Il primo festival «Migliori Days» risale all’estate 2020. Dopo i giorni del Covid e del lockdown, proprio a Nembro si è tornati a incontrarsi fuori dalle mura di casa. È stata l’occasione per riabitare lo spazio pubblico e i luoghi di relazione, con una prima manifestazione nata da una domanda: «Dopo tutto questo, saremo migliori?». Cinque anni dopo, «Migliori Days» torna al Parco Rotondo con una nuova domanda: qual è il senso dell’abitare? Abitare come vivere e condividere uno spazio, che sia privato, pubblico, naturale o urbano. Abitare come saper stare, come identità, come esperienza del corpo e dell’incontro con l’altro.
Con un programma fitto di incontri, workshop, laboratori e performance – distribuiti tra pomeriggi, serate e pasti condivisi – il festival «Migliori di Così 2025» esplora, da oggi (venerdì 13 giugno) a domenica (15 giugno), il tema dell’abitare attraverso le parole di chi si occupa di ricerca, arte, attivismo. Ma anche attraverso le testimonianze di chi vive il territorio, giovani inclusi. Tutti gli eventi sono gratuiti e su prenotazione. L’ingresso alle serate musicali è libero, anche in caso di pioggia.
Nato in un momento di incertezza, tra sedie distanziate, mascherine e un misto di timore e desiderio di normalità, «Migliori di Così» si è evoluto in un laboratorio permanente di riflessione collettiva. Ha toccato temi come ambiente, linguaggi, conflitti, cambiamenti. Lo fa grazie all’impegno dei giovani della Valle Seriana, che nel 2023 hanno fondato l’Associazione «Migliori di Così – Festival delle Rinascite», attualmente responsabile dell’organizzazione.
Tre giorni per «abitare»
Venerdì 13 giugno, alle ore 20.30, si inaugura il festival. A seguire va in scena «Eresia & Cosmesi», spettacolo ibrido e sperimentale che riscrive e stravolge «Riccardo III». Luigi di Felice lo trasporta in un monolocale abitato da identità in fuga, attraversato da un misterioso biografo. Un’opera che, attraverso il teatro, apre riflessioni sull’essere, sul corpo e sulla finzione. Sabato 14 giugno la kermesse si apre con mostre fotografiche e spazi di ascolto. Alle 15 interviene Valeria Verdolini , ricercatrice in ambito sociologico all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, presidente di Antigone Lombardia e membro dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione. Il suo intervento, ispirato al libro «L’istituzione reietta. Spazi e dinamiche del carcere in Italia», indaga come viene “abitato” il carcere.
Alle 17 prende la parola Martina Miccichè , autrice del libro «Femminismo di periferia» (2024). Il suo intervento esplora i margini delle città, facendo luce su razzismo, disuguaglianze sociali, stereotipi di genere e sul rapporto con gli animali non umani, con cui condividiamo il nostro spazio vitale. Dopo una cena condivisa nel parco, alle 20 spazio alla musica con la performance pop di Natura Storta e Canta Indie , progetto nato a squarciagola a Edoné e arrivato fino in Piazza Duomo. Qui non conta cantare bene: conta farlo insieme.
Domenica 15 giugno, il festival riprende dal mattino con una serie di workshop che esplorano i molteplici spazi che si possono abitare: l’interiorità, la natura, la comunità, l’identità. Nel pomeriggio, dopo un pranzo condiviso, alle 15 si affrontano nuovi modelli di convivenza: solidali, collettivi, alternativi. Si parla di coabitazione, politiche abitative, cammini che diventano mappe affettive: dall’esperienza del gruppo giovanile We Care alla riflessione sulle politiche dell’abitare a Bergamo con ACLI, fino all’intervento del Consorzio SBAM sul funzionamento del condominio solidale.
Sempre alle 15, la ricercatrice Chiara Pini (Università di Bologna) condivide le esperienze italiane di coabitazione studiate nella sua ricerca. Il progetto «Step by Step» , invece, invita a camminare sul territorio, percorrendo itinerari come «La Via delle Sorelle», che collega Bergamo e Brescia. Alle 17 spazio ai creator digitali di The Pillow , che racconteranno un abitare globale, fatto di incontri, viaggi e confini. In chiusura, alle 20.30, è ospite Filippo Barbera , sociologo dell’economia e del territorio (Università di Torino). Il suo intervento riflette su cosa significhi abitare montagna e provincia, tra riappropriazione delle aree interne e squilibri territoriali.
Abitare con le mani, con il corpo, con le storie
A «Migliori di Così», il pubblico non è solo spettatore: diventa protagonista. I laboratori propongono esperienze che declinano il tema dell’abitare in modo attivo e creativo. Teatro Selvatico conduce il laboratorio «Abitare lo spazio interiore»: un viaggio tra natura, corpo ed emozioni, un invito a vivere pienamente il presente, togliendo invece di aggiungere. Oltre l’Orto , progetto di orto comunitario in Valle Seriana, propone una riflessione su come abitare gli ecosistemi in cui siamo immersi.
Per chi ama ago e filo, il laboratorio di upcycling del Collettivo Mendà & Clan Alzano-Nembro è l’occasione per ridare nuova vita a maglie e abiti dismessi, mentre «Immaginare Orlando» presenta un’anagrafe immaginaria per riflettere su identità e riconoscimento: chi siamo, chi vogliamo essere, chi ci vede per ciò che siamo. Spazio infine anche ai più piccoli, che nel laboratorio proposto dalla Biblioteca di Nembro, «I tesori del nostro territorio», esploreranno il senso di abitare casa, quartiere e comunità.
Dettagli e informazioni sul sito ufficiale del festival o sui profili social Facebook e Instagram.