex Convento di San Francesco, sede del Museo di Fotografia
  • Dall’ex Convento di San Francesco al Seminarino attraverso piazza Mercato del Fieno (lato ovest), via San Lorenzo e via Tassis
  • Visita al Cortile del Seminarino e al Convento delle Suore Domenicane
  • Dal Convento delle Domenicane a Colle Aperto (L’Eco café), attraverso via Vagine e via Boccola

Cosa significa creare contesti inclusivi?

L’iniziativa, promossa dal Progetto di Inclusione Sociale (Progetto Senzacca), si inserisce all’interno di un servizio erogato dal Comune di Bergamo, che insieme ad un consorzio di cooperative, tra i vari servizi offerti a livello territoriale, annovera un progetto di inclusione sociale. Questo si occupa di lavorare creando una rete nei e tra territori per cercare di renderli inclusivi, offrendo servizi distribuiti in città, tramite associazioni e gruppi spontanei.

L’obiettivo è cercare di trasformare i luoghi in spazi e contesti di vita accessibili, non solo dal punto di vista delle barriere architettoniche: luoghi in cui ci si possa sentire inseriti e ci si possa trovare a prescindere dalle persone presenti, uno spazio accogliente. E ciò vale su tutti i quartieri della città. In alcuni di questi quartieri, il progetto prevede anche la presenza di un educatore territoriale presente anche all’interno delle reti di quartiere.

Il progetto ha come finalità il rapporto tra le persone e il loro territorio, in percorsi di vita che non riguardano soltanto la presa in carico dei servizi, ma anche la quotidianità; mentre il Servizio Territoriale Disabili più ampio ha lo scopo di orientare, di fornire servizi formativi o socio-occupazionali, di gestire strutture come centri diurni e laboratori per le autonomie. Il Progetto di Inclusione Sociale opera in una dimensione diversa, comunitaria, collettiva, territoriale appunto.

«Si tratta di un progetto che lavora con più interlocutori senza orari precisi: parliamo di oratori, scuole, società sportive, associazionismo. Tutto ciò serve per realizzare fattivamente degli ambienti inclusivi, contesti di espressione e di valorizzazione. Inoltre si costruiscono con i territori dei percorsi aperti a tutta la cittadinanza, senza alcun tipo di discriminazione o categorizzazione. Ci riferiamo soprattutto a percorsi di natura laboratoriale a carattere sportivo, artistico-espressivo e culturale. L’obiettivo generale è di dar vita ad un sistema radicato tale per cui, a prescindere dalla presenza di un educatore che può avere un ruolo di facilitazione, ci siano dei quartieri accoglienti».

Come si realizza l’autonomia delle persone con disabilità?

Marco Sala sottolinea come occorra incrementare l’autonomia delle persone, incrementando i punti di riferimento prossimi alle persone o presenti in città. Non esiste un’autonomia che non abbia una molteplicità di punti di riferimento su cui sapere di poter contare.

«L’autonomia non ha a che fare con il venir meno di punti saldi per essere indipendenti, ma con l’avere qualcosa in più su cui contare per un percorso di vita che non è e non deve essere solo ed esclusivamente all’interno dei servizi. Occorre mettere tutti nelle condizioni di avere uno stile di vita sostenibile, moltiplicando gli aiuti e soprattutto le opportunità. Che sia all’interno di un oratorio, di un’associazione o di un negozio». E sulle difficoltà legate all’abbattimento delle barriere architettoniche, dichiara: «Si è arrivati a sviluppare questa sensibilità molto tardi. Va detto che questo problema viene colto maggiormente oggi. Ma si tratta di qualcosa che ha sempre avuto bisogno – e lo ha ancora adesso – di qualcuno che porti alla ribalta questo tema».

Dall’altra parte va riconosciuto lo sforzo di molti, soprattutto dal basso, che si mettono in gioco affinché anche a livello politico ci siano investimenti in tal senso. «L’abbattimento delle barriere architettoniche promosso dalla “Zerogradini” nella “Millegradini” nasce proprio da questa sensibilità che incontra le istituzioni per provare a fare qualcosa insieme».

L’opera di sensibilizzazione prosegue e va avanti. Oggi sono tante le politiche che si attivano per lavorare di più in quest’ottica. Si tratta soprattutto di politiche comunitarie sviluppate con le famiglie che diventano protagoniste perché viene data loro più voce, creando un movimento che coinvolge la cittadinanza e le associazioni che fanno emergere dei bisogni e delle risorse e che trovano delle possibili soluzioni creative. Come, ad esempio, riuscire a trasformare la «Millegradini» in uno spazio con zero gradini in cui si possa ragionare e investire su questi temi.

La «Millegradini» è un momento che non si cerca di non lasciare isolato nel corso dell’anno. «Noi come progetto di inclusione sociale lavoriamo per 12 mesi. L’anno scorso con la “Zerogradini”, per esempio, con delle persone anziane del Don Orione che sono uscite dal centro, cosa non facile per le RSA, abbiamo organizzato una giornata dal loro punto di vista indimenticabile. Perché hanno rivisto luoghi che non vedevano da anni: sono tornati in Piazza Vecchia, in Città Alta e hanno palesato la voglia di tornare a recuperare un po’ del loro tempo passato, della loro quotidianità, dell’ordinario, concentrandosi su negozi e vetrine come prima facevano in modo spontaneo».

La «Millegradini» vuole far passare un messaggio ben preciso: tutti sono in grado di dare qualcosa nel contesto sociale, promuovendo un ribaltamento dei ruoli di cui parliamo spesso solo a livello teorico. Mentre, durante la «Zerogradini», questo ribaltamento si vede ed è tangibile e può essere parte forte di questo messaggio di inclusività.

La persona con disabilità dentro alla «Zerogradini» è sempre una risorsa. «Una persona con disabilità idealmente si sentirebbe esclusa da una “Millegradini” che già dal titolo è una barriera architettonica. Ma trasformarla in una “Zerogradini” significa davvero realizzare un’idea di apertura e di inclusione. “Inclusione” è una parola difficile perché è difficile sostanziarla e definirla e spesso la si usa a sproposito, ce ne rendiamo conto innanzitutto noi che lavoriamo nel sociale. Però bisogna dare dei segnali, fornire degli spunti per cercare di concretizzarla e renderla visibile in modo naturale, senza necessità di dirla. L’Orto Sociale, ad esempio, è coltivato da persone con disabilità cognitiva che per tutto l’anno lavorano per la comunità e la “Zerogradini” riesce a dare risonanza a questa e a molte altre realtà del territorio grazie alla grande affluenza di pubblico».

Non ci resta che prepararci a partire!

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