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Il giardino non è solo ornamento: può diventare un frammento di ecosistema

Articolo. La corrente del New Perennial Movement ci insegna a essere più resilienti e responsabili verso il nostro ambiente

Lettura 5 min.

Una riflessione tra amici per raccogliere le memorie botaniche del passato e seminare un futuro più resiliente. Ecco uno sguardo pratico sui giardini contemporanei e in particolare sul New Perennial Movement – lo stile di giardinaggio naturalistico che enfatizza l’uso di piante perenni per creare giardini che imitano la bellezza e la spontaneità della natura – per ispirarvi nella vostra pausa pranzo, quando siete in ufficio e vorreste stare nel vostro giardino.

Negli ultimi anni, Bergamo sta diventando un laboratorio di sperimentazione paesaggistica, grazie a interventi che uniscono estetica, sostenibilità e socialità. Tra i progetti più significativi, citiamo l’intervento del paesaggista britannico Nigel Dunnett che ha ridisegnato le aiuole di via Tasso, introducendo un sistema di piantumazione naturalistica su substrato ingegnerizzato, sostituendo le siepi tradizionali con una vegetazione più diversificata e migliorando l’estetica della strada. La paesaggista Lucia Nusiner ha invece realizzato due interventi capaci di esprimere una visione coerente e sensibile dello spazio verde: in Città Alta ha progettato un piccolo giardino privato con aiuole di perenni e un confine fluido di carpini, mentre a Bagnatica ha trasformato Piazza 1° Maggio in una piazza-giardino, con uno spazio per il gioco, la sosta e l’incontro tra generazioni, definito da essenze vegetali semplici.

Nel parco del Castello di Clanezzo, sotto l’ombra di pini e alberi secolari, è stato creato un gioco di arbacee e graminacee ornamentali. Ogni anno, queste piante creano uno spettacolo sempre più scenografico, in continua evoluzione con il contesto naturale. Per ultimo, ma non per importanza, ricordiamo l’allestimento 2018 del festival «I Maestri del Paesaggio» in Piazza Vecchia, curato da Piet Oudolf che ha combinato erbe e fioriture perenni per creare un paesaggio naturale e dinamico, capace di dialogare con l’architettura storica circostante.

Rinnovare senza cancellare

Quando parliamo di rinnovare il nostro sguardo sul giardino, non intendiamo cancellare il passato. Non vogliamo dimenticare i gerani: compagni di tante estati sui balconi, portatori di memorie domestiche e, ancora oggi, alleati preziosi nei giardini terapeutici destinati agli anziani e a chi soffre di malattie neurodegenerative. Il colore vivido dei loro fiori, la semplicità della loro cura, il loro profumo familiare sono strumenti efficaci per stimolare la memoria, suscitare emozioni positive, ancorare i ricordi. Non si tratta di rinunciare a questi simboli, ma di affiancarli a una nuova mentalità: più ecologica e consapevole, capace di leggere i bisogni del nostro tempo.

Oggi, di fronte ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità, al consumo eccessivo di risorse, il giardino non può essere solo ornamento : deve diventare un frammento di ecosistema, capace di vivere in equilibrio con il territorio, di nutrire insetti e uccelli, di richiedere meno acqua, meno manutenzione, meno energia. E questo richiede anche un cambiamento nella scelta delle piante: non più esemplari adulti costosi e sofferenti, sforzati a vivere in condizioni innaturali, né potature eccessive che vogliono “squadrare” una natura indomita.

Persino il giardino all’italiana, tanto celebrato per le sue geometrie rigorose, nascondeva zone boscate più libere e naturali, come nel Bosco di Capodimonte o nel Giardino di Boboli: spazi di ombra, frescura, biodiversità che compensavano l’ordine formale delle aree principali. Riscoprire questa sapienza significa progettare giardini che siano più amici della vita.

Un inno alla dinamica naturale

Negli anni Ottanta e Novanta, in Europa settentrionale, emerse una nuova corrente nel design del paesaggio: il New Perennial Movement. In reazione ai giardini iperformali e alle bordure da catalogo, alcuni progettisti iniziarono a disegnare paesaggi ispirati ai prati spontanei, popolati da erbacee perenni e graminacee ornamentali, scelti per la loro capacità di evolvere nel tempo.

Il cuore della filosofia è semplice e potente:

  • non dominare la natura, ma collaborare con i suoi ritmi;
  • non cercare il massimo splendore in ogni stagione, ma valorizzare anche la decadenza (i semi, i rami secchi, le tonalità dell’autunno e dell’inverno);
  • non costruire un giardino statico, ma progettare una coreografia continua di cambiamenti.

La primavera, in questo linguaggio, è una fiammata di freschezza e vita, ma non è l’unico momento di interesse. L’osservazione delle forme giovani, delle prime germinazioni, delle fioriture discrete fa parte di un piacere che dura tutto l’anno.

