Burger button

«il 2040 è arrivato e il crollo della civiltà è stato scongiurato»

In «Come ne usciremo» Fabio Deotto raccoglie otto pezzi di altrettanti giornalisti e scrittori. Immagina decarbonizzazione decisa e sostanziale riduzione del consumo di acqua e suolo

«Se possiamo convincerci che il nostro mondo sia salvo, è solo perché stiamo disimparando a osservarlo». Lo scrittore e giornalista Fabio Deotto, in «Come ne usciremo» (Bompiani, 2025), ha cucito otto pezzi di altrettanti giornalisti e/o scrittori di diverse parti del mondo, ambientati tra il 2030 e 2040. Gli autori sono: Francesca Coin; Meehan Crist; Sergio del Molino; Claudia Durastanti; Omar El Akkad; Vincenzo Latronico; Chigozie Obioma; Angela Saini.

Lui stesso, nello scritto introduttivo, si colloca nel 2040, potendo così rivedere à rebours gli anni Venti del nostro millennio, quando, complice il Covid, «abbiamo seriamente pensato che non ce l’avremmo fatta». Poi, Ucraina e Medioriente accelerano la crisi energetica, la crisi climatica spinge sempre più vicini al punto di collasso. Allora Deotto immagina che si avvii una decarbonizzazione decisa, una sostanziale riduzione del consumo di acqua e suolo, tanto che «il 2040 è arrivato e il crollo della civiltà è stato scongiurato», il mondo non è finito. I media annunciano la fine dell’emergenza globale. Ma guai a deflettere, cambiare rotta, pensare di essere salvi. Deotto trascrive quello che l’econometrista olandese Gaya Herrington, studiosa di Sostenibilità, oggi 44enne, potrebbe dire nel 2040, di fronte ad un senatore repubblicano che proclama la necessità di «tornare al progresso»: «Per la prima volta nella storia stiamo dando meno priorità alla produzione industriale e di più alla sanità e all’istruzione, primo passo verso una società articolata intorno ai bisogni umani e non a quelli finanziari. Oggi abbiamo bisogno di un mondo che sia rigenerativo invece che degenerativo».

Le previsioni del 1972 avverate

La Herrington è colei che nel 2020 ha confrontato i dati dei primi decenni del terzo millennio con le previsioni di World3, un modello previsionale elaborato negli anni Settanta che, considerando l’interazione fra popolazione, crescita industriale, produzione di cibo e limiti dell’ecosistema (risorse non rinnovabili), prevedeva il collasso tra il 2040 e il 2050 (i risultati erano esposti nel libro «The Limits to Growth», del 1972). Risultato del confronto: sovrapposizione quasi perfetta. Dimostrazione che «il sistema produttivo fossile rappresentava un biglietto di sola andata verso il collasso». Più che una Cassandra, un Nuñez, protagonista de «Il paese dei ciechi» di Herbert G. Wells: l’unico vedente in una società di non vedenti. «Ho provato a individuare i nostri Nuñez – spiega Deotto –: otto autori e autrici che, grazie alla loro capacità di osservare il mondo, hanno saputo illuminare gli angoli più in ombra della nostra realtà».

Le ingiustizie sono rimaste

«Come ne usciremo» inquadra un futuro in cui «la civiltà ha intrapreso una direzione più virtuosa di quella che sembriamo inseguire oggi, ma senza preoccuparsi di operare un reale cambio di paradigma rispetto al capitalismo fossile che domina il nostro presente. Questo ha fatto sì che, sebbene ci sia stata una parziale transizione energetica, sebbene alcuni passi importanti siano stati fatti, le ingiustizie e le iniquità del nostro presente sono rimaste. La nostra idea era immaginare collettivamente un futuro che non fosse né utopico, né distopico, una situazione realistica in cui la crisi climatica è stata riconosciuta come un problema emergenziale, ma affrontata con strumenti politici ed economici molto simili a quelli che l’hanno creata».

© RIPRODUZIONE RISERVATA