I protagonisti del New Perennial Movement

Analizzata la nascita della corrente e spiegata la filosofia, vediamo ora chi sono i principali interpreti del New Perennial Movement.

Piet Oudolf

Il già citato paesaggista olandese, Piet Oudolf è il capostipite del New Perennial Movement. Nei suoi progetti, come l’High Line di New York o il Lurie Garden a Chicago, le piante perenni si susseguono in ondate, seguendo ritmi naturali più che schemi artificiali. Oudolf sceglie varietà che abbiano interesse in tutte le fasi del ciclo vitale: fioritura, fruttificazione, appassimento. «Il bello non è solo nel fiore», afferma, «ma nel seme, nella forma, nella struttura della pianta».

Noel Kingsbury

Botanico, scrittore e collaboratore di Oudolf, Noel Kingsbury ha contribuito a sistematizzare la teoria del movimento. Nei suoi libri, esplora il concetto di «successione vegetale progettata», proponendo un mix di piante che evolvano insieme in modo stabile.

Tom Stuart Smith

Progettista britannico, Tom Stuart Smith unisce la spontaneità a una grande sensibilità per il paesaggio rurale inglese. Nei suoi giardini, i campi fioriti e le bordure naturali convivono armoniosamente con elementi di architettura e design contemporaneo.

Varietà che si adattano al clima locale

Le erbacee perenni sono piante che vivono più anni, senza bisogno di essere riseminate. Nel New Perennial Movement si scelgono varietà rustiche, adatte al clima locale, come Echinacea purpurea , Rudbeckia fulgida, Salvia nemorosa, Sanguisorba officinalis, Miscanthus sinensis (graminacea) e Panicum virgatum (graminacea). Queste piante formano tessiture e dinamiche di gruppo molto naturali, cambiando aspetto durante l’anno.

In primavera, i giardini new perennial si risvegliano lentamente, con le graminacee (tagliate a fine inverno) che emettono i primi ciuffi verdi e con le perenni come la salvia, l’achillea, la nepeta che nascono con foglie fresche, spesso grigio-verdi o argentate. Le prime fioriture sono inoltre discrete: piccoli fiori viola, azzurri, gialli, disseminati tra l’erba. Non c’è un’esplosione “gridata” di colori, ma un crescendo sottile, che prepara il terreno alla piena fioritura estiva. Questo approccio insegna a godere delle sfumature, a osservare il dettaglio: una filosofia profondamente diversa da quella del giardino ornamentale tradizionale.

Nel New Perennial Movement le piante secche non si eliminano subito: i semi, i rami, le foglie morte restano in giardino fino a primavera, offrendo un habitat per insetti e uccelli, una bellezza “scultorea” (specialmente in inverno) e protezione del suolo contro l’erosione. Solo a fine inverno si pratica un taglio generale, che stimola la rigenerazione primaverile.

Il vostro giardino new perennial

Se siete pronti a trasformare il vostro giardino in uno spazio new perennial , la scelta delle piante è fondamentale. Vi suggerisco di rivolgervi a vivai che abbiano una selezione di piante perenni, graminacee e varietà rustiche, adatte al nostro clima, e soprattutto personale formato che vi aiuterà nelle consociazioni delle varie specie, in modo tale che le radici non entrino in competizione, ma in sinergia. Un esempio che vale la pena citare è il vivaio del Carcere di Bollate , che offre una selezione di piante provenienti da coltivazioni biologiche e rispettose dell’ambiente. Questo vivaio, gestito da detenuti che imparano l’arte della coltivazione, rappresenta un progetto di grande valore sociale ed ecologico. Le piante in vendita sono ideali per giardini sostenibili, e acquistare da loro è anche un modo per sostenere un’iniziativa che promuove il reinserimento sociale.

Abbracciare il concetto di giardino new perennial significa abbracciare una visione del paesaggio che non è solo estetica, ma profondamente connessa ai ritmi naturali e alle necessità ecologiche. Non si tratta di rifiutare il passato o di annullare le tradizioni, ma di saperle aggiornare. La primavera, con i suoi germogli freschi e il risveglio della natura, è il momento ideale per fare questo passo. Riscopriremo un nuovo modo di vivere con il nostro giardino: un angolo di natura che non solo ci abbellisce, ma ci insegna anche a essere più responsabili verso il nostro ambiente.

Se vogliamo davvero coltivare giardini che siano parte di un ecosistema vivente, dobbiamo ripensare la nostra relazione con la natura e imparare a godere di ogni sua fase, dalla primavera alla decadenza invernale. In fondo, è proprio in questi cicli naturali che risiede la bellezza più autentica e duratura. Buon lavoro di progettazione, ricerca e soprattutto messa a dimora.

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